"Lingue come di fuoco si dividevano e si posarono su ciascuno di loro" |
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Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 20 versetti da 19 a 23
19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.
20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21Gesù disse loro di nuovo:
“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse:
“Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.
con la forza dello spirito
operiamo per la riconciliazione degli uomini
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Anche noi come in quel giorno di Pentecoste
Anche noi ci ritroviamo oggi insieme nel primo giorno dopo il sabato, come quei primi discepoli di Gesù riuniti a Gerusalemme. E forse anche noi ci ritroviamo a porte chiuse, come loro: “erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei” – dice il Vangelo (Giovanni 20,19). Le porte di questo luogo sono chiuse quando ciascuno di noi vive rinchiuso pensando solo ai suoi problemi, quando assieme non riusciamo a vedere quelli che in mezzo alla folla indistinta danno segni che cercano qualcosa per la loro vita, quando non sentiamo le voci di lamento per il dolore che colpisce la vita di tanti.
La comunità dei credenti, la Chiesa, qui e in ogni parte del mondo è chiamata sempre più ad aprirsi al mondo, ad andargli incontro con la forza che le viene da Dio e farne dono alla vita degli altri. Nel giorno della Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, si rinnova per noi il miracolo della Pentecoste. E a ciascuno di noi, raccolti in preghiera come i primi discepoli quel giorno a Gerusalemme, il Signore è pronto a dare quella forza che scuote dal torpore, libera dalla paura di uscire fuori da se stessi e aprirsi al mondo. Su ciascuno egli è pronto a far scendere di nuovo il fuoco dello Spirito che purifica dal risentimento, dalla rabbia, dalla durezza e ci rende capaci di parlare una lingua nuova che penetra nel cuore degli uomini.
La Chiesa: una comunione vivificata dallo Spirito
La Chiesa non è un’organizzazione con pochi responsabili e molti esecutori; piuttosto essa è una comunione di persone che vivificata dallo Spirito di amore di Dio, opera nel mondo per la sua trasformazione, in un processo lento, che affronta le tante divisioni e violenze con la forza mite che viene da Dio. E a ciascuno è chiesto di manifestare questa forza di amore in modo diverso, secondo il luogo in cui si trova ad operare, le condizioni sue proprie e secondo il bisogno delle persone che ha innanzi, proprio come ci spiega l’apostolo Paolo: “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1 Corinzi 12, 7).
Ogni volta che noi celebriamo la santa Liturgia, il Signore viene in mezzo a noi per riconciliarci con Lui e fra di noi: “Pace a voi” – dice Gesù ai discepoli; “il Signore sia con voi”, “la pace del Signore sia con voi” – ripetiamo più volte nella liturgia.
Il Signore viene per riconciliarci, purificarci dalle divisioni e dagli intorpidimenti che la vita quotidiana produce in noi. Ma egli ci riconcilia perché, con la forza di amore che ci comunica, diventiamo a nostra volta riconciliatori: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Giovanni 20, 21).
È il compito della Chiesa di ogni tempo: condurre gli uomini dagli interessi contrapposti alla ricerca del bene comune, da soluzioni dei problemi cercate con l’uso della forza alla scelta della via del dialogo paziente e del confronto rispettoso. E per questo compito così difficile e delicato, la sua unica forza è quella che viene dall’alto, quella che il Signore le dona largamente in ogni tempo: la forza dello Spirito.
La Pentecoste: festa del raccolto e rinnovo dell’alleanza
La celebrazione della Pentecoste ci fa guardare ai frutti di umanità, di riconciliazione, che egli ha operato in mezzo a noi e per mezzo nostro in questo anno; ci spinge a diventare più consapevoli di questa forza che opera per la riconciliazione fra gli uomini; ci chiede oggi di rinnovare questo legame di amore che il Signore è venuto a stabilire con i suoi discepoli, con il popolo dei credenti che cresce ogni giorno in ogni parte del mondo dove si predica il Vangelo.
Oggi, anche noi riuniti in preghiera chiediamo al Signore che faccia nuovamente scendere su ciascuno la forza dolce del suo Spirito, perché ci scuota dall’abitudine stanca, ci consoli nelle difficoltà, ci faccia crescere nell’amore, ci apra alla misericordia verso tutti, ci renda vicini a quelli che sono nel dolore, che vivono nella solitudine, che sentono il freddo dell’abbandono.
La parola del Vangelo di oggi ci rende consapevoli della forza di questo dono e della responsabilità bella che il Signore ci ha dato per il bene di questo mondo: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Giovanni 20,22-23). Noi abbiamo la forza di dare vita, di riannodare fili spezzati, di comunicare speranza, di riconciliare uomini e donne divisi, di unire nello Spirito di amore tutti quelli che sono prigionieri di rancori, rabbie, rivendicazioni, sopraffazioni.
Possa questa nostra comunità, insieme con tutta la Chiesa, vivere questo dono, operare con questa forza, sperimentare ogni giorno di più la verità delle parole di Gesù. In esse hanno creduto i primi discepoli, in esse anche noi vogliamo credere e con la forza che viene dal Signore, operare.
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