parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 27/08/06
21ª domenica dopo Pentecoste /B
   
Letture: Giosuè 24,1-2a.15-17.18b; Salmo 33; Efesini 5,21-32; Giovanni 6,60-69 .

 


"Tu hai parole di vita eterna;
noi abbiamo creduto e conosciuto
che tu sei il Santo di Dio "

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 6 versetti da 60 a 69

60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. 61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”.

66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. 68Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

Crediamo alla Parola del Signore:
conosceremo cose nuove

La nostra reazione a quanto il Signore ci dice

Ogni domenica ci troviamo di fronte al Signore che ci parla con la sua Parola. E oggi la conclusione di questo lungo capitolo di Giovanni che abbiamo seguito lungo le ultime domeniche ci fa riflettere su come noi reagiamo a quanto il Signore ci comunica.

In questa ultima parte del lungo discorso di Gesù (Giovanni cap. 6) troviamo la reazione degli ascoltatori nella sinagoga di Cafarnao. Una reazione che ci pone delle domande.

Gesù aveva parlato del rapporto nuovo e personale che siamo chiamati a vivere con lui se vogliamo essere suoi discepoli. Un rapporto che passa per la sua Parola e per il pane di vita che è Gesù stesso; un rapporto ci immette nel circuito di vita fra lui e il Padre; e la vita stessa del Padre ci viene trasmessa, facendo di noi persone nuove, dentro un mondo che ha bisogno di uomini e donne nuove.

E abbiamo ascoltato che molti, non solo della folla, ma del gruppo stesso dei suoi discepoli trovarono difficili queste parole, troppo impegnative. L’evangelista annota: “Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (v. 66).

Quali sono le nostre reazioni di fronte alle parole del Vangelo che ascoltiamo ogni domenica? Forse ci vengono pensieri che teniamo per noi stessi, ma che poi influiscono sulla nostra adesione a quanto ci dice il Signore. Sappiamo bene che molti sono quelli che si dicono cristiani, ma non molti quelli che fanno del Signore e del suo Vangelo la loro ragione di vita.

La libertà di scegliere di fronte al Signore

Ma di fronte a questi allontanamenti di tanti, il Signore non fa come noi, quando cerchiamo di trattare, di fare i compromessi con quelli che rischiamo di perdere. Con la folla che è andata via e con molti dei suoi discepoli che hanno fatto la stessa cosa, Gesù rimasto solo con i dodici apostoli, dice loro: “Forse anche voi volete andarvene?” (v.67). È una domanda che ci pone di fronte alla nostra tremenda libertà, quella di poter scegliere fra il bene e il male: noi non siamo mai obbligati dal Signore, siamo liberi di scegliere per la nostra rovina o per la nostra salvezza.

Pensiamo alla domanda che Giosuè – di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura – pone al popolo d’Israele: “Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore”.

Il Signore non ci costringe, ci lascia liberi. Pensiamo alla reazione del padre nella parabola raccontata da Gesù, quella del figlio prodigo, quando il figlio più giovane dice al padre “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. Gesù dice solo: “il padre divise tra loro le sostanze”, pur sapendo a che cosa sarebbe andato incontro quel giovane figlio suo. Non lo ferma, ma non smette di volergli bene e di sperare in un suo ritorno.

Ai dodici che sono rimasti Gesù chiede: “Volete andarvene anche voi?”. E Pietro, a nome di tutti i dodici risponde: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. E che cosa rispondiamo noi?

La fede ci aiuta a scegliere per la vita che rimane per sempre

Ci sono tanti modi di vivere: si può vivere solo per se stessi, restando disinteressati ed estranei a quello che accade vicino a noi e lontano da noi; si può vivere cercando gli altri per i propri fini, usandoli quando ci servono; si può vivere solo per il presente, per l’oggi, solo per ciò che passa. Pietro dice: “Tu hai parole di vita eterna”.

Che cosa è la vita eterna di cui parla Pietro, le parole di vita eterna dette da Gesù? La vita eterna è la vita stessa di Dio che ci viene data. Chi accoglie le parole del Vangelo e le mette in pratica entra già da ora in questa vita di Dio, detta eterna perché continua anche dopo la fine della nostra vita sulla terra. Chi crede in queste parole di Gesù, conosce cose che prima non conosceva, conosce l’interesse di Dio per ogni uomo, il suo amore per tutti. E ne viene coinvolto. E comincia a vivere questi rapporti che allargano l’orizzonte familiare, l’orizzonte della vita quotidiana e lo arricchiscono. Tanti volti a cui prima non facevamo caso cominciano ad interessarci, a farci fermare. Tanti sentimenti di compassione germogliano dentro di noi, dono e manifestazione della vita di Dio in noi.

Ma perché questa esperienza diventi nostra c’è bisogno di credere, di avere fiducia che da queste parole accolte e vissute sgorga in noi la vita nuova: “noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Commenta sant’Agostino (commento a Gv.27,9)

Non dice Pietro, abbiamo conosciuto e abbiamo creduto, ma “abbiamo creduto e abbiamo conosciuto”. Abbiamo creduto per poter conoscere; infatti se prima volessimo sapere e poi credere, non saremmo capaci né di conoscere né di credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? “Che tu sei il Cristo Figlio di Dio”, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e tu ci dai, nella carne e nel sangue tuo, ciò che tu stesso sei.

Il Signore ci conceda di poter fare l’esperienza dei tanti discepoli del Signore che in ogni tempo “hanno creduto” e perciò “hanno conosciuto” una vita nuova che dà gioia e comunica gioia. “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, - ricorda Paolo (1 Cor.2,9) - né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”.

  • Intenzioni di preghiera:

  • Signore, tu ci metti dinanzi alla nostra libertà, lasciandoci liberi di scegliere di vivere con te o senza di te; aiutaci a scegliere per la vita con te, che rimane per sempre.
  • Signore, tante volte anche a noi le tue parole ci sembrano dure, perché vorremmo parole accomodanti e poco impegnative; ma tu ci vuoi portare a vivere una vita come la tua. Ti preghiamo, fa' che ci lasciamo coinvolgere dalla tua Parola.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutti i pastori della tua Chiesa: perché proclamino sempre con coraggio la tua Parola che è salvezza per questo mondo.
  • Accogli o Signore le invocazioni che salgono a te dai tanti luoghi di questa terra: consola chi soffre, proteggi chi è in pericolo, guarisci chi è malato, dona a tutti la pace del cuore.
  • O Signore, aiutaci a superare la voglia di voler prima comprendere tutto e poi credere; aiutaci a credere in te per poter conoscere la bellezza della vita con te.
  • Ti preghiamo, Signore, per la pace. Sostieni gli sforzi di quelli che lavorano per la pace. Concedi giorni di pace a quelli che hanno conosciuto la violenza e la durezza della guerra.