"Effatà". |
|
Dal Vangelo di Marco capitolo 7 versetti da 31 a 37
31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli.
32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: “Effatà” cioè: “Apriti!”.
35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano 37e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.
I miracoli dell’amore di Dio
|
|
Lo Spirito di Dio opera nel mondo
“Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio … Egli viene a salvarvi”. Sono parole del profeta Isaia rivolte ai credenti del suo tempo. E oggi risuonano nella nostra liturgia. Chi raccoglierà questo invito?
Anche oggi tanti sono smarriti nel cuore: non sanno a chi credere, a chi affidarsi, non sanno dove andare; tanti non vedono un futuro dinanzi a sé; tanti hanno come chiuse le orecchie perché non sentono più notizie buone per la loro vita; tanti hanno smesso di parlare con parole umane.
Le parole del profeta ci parlano della forza di Dio, ci dicono che nel deserto arido di vita scaturiranno acque che fanno ritornare la vita. Sono parole di rinascita, di resurrezione che vanno rivolte a ha bisogno di riprendere a sperare e a vivere. Ma chi continuerà la missione del profeta?
Nei giorni scorsi sono state vissute ad Assisi giornate belle, importanti e profetiche di un futuro diverso che si può costruire, che alcuni hanno già cominciato a costruire. Sono passati venti anni da quel 1986 quando papa Wojtyla volle riunire ad Assisi esponenti di religioni che prima si erano combattute o si ignoravano, distanti le une dalle altre. E questo era stato vero anche per le confessioni cristiane, anch’esse divise. Ad Assisi in quel 1986, per la prima volta, erano le une accanto alle altre, per pregare, invocare la pace, ciascuno secondo la sua tradizione religiosa. Avevano pregato in luoghi diversi, senza confusioni e sincretismi. Ma non erano più le une contro le altre, non erano distanti, erano gli uni accanto agli altri.
Non più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri
Da allora i rapporti sono cresciuti, l’amicizia e l’incontro hanno permesso la conoscenza diretta e tanti pregiudizi e diffidenze sono caduti. Uno spirito nuovo si è venuto affermando, lo spirito detto appunto “spirito di Assisi”, dove le religioni imparano ad operare per la pace, conservando le loro diverse identità.
Noi, nella santa Liturgia ci riconosciamo nel sordomuto del Vangelo che Gesù prende in disparte lontano dalla folla e dalla confusione e gli tocca gli orecchi e la lingua, dicendogli con gli occhi rivolti al cielo: “Apriti!”. Sì, il Signore nella santa Liturgia ci tocca nell’intimo perché noi cominciamo a sentire in modo nuovo le voci dei nostri fratelli, di quelli che soffrono, di quelli che invocano aiuto. E impariamo il linguaggio nuovo dell’amore. È il linguaggio di Gesù che apprendiamo dai Vangeli. È il linguaggio dello Spirito che unisce, che avvicina e non divide, che comprende, accoglie e fa chinare con affetto sugli altri, che fa ascoltare con attenzione e prendere a cuore la vita degli altri.
Situazioni incancrenite da secoli – come quella dei rapporti tra le diverse religioni – possono sciogliersi in un incontro da amici, ritenuto impossibile secondo le logiche e le dinamiche della nostra razionalità. Ma gli uomini e le donne che camminano con Gesù, che sono guidati dalla forza dello Spirito, diventano capaci di fare quello che lui ha fatto, capaci di “far scaturire acque nel deserto”.
Far sgorgare acque nei tanti deserti di vita
Tanti sono i deserti di vita, di assenza di amore, dove ci sono scontri o disperazione, luoghi dove è difficile vivere. Ma questa realtà può cambiare. I discepoli di Gesù ricevono la sua forza e possono operare efficacemente in questa realtà. Il Signore comunica i suoi sentimenti e la sua forza di amore mettendoci in condizione di parlare, comunicare e ridare speranza ai tanti bloccati nella loro condizione di vita.
I discepoli di Gesù apprendono e diventano capaci di quanto il salmo dice del Signore stesso (salmo 145,7-9):
“Il Signore da il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e la vedova”.
Avere gli stessi sentimenti del Signore
La Liturgia è una scuola di educazione del cuore ai sentimenti di Gesù e ci rende capaci di compiere quelli di cui non saremmo mai capaci con le sole nostre forze. L’esempio riportato nella lettera di Giacomo ci porta a cambiare atteggiamenti, ad accogliere e comportarci con gli stessi sentimenti di Dio (Giacomo 2,2-4):
“Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: «Tu siediti qui comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?”.
Il Signore ci trasformi nell’intimo, ci doni le sue parole forti e piene di amore perché si aprano le orecchie chiuse di tanti perché scoraggiati, si sciolgano le lingue di tanti uomini e donne guariti dalla loro malattia e dalle loro sofferenze.
Intenzioni di preghiera:
- O Signore, che nella Santa Liturgia ci conduci in disparte, per ascoltare la tua Parola, tocca le orecchie e apri le labbra di questi tuoi discepoli, perché essa purifichi e fecondi le nostre parole e ci renda efficaci nella comunicazione del Vangelo
- Ti ringraziamo o Signore per i giorni che vissuti ad Assisi, per i frutti e le speranze che l’amicizia e la preghiera hanno generato. Ti preghiamo perché sappiamo porli a servizio della pace e dell’amore per gli uomini.
- O Signore noi ti preghiamo per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio: sostienili e proteggili, guidali sempre con il tuo amore nel loro ministero apostolico.
- Ti preghiamo o Signore per la nostra Comunità. Accompagnala nel suo servizio, benedici i frutti del suo lavoro e proteggila da ogni male.
- O Signore, tu che hai fatto bene ogni cosa, che hai fatto udire i sordi e parlare i muti, accogli l’invocazione di quanti - malati e handicappati - guardano a te come all’amico e al liberatore della loro vita. Che tutti siano guariti dalla solitudine e dalla tristezza e nella gioia possano cantare le tue lodi.
|