parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 22/02/04
Domenica 7ª tempo Ordinario - anno C
 

Letture: 1 Samuele 26, 2.7-9.12-13.22-23; Salmo 102; 1 Corinzi 15, 45-49; Luca 6, 27-38.

"Amate i vostri nemici,
fate del bene a coloro che vi odiano"

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 6 versetti da 27 a 38.

27Gesù disse ai suoi discepoli:

"A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.

29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

VINCERE IL MALE COL BENE

Cristiani coraggiosi per il nostro tempo

Questa pagina del Vangelo sgombra il campo dall’idea che essere buoni cristiani significa essere brave persone, dentro una logica comprensiva ed accomodante.

Davanti a un mondo che per un verso tende alla unificazione e dall’altra vede acuirsi contrapposizioni e disuguaglianze, davanti a tanti che desiderano percorrere la via del bene ma si sentono come smarriti in tanta confusione, i cristiani sono chiamati dal Vangelo di Gesù a scegliere con coraggio e decisione di percorrere la stessa strada del loro Maestro, una strada che certamente conduce alla pace e alla comprensione.

Si tratta di accogliere l’invito a vivere in maniera sempre più profonda il nostro essere cristiani nutrendoci delle sue parole e facendo nostri i suoi comportamenti nella vita concreta di ogni giorno.

Si può vivere il Vangelo

Davanti alla pagina evangelica di oggi, ci accorgiamo di essere ancora tanto distanti dal vivere profondamente quello che il Signore ci chiede. Pure dobbiamo riconoscere che più cominciamo a mettere in pratica queste parole e più vediamo che è possibile attuare il Vangelo ed è cosa buona per noi e per le persone che ci circondano, per tutto il mondo.

Sappiamo bene che nella vita quotidiana è tanto facile litigare, contrapporsi gli uni agli altri. Ma che cosa produce tutto questo? Rancori, divisioni, agitazione e perdita della serenità. Sappiamo anche che questo modo di pensare e di vivere applicato su scala più ampia produce guerre, accelera la corsa agli armamenti sempre più distruttivi, allontana la pace.

Davanti a tutto questo possiamo comprendere che le parole del Vangelo non sono una bella utopia ma una necessità, una urgenza per una vita e un mondo in cui ci sia più pace. Dice Gesù:

“Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano” (Luca 6,27-28).

Ma che via è questa? Una via per i deboli, per quelli che si fanno mettere i piedi in testa dagli altri? In realtà è la via dei forti, i forti nell’amore, di quell’amore che non è fatto di simpatia ma di volontà. È quella che Gesù chiama “la volontà del Padre mio” quando dice:

“Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Giovanni 4,34).

Gesù ci chiama a conformarci al suo comportamento in mezzo agli uomini. Leggendo il vangelo vediamo bene come il suo sguardo è costantemente rivolto al Padre suo, di cui egli ci manifesta i pensieri, i sentimenti, le opere attraverso le sue azioni.

Alzare lo sguardo verso il Padre nostro

Non è difficile vivere il Vangelo se anche noi abbiamo lo sguardo fisso nel Padre, come Gesù. Quando ci mettiamo in preghiera davanti al Signore avviene un cambiamento in noi, riceviamo una forza che non è nostra, e diventa possibile quello che con le nostre forze e pensieri non saremmo stati capaci di compiere.

La preghiera di Gesù, che a volte trascorreva intere notti davanti al Padre suo, ci indica da dove viene la forza per vivere secondo il Vangelo; ci fa conoscere il profondo legame che egli vive col Padre e la necessità di radicarci anche noi in questo rapporto intimo con Dio nostro Padre.

La nostra vita si gioca molto, moltissimo, sulle necessità materiali, sulle cose da compiere. La parola dell’apostolo Paolo ci ricorda che noi non siamo fatti solo di un corpo materiale, abbiamo una vita spirituale da nutrire, far crescere, sviluppare e manifestare.

Curiamo il nostro uomo interiore

Come ci preoccupiamo di curare l’uomo “tratto dalla terra che è di terra”, preoccupiamoci anche del “secondo uomo che viene dal cielo”. Se nutriamo e curiamo il corpo, pur essendo qualcosa di caduco, non dobbiamo curare e sviluppare “il secondo uomo che viene dal cielo”, sceso in noi con il soffio vitale di cui parla la Genesi?

“Allora il Signore Dio soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7).

C’è un “uomo celeste” in noi che trasforma “l’uomo di terra”, che può trasformare anche il nostro mondo. L’uomo celeste è colui che trasforma la mente e il cuore, ci fa vivere gli stessi sentimenti di Gesù. Le parole del Vangelo, vissute giorno per giorno, sono un balsamo per la nostra vita e per la vita di questo mondo: un mondo con tante ferite, tante amarezze, un mondo dal quale tante invocazioni si levano chiedendo aiuto.

C’è bisogno di persone che vivono il Vangelo delle beatitudini, dell’amore senza aspettare il contraccambio. Non ci è chiesto di diventare passivi dinanzi al male ma di assumere un atteggiamento che tende a fare del nemico un fratello.

La predicazione degli Apostoli è la predicazione di questo Vangelo che ha formato le prime comunità cristiane. Tante pagine delle lettere di Paolo ci riportano a questo Vangelo dell’amore per tutti e a qualunque costo:

“Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti ... se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Romani 12,17-21).

Amare i nemici, fare del bene a quelli che ci odiano, benedire quelli che ci maledicono, pregare per coloro che ci maltrattano, significa rivestirci dei sentimenti di Dio, come ancora Paolo ci dice:

“Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Colossesi 12-13).

Camminiamo ogni giorno facendoci più vicini a Dio nostro Padre attraverso quello che Gesù ci propone:

“Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro … Amate i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla” (v.36 e 36).

Entreremo così, poco a poco, nella dimensione della tenerezza stessa di Dio. È bello incamminarsi per questa strada affidandoci al Signore che certamente riverserà in noi abbondantemente la forza del suo Spirito, Spirito di amore, di compassione, di tenerezza.