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parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 01/08/04
domenica 18ª Tempo Ordinario - anno C
 

Letture : Qoèlet 1,2;2,21-23; Salmo 94; Colossesi 3,1-5.9-11; Luca 12,13-21.

 
"Guardatevi e tenetevi lontano
da ogni cupidigia".

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 12, da 13 a 21.

13Uno della folla gli disse: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

15E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».

16Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?

18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.

20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?

21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

pensiamo ai beni terreni,
senza dimenticare i beni di Dio

Non fondiamo la vita sui beni terreni

Il Vangelo di oggi viene a parlarci in modo molto diverso dal linguaggio di questo mondo, vuole orientare il timone della nostra vita in modo sapiente verso realtà durature, che non si estinguono.

Un giorno, mentre Gesù è attorniato dalla folla, ascolta la richiesta di uno che gli dice: "Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità". È una domanda che ci fa pensare a questioni molto frequenti anche ai giorni nostri, fra parenti, fra fratelli e sorelle dello stesso sangue, al momento di dividere i beni dei propri genitori. E sappiamo bene quanti litigi, quante questioni perché c’è sempre chi vorrebbe qualcosa più del giusto, approfittando di una sua posizione di maggiore forza.

E spesso nascono lacerazioni, rancori, che non si appianano facilmente, che durano a volte degli anni.

Tutto questo perché la nostra vita è fondata sui beni terreni, sulle proprietà, sul danaro che si vuole aumentare sempre di più. Il problema non è il possesso dei beni, ma questa sete smisurata, insaziabile, che ci rende avari, chiusi ai bisogni degli altri.

La malattia di una società fondata sull’economia: possedere, possedere …

Per prima cosa Gesù rifiuta di farsi giudice di queste questioni, non si fa tirare dentro queste questioni delle spettanze. Approfitta piuttosto per metterci in guardia da questa sete smisurata di beni. Tutti abbiamo bisogno di una casa, del necessario per vivere, di un po’ di riposo e della possibilità di usufruirne. E i beni ci sono dati proprio per questo.

Ma quanto facilmente si passa dall’uso dei beni – cosa giusta e santa – all’abuso dei beni, cioè a questa ricerca affannosa, interminabile, di avere e possedere sempre di più. Per questo Gesù dice: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni".

Cupidigia è questo desiderio incontenibile di possesso, di affermazione economica che diventa voglia sfrenata, diventa ragione della propria vita per tanti. E rende avari nei confronti degli altri. Si pensa che più si possiede e più si può vivere tranquilli.

Si finisce così per vivere una dimensione puramente terrena, materiale, che impoverisce la nostra dignità di persone, inaridisce la nostra umanità e si diventa insensibili, indifferenti. E ci si dimentica anche del limite della nostra vita, ci si dimentica dell’autore di ogni cosa, Dio, da cui veniamo e verso il quale siamo diretti.

Siamo fatti per una vita che non finisce

È quello che accade all’uomo della parabola raccontata da Gesù, di quest’uomo ricco, in un momento di prosperità, fa progetti di ampliamenti, fondando la sua sicurezza proprio sull’abbondanza dei suoi beni. Si sente sicuro: "Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia".

Non è un caso che stoltamente oggi non si ama pensare alla morte, da fastidio chi ce lo ricorda, si preferisce cambiare discorso. Ma la parola del Signore senza giri di parole ci dice: "Vanità delle vanità, vanità delle vanità, tutto è vanità".

Noi siamo fatti per Dio, tutto ci viene da Dio, le cose e i beni che usiamo ci ricordano Dio, da cui vengono tutte le cose. "Se siete risorti con Cristo – ci ricorda l’apostolo Paolo - cercate le cose di lassù … pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra".

Ma il punto è questo: "Se siete risorti con Cristo …": il cristiano è colui che con Cristo risorge, rinasce a vita nuova. Entra cioè in una dimensione di vita in cui il Vangelo è il suo metro di misura, l’occhio attraverso cui vede e comprende tutte le cose. E si orienta verso il regno di Dio, verso la grande famiglia che tutti ci riunisce, che iniziamo a vivere su questa terra per poi continuare a viverla per sempre accanto a Dio.

Il Signore Gesù ci apre a una dimensione più vera della nostra vita

Per questo chi rinasce a vita nuova per mezzo di Cristo, nutrendosi ogni giorno della parola del Vangelo, non accetta questo mondo così come è, diviso in ricchi e poveri, in chi non possiede nemmeno il minimo necessario per vivere e chi possiede molto ma molto di più di quanto gli servirebbe. Non accettiamo il mondo diviso in due, in nazioni povere costrette ad emigrare dalle loro terre e nazioni ricche che cercano di arricchirsi sempre di più.

La parola di Dio ci dice che con Cristo noi entriamo nella fraternità universale in cui "non c’è più Greco (=pagano) o Giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti".

Lavoriamo perché Cristo diventi tutto per noi, la ragione della nostra vita, il pensiero dominante, da Lui ricevere orientamento, forza, senso della vita. E lavoriamo anche perché un numero sempre più grande di uomini e di donne si apra al senso della vita che Cristo ci comunica, liberandoci dalla schiavitù delle cose e dei beni, per usarli per il bene nostro e dei nostri simili, dei nostri fratelli.

 

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