parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione dell' 11/08/13

Domenica 19ª del Tempo Ordinario /C
   

Letture: Sapienza 18,3.6-9; Salmo 32; Ebrei 11,1-2.8-19; Luca 12,32-48 .

Memoria di santa Chiara d’Assisi (1193-1253), discepola di san Francesco sulla via della povertà e della semplicità evangelica.


"Beati quei servi che i lpadrone al suo ritorno troverà ancora svegli"

Dal Vangelo di Luca capitolo 12, versetti da 32 a 48

32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

LA missione dei discepoli

 

“Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno”.

Così si apre il brano evangelico di Luca (12,32) propostoci in questa domenica. Riprende il cuore della predicazione di Gesù che è appunto la venuta del regno; e ai suoi discepoli viene affidata la grave missione di continuare ad annunciarlo e a realizzarlo già da ora, nonostante siano un piccolo gregge.

La centralità di questa predicazione, che di conseguenza deve essere tale anche nella preoccupazione dei credenti, è affermata icasticamente nel versetto precedente a quello indicato: “Cercate innanzitutto il suo (del Padre) regno, e queste cose (i beni della vita) vi saranno date in più” (v. 31).

Questo riferimento al regno di Dio, cui il discepolo deve dedicare tutto il suo interesse, si colloca in netta antitesi con il comune sentire degli uomini, tesi a cercare solo le cose della terra. Il regno di Dio è l’instaurazione della pace piena per tutto l’uomo e per tutti gli uomini. È qui la ragione stessa delle parole che seguono: fare elemosine per procurarsi borse che non si consumano e tesori da porre nel cielo, dove non ci sono né ladri che rubano né tignola che corrode.

Gesù vuoi dire che a differenza dei beni terreni che si possono perdere, i tesori celesti non corrono alcun pericolo (si riprende una tradizione biblica che era solita considerare le opere buone come tesori conservati nei cieli; un antico detto ebraico recita così: “I miei padri hanno accumulato tesori per sotto, e io ho accumulato tesori per sopra. I miei padri hanno accumulato tesori che non fruttano alcun interesse, e io ho accumulato tesori che fruttano interessi”). Emerge da queste frasi evangeliche un uomo diverso dal ricco sorpreso dalla morte mentre pensa ai suoi guadagni o è preso dai suoi affanni: è il discepolo che attende il Signore e il suo regno.

Il Vangelo chiarisce questa idea con la parabola dell’amministratore posto a capo di una casa dopo la partenza del padrone.

L’amministratore, pensando che quest’ultimo tarderà a tornare, si mette a picchiare i servi e le serve, a bere e a ubriacarsi. Si tratta di una scena che a prima vista ci sembra esagerata, in verità descrive una situazione piuttosto frequente. In fondo, le tante ingiustizie e le migliaia di piccole cattiverie quotidiane che rendono la vita difficile a tutti, nascono da questo atteggiamento piuttosto diffuso.

Dall’idea, cioè, di comportarci come piccoli padroncini piuttosto cattivi verso gli altri, con il pensiero abbastanza miope, che tanto a noi non toccherà mai subire nulla. In realtà, il maltrattamento di un’altra persona, oltre a essere un fatto odioso in sé, contiene sempre una certa dose di stupidità.

È sempre un fatto violento che, bene o male, si ritorce anche contro chi ha compiuto, da posizione di forza, la piccola violenza. Credo che anche qui avvenga la stessa cosa che capita con il problema dell’inquinamento. Colui che inquina in modo ignorante l’ambiente, anche se pensa che non lo riguardi, finisce per inquinare anche se stesso con l’aria che respira o con il cibo con cui si nutre.

La stessa cosa accade a chi rende più difficile la vita per gli altri. Agendo così inquina la vita, e la violenza che ha esercitato si ritorce anche contro se stesso. È per questo che il brano del Vangelo propone di stare ben svegli: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese” e poi: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (vv. 36-37). L’uomo che vuol dormire spegne la lucerna; chi vuole essere sveglio quando il padrone torna rimane con la lampada accesa.

La vigilanza è una virtù che sembra un po’ in disuso ai giorni nostri. Al contrario è essenziale per la nostra vita. Spesso ci addormentiamo sulle nostre cose, ci lasciamo appesantire dagli affanni e dalle angustie. “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (v. 34), dice Gesù. Ed è qui il problema per parte nostra. Il tesoro del cristiano è il Signore, e la sua vita è nella sua attesa.

La ricompensa di cui parla Gesù, e che sarà data a coloro che egli troverà vigilanti, è una ricompensa incredibile e sconvolge le consuetudini normali: il padrone stesso diviene servo dei servi, si cinge le vesti, li invita a distendersi sui cuscini della sala da pranzo e passa a servirli. È il senso di una vita piena che riescono a vivere coloro che sono vigilanti non per sé ma nell’accogliere il Signore. Molti santi, pensando alla vigilanza, hanno detto: “Devo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo”.

Se tutti vivessimo ogni giorno come se fosse l’ultimo, credo che la nostra vita sarebbe diversa, molto più umana e più bella. Più piena, più ricca, più vera, meno annoiata, meno disperata. Insomma, più vita.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, come servi che, vegliando nella notte, attendono il ritorno del padrone, noi ti invochiamo: libera il mondo dal male e dalla sofferenza e presta orecchio alla preghiera dei poveri
  • Signore Gesù, Tu sei il Maestro che ci insegni a vivere; rendici attenti e saggi nelle responsabilità e nell’uso dei beni che ci affidi, mentre attendiamo vigilanti il tuo ritorno e l’avvento del tuo Regno.
  • Ti preghiamo o Signore per la Chiesa: aiutala a riconoscersi piccolo gregge, chiamato ad annunciare la tua Resurrezione fino ai confini della terra. Proteggi e sostieni il nostro vescovo il Papa Francesco e tutti i pastori a cui affidi le tue pecore: aiutali ad essere amministratori fidati e prudenti che, alla luce del Vangelo, accompagnano a te il tuo popolo.
  • Al termine di questa settimana o Signore ti presentiamo le invocazioni che sono state affidate alla nostra preghiera. Ti preghiamo vinci ogni violenza e la guerra. Dona pace alla Siria e libera i vescovi Mar Gregorios Hibraim e Paul Yazigi.
  • Ti preghiamo o Signore per tutti quelli che sono prigionieri, per i carcerati, per chi è condannato e recluso. Ascolta la loro voce quando ti invocano, sii per loro rifugio e protezione.