"Come io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" |
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 6 versetti da 51 a 58
51Gesù disse alla folla: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
camminiamo con la forza del pane di vita
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Noi chiediamo qualcosa, Gesù vuole darci tutto se stesso
Da quattro domeniche stiamo leggendo il Vangelo di Giovanni, in questo lungo dialogo di Gesù con la folla, assieme ai suoi discepoli. Quando Gesù dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” chiama quelli che lo stanno ascoltando – e chiama anche noi – ad entrare in un rapporto vivo e personale con lui.
Siamo prima della Pasqua quando Gesù tiene questo lungo discorso che stiamo leggendo lungo queste ultime domeniche. E il Giovedì Santo, quando si troverà a tavola con i suoi primi amici per celebrare la Pasqua secondo la tradizione ebraica, realizzerà quanto ora sta spiegando alle persone che hanno assistito al miracolo della moltiplicazione dei pani.
Noi cerchiamo qualcosa da Gesù; egli vuole darci tutto se stesso, la sua stessa vita comunicata a noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”. Egli vuole che noi diventiamo una sola cosa con lui, per poter vivere una unione bella anche fra di noi e con gli altri.
Il Signore ci dona se stesso nell’Eucarestia
Quando le persone che hanno visto il miracolo della moltiplicazione dei pani tornano a cercare Gesù, egli dice loro: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà” (Gv. 6,26-27).
Il cibo che non perisce, ma che dura per sempre, è l’Eucarestia, il pane e il vino che diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Per questo c’è bisogno di ritrovarci la domenica con la gioia di entrare sempre più in questo rapporto col Signore, in questa unione profonda con lui, a cui ci chiama.
I giudei si mettono a discutere fra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Potevano dire a Gesù: Signore noi non comprendiamo, aiutaci a comprendere. No. Essi discutono fra di loro. Scrive sant’Agostino: “essi discutevano perché non capivano il significato del pane della concordia e non volevano mangiarne. Quelli che mangiano tale pane non litigano, in quanto – come dice l’apostolo Paolo – «poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1Cor.10,17).
In mezzo alle divisioni i cristiani siano segno di unione
Quante divisioni sono sotto i nostri occhi: divisioni fra popoli fino a farsi la guerra, che provoca morti e distruzioni; divisioni fra quelli che hanno molto e quelli che mancano del necessario; a volte ci sono divisioni anche fra di noi … nell’ambito delle nostre famiglie.
“Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”: questo è l’intento di Gesù, che noi viviamo per lui, uniti a lui, viviamo la vita che egli è venuto a donarci. Ogni volta che ci ritroviamo assieme la domenica, facciamo attenzione a questa dimensione familiare che il Signore vuole creare con noi, i suoi amici. La domenica è ogni volta l’invito a vivere l’intimità col Signore Gesù.
Quanto è importante per gli uomini di oggi vedere dei cristiani uniti fra di loro, che si aiutano, che si fermano accanto alle persone più povere, ai malati, alle persone indebolite nel corpo, che diventano amiche degli stranieri. La gente guarda ed è attirata quando incontra cristiani veri, che vivono le parole del Vangelo.
Essere profetici nei nostro comportamenti, guardando al futuro
L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani della comunità di Efeso dice: “comportatevi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi”. Questo invito dell’apostolo vogliamo sentirlo anche per noi. La nostra società sta attraversando momenti di trasformazione profonda. Gli stranieri che vengono in Italia, sappiamo bene quanto sono diversi non solo nella religione, ma nelle tradizioni, nella mentalità, negli usi e nei costumi.
Quel padre pakistano che è arrivato ad uccidere la sua giovane figlia, perché si era allontanata dalle tradizioni della sua famiglia e del suo popolo, ci fa molto riflettere. Si parla e si discute tanto di queste cose, tante volte si scuote il capo di fronte a queste situazioni. Ma chi è che fa qualcosa per loro, per questi stranieri? Alcuni di noi sanno di esperienze belle che si possono vivere con loro, anzi alcuni fra noi attraverso l’insegnamento della nostra lingua italiana, hanno potuto entrare nel loro mondo, diventare loro amici ed aiutarli, come prendendoli per mano, ad entrare in questo nostro mondo tanto diverso dal loro mondo di provenienza.
Il Signore ci dona l’intelligenza che viene dal suo Spirito di amore
L’incontro col Signore nella santa liturgia ci apre all’intelligenza di queste situazioni che sono nuove per noi. In un clima gioioso il Signore ci istruisce, ci apre la mente e il cuore. E comunicando al suo Corpo riceviamo uno spirito, una forza che ci aiuta a vivere e ad esprimere la nostra vera umanità, quella di coloro che vivono da figli di Dio.
Anche le parole dell’antico libro dei Proverbi, uno dei libri della Bibbia, nella parte dell’Antico Testamento, sono un invito a fare della domenica, del nostro incontro attorno alla mensa del Signore, in cui egli si fa nostro cibo, un momento bello e importante nella nostra settimana: “Chi è inesperto accorra qui!” A chi è privo di senno la Sapienza dice: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza”.
Il Signore ci conceda, formati attraverso la santa Liturgia, di abbandonare la stoltezza, di camminare per la via dell’intelligenza che egli ci apre innanzi; ci aiuti a comportarci da uomini saggi, in questo tempo in cui più che di parole c’è bisogno di persone che vivono in modo fraterno, aperti a quelli che sono diversi da noi, a quelli che facilmente sono dimenticati da tutti.
Intenzioni di preghiera:
- Signore, noi spesso ci accontentiamo solo di chiederti qualcosa, ma tu ci vuoi dare tutto te stesso. Aiutaci ad accogliere tutta la tua vita, a vivere uniti a te come tu lo sei con il Padre tuo.
- Signore, fa che dalla Santa Liturgia apprendiamo a vivere la comunione fra di noi, nella gioia comune e nella fraternità vicendevole.
- Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutti i pastori della tua Chiesa: perché tutti possiamo vivere la vita come dono, così come il Signore ci ha offerto la sua vita in dono.
- Accogli o Signore le invocazioni che ti presentiamo e che sono state affidate lungo questa settimana alla nostra preghiera: consola chi soffre, proteggi chi è in pericolo, guarisci chi è malato, dona a tutti la pace del cuore.
- O Signore che sei venuto ad abolire ogni divisione e ad abbattere ogni muro di separazione, aiuta le popolazioni ferite nel corpo e nel cuore dalla guerra a rirprendere fiducia, a cercare nel dialogo la via di una convivenza pacifica.
- Ti preghiamo, Signore, per tutti quelli che sono stranieri nella nostra terra; suscita persone che li accolgano, li aiutino e li comprendano nelle loro difficoltà.
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