Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. |
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Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 6 versetti da 51 a 58
Gesù disse alle folle dei Giudei: 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
53Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell`uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell`ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il cibo che da il vero nutrimento viene dal signore
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La cena del Signore
La festa del Corpus Domini non è tra le più antiche. La prima volta si celebrò a Liegi nel giugno del 1246, a seguito delle visioni di una suora ospedaliera, Giuliana di Mont-Cornillon, che desiderava rafforzare l’onore per l’Eucarestia di fronte a insorgenti polemiche contro la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino. Diversi prodigi avvenuti nello stesso periodo, tra cui il miracolo di Bolsena con il corporale insanguinato da un’ostia spezzata da un sacerdote dubbioso, sotto gli occhi della corte pontificia che si trovava a Orvieto, convinsero Urbano IV a estendere la festa a tutta la Chiesa latina. Questa festa però affonda le radici nell’ultima cena di Gesù con i discepoli, quando trasformò il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Questo mistero sta nel cuore stesso della Chiesa, è anzi fonte e culmine della sua stessa vita. È fede ininterrotta della Chiesa che nell’Eucarestia – tocchiamo una delle dimensioni della “carnalità” del cristianesimo – vi sia il “corpo” di Cristo, secondo le parole pronunciate da Gesù.
Con questa festa si sottolinea in modo particolare la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia. E potremmo aggiungere che Gesù non è presente in qualsiasi modo nell’Eucarestia, ma come pane “spezzato”, ossia come uno che continua a donare la sua vita per la salvezza di tutti. Gesù continua a “spezzarsi” per noi e a versare il suo sangue per la nostra salvezza.
I nostri veri bisogni
Il “pane consacrato” polemizza con il nostro modo consumista di vivere, con la salvaguardia spasmodica di noi stessi e dei nostri interessi particolari; quel “pane santo” è una contestazione, silenziosa ma decisa, di un mondo ripiegato su se stesso. Sono significative allora le tradizionali processioni con l’Eucarestia che in questo giorno si fanno lungo le strade delle città. C’è bisogno che si veda Gesù passare nuovamente sulle nostre strade per salvare e aiutare tutti. C’è bisogno, appunto, che il “Corpo di Cristo” si veda ancora camminare per le vie del mondo.
E si potrebbe accostare a questa processione eucaristica anche quell’altra processione quotidiana di poveri che traversa le nostre città. Anch’essi sono il “Corpo di Cristo” e traversano, tra l’indifferenza dei più, le nostre strade. Siamo chiamati a meditare di più sulle parole di un antico e coraggioso vescovo di Costantinopoli, Giovanni Crisostomo: “Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è ignudo. Non onorate il corpo di Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori delle chiese trascurate quest’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità”.
Il messaggio è chiaro: ambedue sono corpo reale di Cristo. E Cristo non è diviso, a meno che non lo dividiamo noi.
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