parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 03/12/23

Domenica 1ª Tempo di Avvento /B
 
 

Letture: Isaia 63,16b-17.19b - 64,2-7; Salmo 79; 1 Corinzi 1,3-9; Marco 13,33-37.

 

dal Vangelo di Marco 13, 33-37

Gesù disse ai suoi discepoli:

33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».


OPERIAMO PERCHÉ VENGA IL REGNO DI DIO


Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate!»

Volgiamo lo sguardo agli uomini che sono nel dolore

In mezzo alle tante voci che vengono da questo mondo, il Signore non smette di parlarci e in questo tempo di Avvento ci sollecita a metterci in ascolto della sua parola. Egli vuole continuare a parlarci perché ci poniamo nuove domande dinanzi alla situazione del nostro mondo e non accontentarci di quello che abbiamo visto, di quello che abbiamo compreso e che già facciamo. L’avvento, tempo che prepara al Natale di Gesù, ci fa alzare lo sguardo e guardare con attenzione le tante sofferenze degli uomini per coinvolgerci e aiutare questi nostri fratelli.

Mai ci possiamo abituare alla guerra, mai rinunciare a immaginare e inventare nuove vie perché venga la pace. C’è bisogno di pace. Non possiamo mai rassegnarci al dolore, alle privazioni che tanti subiscono; non possiamo restare inoperosi dinanzi ai lamenti e alle sofferenze di tante persone e di tanti popoli. Non possiamo dire: non sapevo, non ho visto.

Tante notizie di dolore che raggiungono ogni giorno

I mezzi moderni di comunicazione ci fanno conoscere quello che vive l’Ucraina e quello che dilania la Terrasanta; e poi la Siria, il Sudan e tanti altri paesi in Africa, in Asia, in America Latina. Come possiamo starcene tranquilli? “Fate attenzione, vegliate” – ci dice il Signore attraverso la pagina evangelica di questa domenica. E allora alziamo lo sguardo che facilmente si ripiega su noi stessi. Guardiamo quello che accade accanto a noi, nelle nostre città e ascoltiamo le voci che ci giungono da lontano.

La voce dei profeti giunge fino a noi. Essi non si sono appiattiti sul tempo che vivevano, assistendo rassegnati; hanno sperato e hanno fatto risuonare la parola di Dio: svegliatevi, ascoltate le grida di chi invoca liberazione e pace. Essi ci ricordano che Dio è nostro Padre, e noi lo invochiamolo con le loro parole: «Tu sei nostro Padre … Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore?» (Is. 63, 16-17). Se Dio è nostro Padre, gli uomini sono nostri fratelli e noi non possiamo disinteressarci.

Tanti segni dell’Avvento di Dio che aiutano e consolano

Essi ci chiedono pregare, di intercedere per loro e di trovare vie per alleviare i loro dolori. Non ci stanchiamo di pregare, è lui che ci illumina e ci fa trovare viene e mezzi per intervenire, soccorrere, e sostenerli nelle loro richieste. L’amore che Dio ha riversato nei nostri cuori ci fa avvicinare a questi nostri fratelli, ci mette in movimento per chiedere aiuto, per coinvolgere, perché altri possiamo unirsi a noi nel soccorrere.

In tanti luoghi è arrivato il nostro aiuto: la preghiera ha unito tanti nella sofferenza, ha suscitato solidarietà e vicinanza. Si è rinnovato il miracolo della moltiplicazione dei pani ed è cresciuto la familiarità e il sostegno vicendevole. Ma c’è bisogno di continuare ad operare perché del Signore, la solidarietà e la compassione giungano dove ancora non si è manifestato.

Essere testimoni che è possibile rendere migliore questo mondo

Di fronte al pericolo della stanchezza e del ritorno alle nostre cose, ci sentiamo richiamati dalle parole di Gesù: «sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Il fuoco di amore portato da Gesù riscalda, avvicina gli uni agli altri per riscaldarci assieme, ma ci spinge ad accenderlo in tanti altri luoghi, nelle nostre città e nei luoghi dove c’è guerra. Possa crescere amore dove ci sono divisioni. L’amore unisce, cura le divisioni, disarma i cuori violenti, libera dalla prigionia dell’io che fa ripiegare su se stessi.

L’Avvento è un tempo di grazia per noi. Tanti gesti di amore, tante piccole azioni, sono anche segni che aiutano gli altri a fermarsi, a coinvolgersi, a scoprire la gioia di aiutare ed accompagnare coloro che da soli non riescono a camminare. Il tempo di Dio venga in mezzo agli uomini e renda la nostra società più vivibile, più umana, più accogliente.

Intenzioni di preghiera

1) Perché prestiamo attenzione al passaggio del Signore nella nostra vita e guidati dalla sua Parola nell’Avvento, ci liberiamo dall’amore per noi stessi, per attendere insieme a tanti poveri la buona notizia del Regno di Dio che irrompe nella storia.

2) Per la Chiesa perché sia segno di unità e di pace in questo mondo diviso e per Papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico, perché il Signore li guidi e li sostenga.

3) Per chi è condannato a morte e non ha il conforto di nessuno. Per chi in tante parti del mondo è impegnato per l’abolizione della pena di morte e perché non ci stanchiamo di difendere ed amare la vita di ogni uomo come la ama il Signore.

4) Perché cessino le guerre che infiammano tanti paesi. Per l’Ucraina, il Sudan, perché si liberino tutti gli ostaggi a Gaza e possa continuare la tregua dai combattimenti. Perché la Pace ispiri il corso degli eventi del mondo.

5) Per coloro che sono nell’afflizione, perché possano trovare consolazione: il povero misericordia, il malato guarigione, il peccatore perdono, chi è profugo accoglienza e chi è prigioniero la liberazione.