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Il profeta Geremia
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Il profeta Geremia
Il libro di Geremia, il cui nome significa «Yahvè alza, ha innalzato», offre molte informazioni sulla vita del profeta, permettendo di dividere la sua attività in tre periodi: sotto Giosia (640-609 a. C.), sotto Ioackìm (609-598), sotto il re Sedecia negli ultimi anni del regno di Giuda (597-587 a. C.).
La composizione del libro può essere fatta risalire all'episodio narrato nel capitolo 36: la seconda copia del rotolo dettato dal profeta a Baruc costituicse probabilmente il nucleo del libro che noi leggiamo. Esso subì poi diverse revisioni e aggiunte, almeno fino al II secolo a. C.
Geremia sente la chiamata del Signore durante il regno di Giosia. Dinanzi alla libertà del profeta che risponde a Dio e non agli uomini, alla morte di Giosia sperimenta processi e prigioni. Geremia denuncia le attese illusorie riposte in un'alleanza con l'Egitto, invece che in un cammino di conversione al Signore.
Infatti Gerusalemme viene conquistata dai Babilonesi. Geremia rimane in prigione, ostaggio della fazione antibabilonese. Quando il popolo di Israele viene mandato in esilio, a Geremia viene concesso di restare nella propria terra per essere un segno di speranza e di futuro oltre la catastrofe.
Ma quando il re Godolia viene assasinato, Geremia diventa ostaggio prima della banda degli assasini del re e poi dei pretesi liberatori, che lo trascinano con loro in Egitto.
Geremia annuncia un Dio libero e misterioso, che non può essere catturato dall'uomo, neppure nel suo tempio e dai falsi profeti. Egli testimonia l'esperienza di un Dio che opera nell'intimo di coloro che gli sono fedeli. Infine Geremia proclama una speranza che supera i fallimenti umani, perché essa poggia sull'alleanza nuova scritta da Dio nel cuore umano, rinnovato e trasformato. |