La Bibbia - Nuovo Testamento
L'apostolo Paolo

Paolo è un ebreo della diaspora, di quegli ebrei, cioè, che vivevano fuori della Palestina. Nasce a Tarso, nell'attuale Turchia centro-meridionale, probabilmente 6-7 anni prima della nascita di Gesù, da una famiglia di stretta osservanza giudaica.

Il nome romano di "Paolo" (=piccolo, poco) nasconde quello ebraico di "Saulo" (=invocato, chiamato). Dopo i primi studi nella sua città, dove impara il greco e conosce la Bibbia in lingua greca, ormai adolescente viene a Gerusalemme dove frequenta la scuola del grande rabbino Gamaliele.

Qui conosce in maniera approfondita la Torah (=la Legge) secondo la scuola dei Farisei, impara ad


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esercitare anche un lavoro manuale, fabbricazione di tende o coperte da campo e verosimilmente contrae matrimonio. In seguito lo troviamo solo - potrebbe essere rimasto vedovo o abbandonato dalla moglie.

Non sappiamo di contatti diretti con Gesù di Nazaret, crocifisso probabilmente nell'anno 30. Il primo contatto con i cristiani avviene con il gruppo del giovane Stefano, primo martire cristiano, quando fu scioccante per lui, fariseo, sentire pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio. Di qui passò alla persecuzione aperta contro la nuova "setta". La sua attività contro i cristiani si svolge tra Gerusalemme e Damasco.

Ma proprio lungo questo percorso fu attirato da Cristo, fino ad abbandonare tutto e porsi totalmente al servizio di Gesù Cristo e del Vangelo.

Il suo temperamento focoso rimane intatto, anzi si trasforma in un apostolo appassionato che si fa "tutto a tutti" (1 Corinzi 9,22). Da Gerusalemme, dove era sorta la prima comunità cristiana formata prevalentemente di persone provenienti dal giudaismo, Paolo si sente spinto verso nuovi orizzonti e sente molto il desiderio di portare il Vangelo a tutti, senza rinchiuderlo negli ambiti ristretti del giudaismo.

Questo suo desiderio gli rende la vita difficile all'interno della Chiesa-madre di Gerusalemme, di tendenza giudeo-cristiana conservatrice. È costretto a rifugiarsi nella sua città di origine dove rimane per circa otto anni.

In seguito alla persecuzione a Gerusalemme contro Stefano, alcuni del suo gruppo giungono ad Antiochia di Siria, dove il Vangelo comincia ad essere predicato ai pagani. Proprio ad Antiochia i discepoli di Gesù saranno chiamati per la prima volta "cristiani".

Fu Barnaba, un giudeo-cristiano di origine cipriota, ma appartenente alla Chiesa di Gerusalemme a invitare Paolo ad unirsi a lui nella diffusione del vangelo nella città siriana di Antiochia. Dopo un anno di lavoro fianco a fianco, come inviati della Chiesa antiochena, intraprendono un viaggio missionario per comunicare il vangelo in altre città. Si recano a Cipro, poi nell'attuale Turchia, toccando vari centri. In ogni città, mentre i giudei si opponevano all'annuncio del vangelo, i pagani invece lo accoglievano con gioia.

Tornati ad Antiochia, si imbattono nella opposizione di alcuni cristiani provenienti da Gerusalemme che non approvano il loro metodo missionario, perché prescinde dalla circoncisione e dalla osservanza della Legge di Mosè. Il contrasto rende necessario quello che viene chiamato il primo concilio, tenuto a Gerusalemme. Dopo aperta discussione si riconosce l'attività missionaria di Paolo e ci si accorda che egli si rivolgerà ai pagani, purché si impegni a far collette per i poveri della Chiesa di Gerusalemme.

Paolo tornato ad Antiochia, fa di questa città il punto di riferimento dopo i suoi viaggi missionari. I viaggi per annunciare il Vangelo e far nascere nuove comunità lo impegnano per tutto il resto della sua vita. Egli spende tutte le sue energie per seguire e accompagnare nella loro vita tutte queste comunità suscitate dalla sua predicazione del Vangelo.

Nel portare il Vangelo alla società del suo tempo, Paolo privilegiava le città, luoghi di passaggio di tanta gente, centri culturali e di commercio. Qui egli si rivolgeva ai poveri, agli intellettuale e alle persone dedite al commercio. Ma si trova sempre alle calcagna i giudeo-cristiani che avversano il suo metodo di portare il Vangelo; per questo lo contrastano e vogliono correggerne la predicazione. Forse Paolo allude a questo quando parla di quella "spina nella carne" che lo tormenta (2 Corinzi 12, 7).

Paolo intraprende un secondo viaggio missionario più impegnativo del primo. Da Antiochia si dirige verso le terre dell'attuale Turchia, passa poi in terra europea passando per varie città della Macedonia, per Tessalonica, giunge ad Atene, centro massimo della cultura raffinata del suo tempo, dove tiene il discorso all'Aeropago e infine nella città di Corinto. Qui vi resta per un anno e mezzo (50-52) lavorando per il Vangelo e suscitando una delle comunità più vivaci della Chiesa delle origini. Da Corinto scrive la prima lettera alla comunità di Tessalonica (l'attuale Salonicco). Anche a Corinto non manca l'opposizione dei giudei che lo deferiscono al tribunale romano.

Ritornato nuovamente ad Antiochia, in Siria, intraprende un terzo viaggio missionario. Attraverso la Galazia e la Frigia giunge ad Efeso dove vi rimane per due anni. Abbandona la sinagoga per cercare altri luoghi, più laici, dove annunziare il vangelo. Da Efeso tiene i contatti con le altre comunità, scrive una lettera ai cristiani di Corinto, ai Galati, opponendosi sempre al tentativo di imporre ai cristiani norme e usi della Legge di Mosè.

A Efeso delle persone si sollevano contro di lui per interessi economici lesi dalla predicazione di Paolo, viene tenuto prigioniero e infine è costretto a lasciare la città. Tornato in Grecia, a Corinto, scrive la lettera ai Romani. Attraverso varie tappe giunge a Gerusalemme portando il raccolto delle collette fatte in Macedonia e in Grecia.

A Gerusalemme conosce ancora contrasti con i giudeo-cristiani, nasce un subbuglio in cui si cerca di linciarlo, fino a che viene arrestato dall'autorità romana per sottrarlo alla furia dei suoi oppositori.

Incomincia così un lungo viaggio che lo porterà fino a Roma, essendosi appellato all'imperatore, avendo la cittadinanza romana. Durante il viaggio fu sorpreso da una violenta tempesta che porta al naufragio sull'isola di Malta. Con un'altra nave, passando per Siracusa, Reggio Calabria, giunge al porto di Pozzuoli da dove raggiunge Roma via terra.

A Roma rimane sotto custodia militare per due anni nella casa presa in fitto, aiutato da alcuni cristiani di quella comunità. Paolo muore martire a Roma sotto l'imperatore Nerone, forse perché accusato di appartenere a un gruppo sovversivo. Non conosciamo la data certa della sua morte. Si pensa ad una data che oscilla fra il 58 e il 68 dopo Cristo.

Le lettere di Paolo

Le lettere di Paolo sono gli scritti più antichi del Nuovo Testamento; i quattro vangeli sono stati scritti almeno da 10 a 40 anni dopo queste lettere.

Le lettere si presentano come una forma viva di conversazione con delle comunità cristiane, che vivono in città, dove si parla di questioni vissute di fede e di comportamenti concreti. Troviamo in queste lettere la dimensione di un rapporto immediato e a volte sofferente tra Paolo e la comunità cui si rivolge.

Delle tredici lettere che portano il nome di Paolo solo sette sono riconosciute come autentiche, mentre le altre sei vengono considerate come scritte da alcuni discepoli di Paolo sotto il suo nome in momenti e luoghi diversi dopo la sua morte.

Le sette lettere riconosciute come autentiche dalla critica attuale sono: 1ª lettera ai Tessalonicesi, 1ª e 2ª lettera ai Corinzi, lettera ai Filippesi, lettera a Filemone, lettera ai Galati, lettera ai Romani.

Le altre sei attribuite a discepoli di Paolo sono: 1ª e 2ª a Timoteo, a Tito, 2ª lettera ai Tessalonicesi, ai Colossesi, agli Efesini.