parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 30/10/05
Domenica 31ª Tempo Ordinario /A
   

Letture: Malachia 1,14 - 2,2.8-10; Salmo 130; 1 Tessalonicesi 2,7-9.13; Matteo 23, 1-12.


"Non fatevi chiamare "rabbì", perchè uno solo è il vostro maestro"

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 23 versetti da 1 a 12

1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.

4Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.

5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; 6amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare «rabbì»dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare «rabbì», perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10E non fatevi chiamare «maestri», perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.

11Il più grande tra voi sia vostro servo; 12chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

una vita alternativa a quella del mondo

Siamo discepoli che vogliono ascoltare il Signore

Ci poniamo anche oggi dinanzi al Signore come discepoli che vogliono lasciarsi istruire da Lui. Le parole del Vangelo di oggi rivolte alla folla e ai suoi discepoli le sentiamo rivolte a noi. Nelle sue parole c’è sempre la premura affettuosa perché noi possiamo diventare liberi dalla normale mentalità terrena che tanto influenza anche la nostra vita.

Gesù guarda ai suoi discepoli, alla comunità che egli in ogni luogo raccoglie intorno a sé, avendo nel cuore l’immagine delle beatitudini a cui chiama tutti noi.

Siamo chiamati ad essere “poveri in spirito”, cioè umili nel cuore, miti in mezzo a tanti atteggiamenti di contrapposizione e di voglia di prevalere sugli altri, senza rassegnarci di fronte alle ingiustizie che si abbattono su tanti.

E in questa realtà testimoniare la bellezza di essere uomini e donne umani, sensibili, solidali con chi vive in mezzo a grandi difficoltà. Vivere con un cuore puro e semplice, mentre vediamo furberie, calcoli, poca sincerità, con cui tanti cercano di gestire la propria vita. E operare alacremente per creare ponti fra gli uomini, facendo opera di riconciliazione fra quelli che sono divisi e lontani.

Il pericolo di vivere secondo la logica del mondo

Il Signore ci dice che i suoi discepoli corrono il pericolo di allontanarsi dalla costruzione di quella famiglia umana che nasce dalle beatitudini del Vangelo.

C’è il pericolo del “dire e non fare”, di fare tante belle affermazioni giuste e vere, ma non vivere secondo quello che si afferma e si crede. E noi ci lasciamo interrogare su questo, riflettendo e chiedendoci se non viviamo anche noi la discrepanza tra il dire e il fare.

Gesù è venuto a liberare l’uomo, non a imprigionarlo in una serie di riti e di regole complicate. Il nostro rapporto con lui e col Padre suo si vive nella stessa dimensione dell’amore col quale è entrato nella nostra vita.

Da questo amore che informa tutta la vita del discepolo discende il legame fraterno, l’attenzione amorevole verso i più deboli e più poveri.

Vivere la logica dell’amore

“Dio è amore” scrive Giovanni nella sua prima lettera (4,16), e questo amore rende piana e diritta la via su cui camminare. Non mettiamo attorno al comandamento dell’amore tante minute prescrizioni che diventano come una siepe attorno, che ostacola l’incontro col Signore e con gli uomini.

L’immagine delle “frange” (strisce di lana azzurra o bianca portati ai bordi dei quattro capi del mantello, per ricordare i comandamenti di Dio) e dei “filatteri” (piccole capsule di pergamena nelle quali si infilavano minuscoli rotoli con parole della Bibbia, che si portavano legate al braccio e alla fronte) ci mette in guardia dall’esibizionismo, che facilmente diventa vuota esterioritàdi quello che invece deve essere un rapporto personale con la Parola di Dio. La Parola del Signore deve trasformare i nostri pensieri e sentimenti.

Il passaggio dall’esteriorità all’ambizione diventa facile, quando si dimentica di vivere lo spirito delle beatitudini, nell’atteggiamento di servizio che apprendiamo dal Signore: “non sono venuto per essere servito, ma per servire …io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Marco 10,45 e Luca 22,27). Anche nella casa di Dio, nella comunità, si può ambire al primo posto, cercando il prestigio e il riconoscimento per quello che si fa.

La bellezza della famiglia del Signore

Ma nella comunità del Signore non possiamo vivere così, perché il nostro maestro è Gesù; e di fronte a lui siamo tutti fratelli e sorelle. La fraternità è il tratto della comunità cristiana che vive la gioia della riconciliazione fra coloro che erano lontani, estranei.

È bello vedere ricomporsi la famiglia del Signore in quell’unità profonda che viene dallo Spirito, dove giovani e vecchi, piccoli e grandi si ritrovano con la stessa dignità di figli dell’unico Dio, nostro Padre.

Scrive il profeta Ezechiele: “così dice il Signore Dio: Deponi il turbante e togliti la corona: tutto sarà cambiato: ciò che è basso sarà elevato e ciò che è alto sarà abbassato” (cap.21, v.31). La pagina evangelica di oggi ci dice come non deve essere la comunità e come invece potrebbe diventare.

Se ci vincoliamo all’unico maestro, Gesù, al Vangelo delle Beatitudini, noi possiamo essere “nel mondo ma non del mondo” e vivere vicino ai più poveri e bisognosi, che Gesù chiama i suoi fratelli. Eliminando di mezzo a noi tutto ciò che è dominio e prestigio viviamo il servizio ai poveri e quello vicendevole nella libertà che viene dall’amore del Signore.

Mettiamo da parte l’etica del fariseo che giudica, che cerca la pubblicità, che vuole essere vista e riconosciuta e camminiamo con i sentimenti delle beatitudini: umili, miti, puri di cuore, misericordiosi, amanti della giustizia e operatori di pace.

 

Intenzioni di preghiera:

  • Ti preghiamo o Signore fa crescere in ognuno di noi la coscienza di essere salvato dal tuo amore, perché ne nasca una vita generosa, aperta ai fratelli, solidale nella comunità, pronta al perdono, buona nell’accoglienza. Rafforza, Signore, la nostra unione! Proteggi la nostra comunità da ogni male!

  • Signore, che non vuoi da noi gesti esteriori ma ci chiedi la prontezza di spirito per seguirti, insegnaci ad essere come tu sei stato in mezzo agli uomini: a servire con cuore umile e senza cercare i nostri interessi.

  • Ti preghiamo o Signore custodisci il papa Benedetto XVI, il nostro vescovo Michele,e benedici la tua Santa Chiesa, rendila capace di testimoniare al mondo la tua predilezione per i più piccoli, per i poveri, per gli umili di cuore.

  • Signore illumina tu le menti e i cuori di tutti perché gli uomini non cedano alla rassegnazione e al pessimismo, non smarriscano la speranza e sappiano sognare e costruire un mondo più umano.

  • Signore, tu che sei un Padre buono, vicino a chi ha il cuore ferito, e salvi chi ha lo spirito affranto, riscatta la vita di chi si affida a te, proteggi chi in te si rifugia. In particolare ti preghiamo per tutti i poveri, i malati, gli anziani.

  • [per i bambini] Gesù, aiutami a capire che la cosa più importante per te è volerci bene come hai fatto tu, non escludendo nessuno.

  • Ti preghiamo o Signore per l’Africa, perché possa risorgere ad una vita nuova, perché sia sollevata dalla miseria e dalla divisione. In particolare ti preghiamo per tutti i malati di Aids, perché possano ricevere cure e sostegno, perché la loro vita possa essere difesa.

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