storia di san Biagio
 

storia di san Biagio

I CRISTIANI E LA PERSECUZIONE

“Ricordate la parola che io vi dissi: «Non c'è servo più grande del suo padrone». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (vangelo di Giovanni 15,20).

Dopo la morte violenta di Gesù in croce ad opera delle autorità romane, i cristiani hanno conosciuto molto presto la persecuzione. Stefano e poi gli apostoli sono morti martiri. Molti sono i cristiani che nel primo e secondo secolo hanno subito il martirio.

Più esattamente possiamo dire che la persecuzione e il martirio accompagnano la Chiesa in tutta la sua storia.

 

Anche nel secolo appena finito numerosi sono stati gli uomini e le donne morti per la fede. Non si tratta solo di casi marginali, di episodi eroici: è una realtà di massa che ha segnato la storia del cristianesimo. Nel Novecento si parla di oltre 10.000 cristiani uccisi per la loro fede.

I martiri sono testimoni coraggiosi della fede, hanno donato la loro vita per il Vangelo e per la promozione umana dei più poveri.

Durante le varie persecuzioni sotto gli imperatori romani, quando il Cristianesimo comincia a diffondersi, innumerevoli sono quelli che hanno testimoniato la fede fino a dare la vita.

Con l’imperatore Diocleziano, all’inizio del quarto secolo, i cristiani vivono anni drammatici.
Solo con Costantino il Cristianesimo diventerà una religione legale, privilegiata e ben presto una religione di Stato. Sotto Diocleziano e fino a poco prima dell’affermazione della nuova religione, l'impero pagano tenta per l'ultima volta e con una violenza fino allora mai raggiunta, di annientare la religione cristiana.

Dopo le persecuzioni fra il 250 e il 260, sotto Decio e Valeriano, la Chiesa cristiana non è praticamente più molestata dal potere civile. La Chiesa vive tranquilla, in una situazione di riconoscimento di fatto: le comunità cristiane possono ormai mostrarsi alla luce del giorno, godere tranquillamente delle loro proprietà, celebrare il loro culto. I fedeli che aderiscono al Cristianesimo aumentano notevolmente di numero in questo periodo.

In pochi anni, dall'inizio della predicazione di Gesù in Galilea, il cristianesimo si diffonde largamente in Oriente e in Occidente. Agli inizi del 300 – ai tempi di san Biagio – il Cristianesimo ha praticamente coperto tutto il territorio dell'impero romano, fino alle province più lontane.
E l'Asia minore, in questo periodo, rappresenta il baluardo del cristianesimo, è il paese cristiano per eccellenza, la regione in cui il numero dei fedeli pare sia stato il più alto in senso assoluto.

Anche da un punto di vista sociologico la nuova fede si è diffusa poco a poco nei diversi strati della popolazione. Non è più unicamente o principalmente – come era stato agli inizi - la religione delle classi disprezzate o comunque non favorite dal sistema prevalentemente aristocratico della società imperiale: i bambini, le donne, gli schiavi, i poveri.

L'attaccamento dell'imperatore Diocleziano alle tradizioni religiose dell'antica Roma finisce col rendere inevitabile l'urto tra questo impero pagano e la nuova religione cristiana.

 

In meno di un anno, fra il 303 e il 304, quattro editti dell'imperatore si succedono a breve distanza. Viene proibito il culto cristiano, con la confisca di libri e vasi sacri e la distruzione delle chiese. Successivamente vengono arrestati i “capi delle chiese”, vescovi e clero; essi vengono liberati solo se acconsentono a compiere i riti pagani agli dei e all'imperatore. Di fronte alle resistenze incontrate, l'imperatore ordina per alcuni deportazioni nelle miniere e per altri, dopo crudeli supplizi, anche la morte.

In Oriente la persecuzione è molto più severa che non nelle regioni occidentali dell'impero. Molte testimonianze dell'epoca ci descrivono la barbarie dei carnefici e il coraggio delle vittime. In questo periodo viene a collocarsi la vita e il martirio di San Biagio.


VITA DI SAN BIAGIO

Biagio santo dell'Asia Minore, è vissuto a Sebaste, in Armenia, tra il III e IV secolo. Si racconta che era medico, uomo retto e probo, e per questo viene eletto vescovo della sua città.

Quando comincia la persecuzione di Licinio, prima larvata, poi sempre più violenta, egli fugge dalla città, rifugiandosi in una grotta sui monti.

Licinio, uno dei “colleghi” dell’imperatore Costantino, aveva autorità sulle regioni orientali dell’Impero. Geloso della potenza del grande Imperatore, gli si mette contro, e per prima cosa diventa persecutore dei Cristiani, contravvenendo così all’Editto di Milano (anno 312) da lui sottoscritto insieme con Costantino.

La sua persecuzione è quindi un mezzo di lotte politiche, anzi una espressione della rivalità tra i due colleghi. Ma le sofferenze dei cristiani non sono per questo meno crudeli, finché Costantino non riporterà sul rivale una completa vittoria.

San Biagio, recluso volontario nella caverna, seguita a svolgere in segreto la sua opera di vescovo. Non dimentica, cioè, neanche sui monti e in momenti particolarmente difficili, il popolo di Sebaste, lontano e minacciato, che gli era stato affidato.

Si racconta che stando sui monti, animali selvatici venivano a visitarlo procurandogli il cibo necessario. San Biagio li tratta con rispetto e li cura quando sono malati o feriti. E il significato di questi racconti è molto chiaro: Biagio è accogliente verso tutti e a tutti manifesta affetto e dona aiuto.

Viene scoperto da cacciatori in ricognizione sui monti venuti per catturare fiere da far combattere contro i cristiani nel circo; essi vengono attirati presso la grotta del santo proprio per la gran quantità di animali selvatici che stazionano nei suoi pressi, e lo arrestano.

Lungo la strada del ritorno, che si immagina piuttosto lunga, il santo converte molti pagani e compie due celebri miracoli.

Il primo è il risanamento di un bambino che aveva una lisca di pesce in gola; è il santo stesso a dirci di avere dei poteri taumaturgici in questo senso, e di poter intercedere presso Dio a favore di chi, uomini o animali, avesse malanni dello stesso genere.

Questo episodio delicato e affettuoso nei confronti del bambino, compiuto sulla via del martirio, ha valso a san Biagio la sua qualifica di protettore da tutti i mali della gola, che la tradizione ha confermato con un culto secolare, e che la Chiesa accoglie nella liturgia di questo giorno.

Il secondo è la restituzione di un maiale a una vedova cui un lupo l’aveva rubato; più tardi, quando la donna andrà a visitare il santo, ormai rinchiuso nel carcere cittadino, recandogli la testa e i piedi del maiale, assieme a frutti e semi e a ceri, Biagio accetterà i doni chiedendo di celebrare in futuro la sua memoria con gli stessi oggetti: “offri ogni anno una candela alla chiesa che sarà innalzata al mio nome ed avrai molto bene e nulla ti mancherà”.
E la donna farà quanto le è stato chiesto, una volta ricevuta la notizia della morte del santo.

Dopo l'arresto, il vescovo Biagio continua a professare con forza la sua fede cristiana da cui non riescono a distoglierlo né con le promesse né con le minacce. In carcere riceve di nascosto i malati che gli vengono presentati e li guarisce.


Mentre Biagio in carcere subisce crudeli torture, alcune donne coraggiose vengono di nascosto a curargli le piaghe e a medicarlo. Scoperte, vengono affogate e Biagio viene condannato a subire la stessa pena; le acque però non lo inghiottirono, per cui, riportato in prigione, viene decapitato.

San Biagio muore martire agli inizi del IV secolo, sotto Licinio (anni 307-323).