parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 25/09/11

26a Domenica Tempo Ordinarioi/A

   

Letture: Ezechiele 18,25-28;  Salmo 24;  Filippesi 2,1-11; Matteo 21,28-32.

 


"In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti
nel Regno di Dio
"

Dal Vangelo di Mattteo capitolo 21 versetti da 28a 32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna».

29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò.

30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò.

31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

chi ascolta la parola di dio e la mette in pratica,
costruisce la sua casa sulla roccia

Una fede che viene dai cristiani dei primi secoli

I problemi e le difficoltà che il nostro paese e tutta l’Europa stanno vivendo in questi ultimi tempi, pongono ai cristiani domande sulla loro fede. Noi facciamo parte di una cristianità che viene da lontano. I primi cristiani in questa città e regione c’erano già quando san Paolo giunse a Pozzuoli a metà del primo secolo; e di lì si avviò verso Roma dove sarebbe stato ucciso per la fede qualche anno dopo.

Gli stessi santi patroni della nostra città – a cominciare da san Gennaro – sono martiri uccisi per la fede. E il sangue di san Gennaro è la memoria e la testimonianza di un vescovo che ha dato la vita per la sua fede nel Signore Gesù, in tempo di persecuzione nei primi secoli dopo la venuta di Gesù.

Siamo persone del “sì” detto solo a parole al quale non seguono i fatti?

Oggi, quelli di noi che si dicono cristiani, credenti, sono posti dinanzi alla parabola che Gesù racconta e alla domanda che egli pone ai capi dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme e al gruppo di rappresentanti del popolo (detti “anziani del popolo” che assieme agli scribi costituivano i tre gruppi che formavano il tribunale religioso detto sinedrio): Che ve ne pare? Chi dei due figli della parabola ha compiuto la volontà del padre?

C’è un figlio che dice “sì” alla richiesta del padre, ma poi al “sì” detto a parole non segue nessun fatto concreto. L’altro, invece, che inizialmente dice “no”, ci ripensa, si pente del rifiuto e va e fa quanto il padre gli ha chiesto. Gesù stesso, proprio nel vangelo di Matteo (7,21) dice: Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

E poco più avanti  (7, 24-26) aggiunge: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. … chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia”.

Il “sì” che diventa vita concreta trasforma noi e gli altri

E la vita che scaturisce dall’ascolto e dal mettere in pratica quanto ascoltato, trasforma le persone e influisce anche su quelli che sono loro vicini. Anche oggi ci sono quelli che dicono “sì” e non fanno, e coloro – invece – che dopo aver detto “no”, si ravvedono e cambiano vita.

Oggi sono tanti quelli che ricevono i sacramenti o li chiedono per i loro figli, più per abitudine, per tradizione che come inizio di una vita nuova, di un cambiamento, possiamo dire di una conversione. Sono cose che stanno sotto gli occhi di tutti, e spesso riguardano anche noi in prima persona: chiedere il battesimo per i propri figli anche non avendo nessun rapporto con la propria chiesa, chiedere la cresima solo perché serve per poter celebrare il matrimonio religioso e via dicendo …

Vivere l’esperienza della bontà di Dio

Papa Benedetto nel viaggio di questi giorni in Germania sottolineava: “Viviamo in un tempo caratterizzato, in gran parte, da un relativismo che penetra tutti gli ambiti della vita. Questo relativismo esercita sempre di più un influsso sulle relazioni umane e sulla società. Anche l’impegno altruistico per il bene comune, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo. Altri non sono più in grado di legarsi in modo incondizionato ad un partner. Quasi non si trova più il coraggio di promettere di essere fedele per tutta la vita.

Tanti sono carenti – continua il papa – dell’esperienza della bontà di Dio, non hanno alcun contatto con la Chiesa. La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Le persone hanno bisogno di luoghi, dove possano parlare della loro nostalgia interiore.

C’è bisogno di creare piccole comunità dove si vivono amicizie, dove si mettono insieme le piccole esperienze di fede. C’è bisogno di trovare nuove vie per essere insieme luci nel mondo e mostrare al nostro prossimo la via verso la sorgente”.

La Chiesa è “vivere la fede con gli altri”

La fede non può essere qualcosa che riguarda solo la mia sfera privata. La fede è sempre essenzialmente un credere insieme con gli altri. Nessuno può credere da solo. Anche oggi vediamo vicino a noi, nel nostro quartiere, sul luogo di lavoro, persone che magari prima erano lontane dalla fede, dalla Chiesa e ora credono insieme ad altri che si sono uniti a loro.

A questi guardiamo non solo con simpatia ma coinvolgendoci e credendo insieme con loro. Questa è la Chiesa, un grande “con”, credere con loro, senza il quale non può esserci alcuna fede personale. I pubblicani erano esattori di tasse, i peggiori collaborazionisti col potere d’occupazione romano, presi dall’amore per il danaro; le prostitute, le meno meno adatte, tutte prese dall’amore per il proprio corpo. Eppure queste persone hanno ascoltato la predicazione di Giovanni Battista e di Gesù e hanno cambiato vita.

Anche oggi persone che erano lontane da Dio, ci precedono e ci dicono: è possibile cambiare, cambiare in meglio. Se è stato possibile per noi – ci dicono con la loro vita – anche tu, se ascolti e cominci a rispondere con i fatti, puoi cambiare vita e fare esperienza dell’amore di Dio che diventa anche amore per il prossimo, specialmente per quelli più indigenti e più soli.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, tu che sei pronto ad accoglierci e a perdonarci quando ci accostiamo a te con un cuore contrito, accogli la nostra preghiera: rendici ascoltatori attenti ed assidui della tua Parola e capaci dei tuoi stessi sentimenti di mansuetudine, di umiltà, di comprensione reciproca.
  •  O Signore, aiutaci a discernere con saggezza le tue vie perché la nostra adesione alla tua volontà sia paziente e concreta, e non si esaurisca nell’esteriorità.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la  Chiesa, perché semini tra gli uomini amore e sappia vivere sempre sul tuo esempio in modo disarmato, mite e ospitale.
  • Signore, accogli le invocazioni che ti presentiamo. Libera l’umanità dalla bramosia, dallo spirito di contesa, dalle passioni violente che alimentano divisioni e guerre. Dona al mondo intero di conoscere la tua pace e benedici tutti coloro che fanno opera di pace.
  • Ti preghiamo, o Signore, per chi è nella sofferenza, perché sia consolato e liberato da ogni male; e per chi subisce ingiustizia, perché trovi solidarietà ed aiuto.