Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due
e dava loro potere sugli spiriti impuri.
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Chiamati a continuare e moltiplicare la missione di Gesù
«Gesù chiamò a sé i Dodici e cominciò a mandarli a due a due». Da allora il Signore ha continuato a chiamare a sé tanti altri discepoli e a inviarli nel grande mondo. Egli per primo aveva cominciato a girare per città e villaggi assieme ai primi discepoli. Aveva incontrato tanti sofferenti per la malattia, per la solitudine, per l’esclusione dalla vita con gli altri e si era preso cura di loro. Ora vuole che questa missione venga continuata e moltiplicata.
Questo «ora» di Gesù è giunto fino a noi, il suo sguardo si posa sugli uomini, si commuove dinanzi alla sofferenza di tanti e continua a chiamare e a inviare. Chi sono questi inviati? Sono persone comuni, ma hanno ricevuto un potere di amore, una forza di guarigione che è in grado di salvare tante vite. Con quali mezzi partire? Egli ordinò di non portare provviste e neppure un abito di riserva, solo un bastone e i sandali.
Inviati avendo solo il bastone e i sandali
L’inviato si presenta povero, sprovvisto di tutto, ma ricco del suo profondo legame con Gesù, è questa la sua autorità, il bastone sul quale poggiarsi nel cammino. E i sandali stanno ad indicare che non deve restarsene fermo aspettando quelli che potranno venire a lui. I sandali sono per camminare, percorrere le strade degli uomini, entrare nelle loro vite, nelle loro storie, andando nei luoghi dimenticati e facendosi carico delle loro domande, del loro bisogno di vita.
L’ambizione di Gesù è quella del regno di Dio, dove gli uomini possano vivere in pace, da fratelli e sorelle, dove nessuno muore di fame, senza cure, abbandonato a se stesso. I discepoli inviati da Gesù a questo sono chiamati, facendosi pastori del piccolo gregge loro affidato, pastori di quelli che sono «stanchi e sfiniti come pecore che non hanno pastore» (Mt 9,36). Ma è un’utopia! C’è una grande sproporzione fra gli inviati, i poveri mezzi di cui dispongono e il compito grande loro affidato: «Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).
La forza del Vangelo, forza di amore e di pace
Ma il Vangelo è un seme con una forza che genera vita, è un seme di fraternità in grado di rendere più umano questo mondo, in grado di pacificare, di sanare le ferite. Nel disegno di Dio gli uomini sono chiamati a vivere assieme, a riconoscersi fratelli, a scoprire la fecondità dell’amore che genera semi di fraternità. Da quel primo invio dei dodici discepoli il Signore non smette di chiamare e di inviare. Nel tempo presente, letto con gli occhi e col cuore di Gesù, tante voci si levano dai diversi luoghi delle nostre città, alle diverse latitudini, sono invocazioni che salgono dai tanti “deserti” di questo mondo.
E il Signore chiama a seminare la sua parola, a portare pace, a curare le malattie, a risollevare quelli che vivono sotto il peso della solitudine, dell’indifferenza, del rifiuto. Non bisogna essere persone speciali, con doti particolari, ma solo di aprirsi alla voce del Signore, all’amore che egli riversa nei nostri cuori e andare insieme incontro agli altri, «prese a mandarli a due a due» dice il Vangelo. La vicenda del profeta Amos è emblematica come lui stesso racconta: «Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro; il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge» (Am 7,14-15).
Essere pronti ad accogliere persone che vogliono seguire Gesù
Anche i primi discepoli di Gesù venivano da storie potremmo dire “non adatte” a quel compito: c’erano greci accanto ad ebrei, uomini provenienti dal nord e altri dal sud, semplici pescatori assieme a membri del partito rivoluzionario come Simone lo zelota, seguaci del Battista e pubblicani come Matteo. Ma li accomuna il loro incontro personale con Gesù e la missione che ricevono: cambiare i cuori, sconfiggere il male, soccorrere i deboli, amare i disperati e affrettare il regno di Dio.
È questo il potere vero che il Signore comunica anche oggi a tutti coloro che si mettono a camminare dietro di Lui. Quante sono vere le parole di Gesù: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9, 37-38). Tanti sono quelli che aspettano di potersi unire e andare assieme ai discepoli. Lo abbiamo visto anche nel tempo difficile della pandemia. È emerso in tanti il desiderio di aiutare, di spendersi per gli altri. Anche queste voci e questi desideri vanno colti e accolti perché c’è tanto bisogno di nuovi inviati.
Benediciamo il Signore che ci ha benedetti con questa vita donata da Lui, benediciamolo per tanti fratelli e sorelle che camminano assieme con la forza del Vangelo, viviamo sempre aperti all’azione del suo Spirito che rende coraggiosi, forti, sapienti della sapienza che viene dall’alto.
Intenzioni di preghiera
1) Perché il Signore che ha chiamato i dodici e ha dato loro il potere di scacciare i demoni e di guarire ogni sorta di malattia, infonda in noi la fede degli apostoli per essere un popolo profetico e sacerdotale, capace di testimoniare e comunicare il Vangelo.
2) Per Papa Francesco, per la sua salute e per una pronta guarigione, per il nostro vescovo Domenico e per la Chiesa perché viva l’urgenza di comunicare a tutti la parola di Gesù con la tenerezza dell’amore.
3) Per coloro che hanno responsabilità nella società civile, perché esercitino il loro compito in spirito di servizio accogliendo la domanda di giustizia e di solidarietà dei più poveri e dei diseredati della terra.
4) Per la fine della Pandemia, per la guarigione dei malati, per la protezione dei più fragili, perché nessuno sia dimenticato e lasciato solo.
5) Perché il Signore vegli sul mondo e, ovunque si accendono focolai di guerra, susciti operatori di pace che, illuminati dallo Spirito, trovino presto le strade per la riconciliazione.
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