«Ragazzo, dico a te, àlzati!»
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Dal Vangelo di Luca capitolo 7, versetti da 11b a 17
11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
NOI SIAMO FATTI PER VIVERE E CAMMINARE INSIEME |
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La Chiesa: un popolo che cammina assieme, dietro al Signore
Che cosa è la Chiesa? Di fronte ad una domanda simile, ci vengono tante risposte. Alcune possono essere troppo teoriche, altre esatte ma generiche. Forse in questa pagina del Vangelo di oggi troviamo una risposta semplice, ma chiara è concreta.
La Chiesa è un popolo che cammina assieme dietro al Signore, incontrando e accogliendo sempre di più tante persone. Un popolo che vive in mezzo agli altri e si lascia interrogare da quello che vede attorno a sé, si ferma e cerca dal Signore le risposte alle tante domande.
«Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla»: questo è Gesù, questa è la Chiesa, questo siamo chiamati ad essere noi che vogliamo seguire il Signore. Non si può essere chiesa da soli, non si può essere chiesa stando fermi, ripiegati su se stessi. La Chiesa esce fuori dal tempio e cammina col Signore, in mezzo alla gente.
Fermarci e lasciarci toccare nel cuore
E lì, in mezzo alla gente, impariamo dal Signore a fermarci, a lasciarci toccare il cuore, a farci vicini al dolore di chi è colpito dal male e dalla morte.
Guardiamo la scena descritta dal Vangelo: vediamo due cortei, uno è quello di Gesù assieme ai discepoli, l’altro è un corteo funebre che accompagna un ragazzo morto, unico figlio di una vedova.
E qui ancora una volta vediamo manifestarsi il volto di Dio, un volto che svela quello che è il cuore di Dio: «il Signore fu preso da grande compassione per quella madre, si avvicino e toccò la bara». La compassione, il fermarsi accanto a coloro che sono nel dolore sono i sentimenti e i gesti di Dio.
Accanto al Signore, ascoltandolo e imparando da lui, impariamo a fermarci e non passare oltre, impariamo la commozione e la compassione di Dio, impariamo ad amare. E questo amore produce frutti di vita, di consolazione, di fiducia e speranza.
Tanti sono alla ricerca di Dio, un Dio dal volto umano
L’attenzione e l’interesse che suscitano i gesti e le parole di papa Francesco, ci dicono che c’è tanti cercano Dio, cercano una paternità, un padre che dica parole che aiutano a vivere in maniera umana; e cercano una chiesa che sia madre, che accoglie, che spiega, che aiuta, che indica il cammino.
Sappiamo che tante volte le rigidità, le complicazioni, il modo distratto con cui passiamo in mezzo o accanto agli altri, l’inaccoglienza, diventano come dei muri che ostacolano questa ricerca di Dio.
Tante volte è proprio il camminare da soli che fa ripiegare su se stessi rendendo indifferenti agli altri. La paura di non farcela a superare le nostre difficoltà, l’esperienza della nostra fragilità, la malattia, ci chiude il cuore agli altri.
La Chiesa: Un corpo spirituale fatto di tante membra
Ma noi non siamo fatti per camminare da soli, per essere tanti «io» preoccupati per il proprio futuro. Siamo fatti per essere un corpo fatto di tante membra, diverse ma unite fra di loro, proprio come il nostro corpo materiale. Che cosa sarebbe un braccio staccato dal corpo, o un piede o un occhio o anche un capello, staccato dal proprio corpo?
Ecco, noi siamo fatti per essere membra gli uni con gli altri, diversi e uniti. Ed è il Signore che ci fa ritrovare questa unità, ci fa diventare una comunione di persone, di cuori che si avvicinano e battono gli uni per gli altri. E il nostro cuore diventa come il cuore di Dio.
Intenzioni di preghiera
- O Signore, in un mondo lacerato dal mistero del dolore e della morte aiutaci a trasmettere, in ogni situazione, parole e gesti di risurrezione e di vita.
- O Signore, accompagna sempre con il tuo amore il papa Francesco, il nostro vescovo Crescenzio; e fa’ che la Chiesa risplenda come comunità di figli e di fratelli nell'unica fede, nell'unica speranza, nell'unica carità.
- Concedi, o Signore, a questi tuoi figli di avere un cuore compassionevole e generoso che sappia soccorrere nell’ora del bisogno e consolare chi è nel dolore.
- Veglia, Signore, su questo mondo tribolato e sofferente e fa’ che in esso crescano germogli di sincera tenerezza, compassione e aiuto solidale. Proteggi la vita dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, da giorni prigionieri in Siria.
- Ti preghiamo, o Signore, per i giovani che in questo tempo sono sempre più delusi e smarriti. Perché ti incontrino e sperimentino con la tua amicizia, la speranza e la gioia.
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