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parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 04/07/04
domenica 14ª Tempo Ordinario - anno C
 

Letture: Isaia 66,10-14; Salmo 65; Galati 6,14-18; Luca 10,1-12.17-20.

 
"Rallegratevi che i vostri nomi
sono scritti nei cieli "

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 10, da 1 a 12 e da 17 a 20.

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro:

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.

10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. 18Egli disse: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

 

La messe è molta, ma gli operai sono pochi

Il Signore chiama a lavorare per il suo Regno

Ogni giorno ci giungono tante notizie: notizie di politica, di litigi, di possibili crisi; notizie di violenze provenienti da paesi dove si vive nel terrore, notizie di attentati; ci sono le notizie locali, di fatti che accadono vicino a noi.

Ci sono poi notizie che non ci giungono e non per questo sono meno importanti. Riguardano il grande continente dell’Africa di cui si parla solo quando degli stranieri provenienti da quel continente vogliono sbarcare in Italia o in Europa.

Le parole del Vangelo ci comunicano l’urgenza di andare, di uscire e parlare agli altri di queste necessità, di questi bisogni, comunicare pace e riconciliazione per questo mondo, comunicare il Vangelo:

“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. Da tempo è iniziato il cammino di un rinnovamento della Chiesa, in cui la parte attiva non sono più solo i sacerdoti, ma tanti laici che fanno proprie le parole del Signore e viverle in prima persona.

I settantadue discepoli che Gesù chiama e invia rappresentano i tanti laici che stanno diventando consapevoli della responsabilità che il Signore ha dato loro nella Chiesa e nella società, nel mondo.

C’è un vasto campo da coltivare

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Quanto c’è da raccogliere! Per poco che si esce da se stessi e si va incontro agli altri, li si ascolta, li si accoglie, vediamo veramente che “la messe è tanta”. Sono tanti quelli che aspettano una parola vera e disinteressata, un gesto di affetto, uno spazio di attenzione, per lasciarsi coinvolgere, per rispondere, per mettersi in cammino col Signore.

La nostra pigrizia e rassegnazione ci fa dire facilmente che sono poche le persone che si rendono disponibili ad andare secondo la parola del Signore, del Vangelo. Non è così. Certo sono tanti anche quelli che rifiutano. Lo dice anche Gesù nel Vangelo. Ma anche da loro bisogna andare, fare giungere l’invito del Signore. “Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno – dice il Signore – uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.

È un gesto per dire: noi abbiamo pensato anche a voi, vi abbiamo invitato. Assumetevi la responsabilità del vostro rifiuto.

Queste parole del Vangelo ci fanno riflettere sulla nostra responsabilità, ci fanno interrogare cu come continuare ad andare verso tutti e cercare sempre altre persone che vogliono accogliere la pace e la riconciliazione del Signore.

Camminare solo col bagaglio del Vangelo

Ma più che appesantirci con tanti bagagli fatti di tecniche, di parole adatte, di forza di intelligenza e di persuasione, procuriamo di intensificare il nostro rapporto col Signore, con la sua Parola. Siamo chiamati ad identificarci con Cristo, diventare sempre più simili a lui, perché quando parliamo sia il Signore a parlare per mezzo nostro, quando operiamo sia il Signore ad operare in noi con la sua forza. Per questo Gesù dice ai discepoli di tutti i tempi: “non portate borsa, né bisaccia, né sandali …”

Paolo da persecutore dei cristiani è diventato l’innamorato di Cristo e dice ai suoi amici della Galazia di non voler sapere altro che Gesù, il suo amore senza limiti manifestato fin sulla croce; egli si vuole conformare in tutto a lui.

Io – dice Paolo – voglio spendermi per il mondo come ha fatto lui, il Signore Gesù. Non perdiamoci su aspetti secondari della nostra fede. Non contano tanti dettagli – “non è la circoncisione che conta, né la non circoncisione” – piuttosto lasciamoci trasformare intimamente dalla Parola che fa rinascere: quello che conta è “l’essere nuova creatura”.

Le gioie dei discepoli

Gioiamo nel vedere il Signore che opera in noi e ci cambia, e continua a cambiarci. Riflettiamo e meditiamo su quanto il Signore ci fa vivere. “I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”.

Quando ci muoviamo solo con la forza del Signore che egli ci comunica nella preghiera, vediamo che le difficoltà vengono superate, le diffidenze si sciolgono, la fiducia si fa strada; vediamo che il Signore compie miracoli nei cuori delle persone, anche per mezzo nostro. E tutto questo ci fa tornare più decisamente al Signore, a cercare la comunione con lui, una comunione che vogliamo rafforzare.

Nella Chiesa vediamo tante nuove strade che si sono aperte perché la linfa del Vangelo continui a scorrere, a raggiungere per vie antiche e nuove altre persone. Ognuno si apra al Signore dentro la famiglia che egli ci ha donato, viva con gioia la comunione non solo col Signore ma anche con i fratelli, con i poveri – anche loro nostri fratelli. Noi non ci nascondiamo le difficoltà perché siamo deboli, siamo peccatori, abbiamo ciascuno ancora tanti difetti, ma siamo nella gioia perché vediamo che il Signore è con noi.

La comunità del Signore è come la Gerusalemme di cui parla il profeta: il Signore la benedice, fa scorrere in essa, come un fiume, la prosperità; dona agli altri di esprimersi e manifestare la propria ricchezza di amore, ci fa fare l’esperienza della sua tenerezza in cui siamo coinvolti.

Non è tempo il nostro da vivere nella mediocrità, accontentandosi di quel poco che si fa. È un tempo in cui gli scenari che abbiamo davanti ci chiamano a rispondere con sempre maggiore generosità al Signore che ci chiama, ci parla, ci manda come quei settantadue discepoli, senza timore di fronte al male, perché il Signore è con noi.
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