"Le pecore lo seguono
perché conoscono la sua voce " |
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Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 10 versetti da 1 a 10
1«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
camminiamo fiduciosi e sicuri dietro al Signore
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È Gesù colui a cui possiamo affidarci senza timore
È facile, vivendo la nostra vita di tutti i giorni, perdersi dietro ai tanti richiami che ci sollecitano, ci appaiono soddisfacenti ed utili. Nei tanti fatti di cui siamo partecipi, nelle notizie che ci raggiungono ogni giorno, ci sono suggerimenti ed indicazioni che ci appaiono convincenti. Ma sono veramente utili alla nostra vita? Ci aiutano a vivere meglio e a rendere migliore questo mondo?
L’annuncio della Pasqua risuona forte nelle parole di Pietro che, assieme agli undici, egli rivolge alla folla radunata: “Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!” (Atti 2,36).
Il Signore è colui dal quale nulla dobbiamo temere, anzi è colui dal quale viene ogni bene per noi e per questo mondo. Le nostre titubanze, il nostro oscillare fra una risposta al Signore aperta e libera e il mantenimento delle nostre riserve, non ci aiutano a conoscere e vivere la vita piena di amore che sgorga dalla Pasqua.
Egli si avvicina a noi come il pastore del gregge, a cui il guardiano apre e le pecore lo conoscono e si fidano di lui. Sì, il Signore ci conosce uno per uno, ci vuole bene, ci chiama per condurci fuori del recinto dentro cui la nostra vita sembra al sicuro, mentre è sempre esposta al pericolo di chi di nascosto cerca di rovinare la nostra vita. In ogni tempo ci sono quelli che vengono “per rubare, uccidere e distruggere” (Gv. 10,10).
Gesù è la porta per la nostra vita e la guida sicura
Gesù è la “porta” attraverso cui uscire tranquillamente e aprirci al mondo senza essere ingannati. Ed è nello stesso tempo il pastore che ci guida, camminando innanzi a noi. “Questa è la porta del Signore attraverso cui i giusti passano” – dice il salmo (118,20). Egli è la porta perché con le sue parole ci fa passare dalla vita vecchia ripiegata su noi stessi, sempre alla ricerca di qualcosa che ci appaghi pienamente, alla vita che viene dall’alto e che in Gesù si manifesta e che ci fa vivere in pace con noi stessi e con gli altri.
Fra noi e il Signore viene a crearsi un clima di fiducia, di intimità. Egli ci conduce fuori dal recinto, cammina innanzi a noi; e noi lo seguiamo perché conosciamo la sua voce. I farisei che ascoltano Gesù che parla non comprendono queste sue parole. Le comprendono quelli che si affidano a lui, lo ascoltano con fede e lo seguono con fiducia.
“Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà – dice Gesù – ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Marco 8,35). Lasciamo che tutta la nostra vita passi attraverso il Vangelo, perché sia rinnovata. Il Vangelo di Gesù trasforma i pensieri di rivalsa, di contrapposizione, di giudizio spesso duro verso gli altri, in pensieri che ci conducono ad accompagnarci agli altri, a camminare insieme e a diventare misericordiosi verso gli altri e conoscere la gioia della comunione fraterna.
La libertà che ci dona il Signore
Il Vangelo ci manifesta Gesù, ci fa incontrare con Lui; e la nostra vita viene trasformata, viene salvata dai miraggi che ci sembrano realtà. Le energie di amore che il Vangelo sviluppa in noi ci rendono liberi; liberi nel cuore che impara sempre più ad amare perché Gesù è la fonte che disseta, che comunica un amore appassionato per gli uomini, nostri fratelli.
Perché accontentarci di quello che la vita del mondo ci può dare - quando riusciamo ad averlo - mentre abbiamo di fronte colui che è il Signore della vita ed è venuto perché noi “abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza”? (Gv. 10,10). Egli ci insegnerà a riconoscere quelli che vengono a noi “in vesti di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (Mt. 7,15). Egli – come canta il salmo – “su pascoli erbosi ci fa riposare, ad acque tranquille ci conduce, ci rinfranca, ci guida per il giusto cammino” (salmo 22,2-3). Non sono solo parole, ma è la realtà che sperimentano quelli che si affidano a Lui.
Affidiamoci al Signore, lasciamoci condurre dove egli ci porta, apriamoci a questo amore che egli ci manifesta, che ci fa uscire dalla massa anonima per fare di noi un popolo, dove ognuno è conosciuto e chiamato per nome e dove ci possiamo riconoscere fratelli, figli di un solo Dio che è nostro Padre. “Pentitevi – dice anche a noi l’apostolo Pietro con parole accorate (Atti 2,38) – e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Cristo, per la remissione dei vostri peccati” – cioè immergete la vostra vita in Cristo ed egli la purificherà, la trasformerà. E il dono dello Spirito è il dono del suo amore che ci rende capaci di una vita veramente umana, perché ci insegna a prenderci cura degli altri, a farci vicini e a comunicare speranza e gioia a chi ha bisogno di riprendere a sperare e di ritrovare la gioia.
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