Corinto era una grande città romana. Capitale della provincia romana dell’Acaia, contava circa 500.000 abitanti.
A metà del I secolo dopo Cristo, tempo in cui vi giunse l’apostolo Paolo, era la vera metropoli romana del mondo greco, un intreccio di culture e di religioni.
Paolo vi giunse dopo essere stato in Macedonia e ad Atene (Atti degli Apostoli 16-17) e vi rimase a lungo, circa un anno e mezzo (Atti 18).
A Corinto Paolo fondò una comunità numerosa composta soprattutto di pagani, anche se non mancavano gli ebrei convertiti.
Paolo seppe comunicare il Vangelo in questo mondo culturale così diverso e multiforme
A Corinto nacquero presto divisioni e problemi all’interno della comunità, soprattutto a causa di alcuni predicatori, che denigravano Paolo, e di altri cristiani provenienti dall’ebraismo, che osteggiavano Paolo perché predicava un Vangelo troppo libero dalla legge mosaica.
Le due lettere ai Corinzi nascono in questo contesto. Paolo probabilmente aveva scritto almeno un’altra lettera che però non è rimasta. Ciò mostra l’affetto e l’attaccamento dell’apostolo a questa comunità che rappresentava l’inculturazione più riuscita del Vangelo nella grande cultura ellenista.
Paolo è preoccupato che non si snaturi il Vangelo da lui annunciato e che si mantenga l’unità di una comunità composta da gente diversa per provenienza e anche per ceto sociale.
La lettera, scritta da Efeso tra il 52 e il 57, dopo l’introduzione (1, 1-9), si sviluppa in due grandi parti: la prima contiene le risposte alle notizie giunte sui problemi interni alla comunità (1, 10-6, 20); la seconda prende in esame le questioni poste dalla lettera scritta dai corinzi (7, 1-16, 12).
La lettera termina con una serie di esortazioni e saluti (16, 13-24).