|
"Questo è il mio corpo, che è per voi "
|
|
|
Dal Vangelo di Luca,
capitolo 9 versetti da 11 a 17.
11Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».
13Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C`erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». 15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
I CRISTIANI HANNO UNA FORZA
CHE PUo' cambiare il mondo
|
La forza dell'Eucarestia
Come parlare del Vangelo agli uomini d'oggi? Come comunicare loro che è possibile diventare uomini e donne di pace in un mondo così diviso e contrapposto? Sono domande che ogni cristiano si deve porre. Sono domande che richiedono risposte personali.
Oggi la Chiesa celebra la festa del Corpus Domini, la festa dell'Eucaristia che dà inizio e fine ad ogni settimana, con la celebrazione della Santa liturgia. Tante volte la celebrazione della liturgia può diventare un rito a cui noi partecipiamo. In realtà è quella l'immagine di un mondo che si incontra, che abbatte le divisioni e contrapposizioni.
Per questo c'è bisogno che le nostre celebrazioni domenicali siano belle, partecipate, senza la fretta di qualche altro impegno che ci attende ma vissute come incontro fraterno e familiare col Signore assieme ai nostri fratelli e sorelle. C'è bisogno di rimettere la Domenica a centro della nostra settimana.
Chi darà agli uomini di oggi risposte vere alle loro domande?
E c'è da dire che l'incontro gioioso col Signore avviene con davanti agli occhi e nel cuore le domande di questo nostro mondo, a cui con la forza del Vangelo possiamo rispondere.
Sono le domande a volte manifeste, altre volte implicite, di quelli che ci vivono a fianco, di quelli che ci guardano e vedono in noi comportamenti diversi da quelli che hanno tutti.
Noi non possiamo tenere per noi stessi quello che riceviamo dal Signore. Nella pagina evangelica di oggi vediamo il Signore attorniato da tanta gente; si parla di folle a cui Gesù parla di un mondo nuovo dove si vive nella giustizia e nella pace.
I discepoli sembrano sentirsi fuori da questa preoccupazione di Gesù per le folle. Pensano di poter fare poco o nulla per loro. Non pensano che la parola ricevuta, l'amicizia col Signore che hanno conosciuto e stanno vivendo, può essere comunicata, data a tutti.
Che cosa possiamo fare noi?
I discepoli pensano che ad un certo punto ognuno se la deve sbrigare da solo: "Congeda la folla, perché vada nei villagi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo". Non sono consapevoli che con la forza che viene loro dallo stare con Gesù, quello che hanno può essere condiviso, partecipato e moltiplicato, messo a disposizione di tutti. Il primo pensiero dei discepoli è quello di mandar via la gente. Ognuno se la deve vedere per sè.
È quello che facilmente e normalmente pensiamo anche noi: Che cosa possiamo fare noi di fronte alle domande della gente di oggi, del mondo dei giovani, davanti alla condizione degli anziani; o di fronte alla situazione di tante persone che vivono al Sud del mondo, come in Africa? "Non abbiamo che cinque pani e due pesci" - dicono i discepoli; come dire: non siamo in grado di affrontare le domande di tante persone.
Ma il vangelo ci racconta il miracolo dei pani e dei pesci che si moltiplicano. Quei pochi pani e pesci nelle mani di Gesù riescono a nutrire tutti: "li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla".
Il nostro poco messo nelle mani del Signore
Sono parole che ci riportano alla celebrazione dell'Eucaristia, alle parole che ripetiamo in ogni celebrazione: "prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi".
C'è bisogno di comprendere che il nostro poco che abbiamo, messo nelle mani del Signore diventa capace di sfamare la fame di tanta gente. Anzi c'è di più: la nostra vita messa nelle mani del Signore diventa comunicatrice di vita.
Come si fa a mettere la propria vita nelle mani del Signore? Lasciando che le parole del Vangelo si radichino nei nostri pensieri, diventino comportamenti, parole e azioni nuove. Così si diventa donne e uomini guidati dal Signore, dal suo Spirito, nella vita quotidiana.
Per questo è importante che ogni giorno ci nutriamo della Parola del Signore, la prendiamo fra le nostre mani, la leggiamo, preghiamo coi salmi. Così veniamo poco a poco trasformati nel profondo, guardiamo agli altri con occhi nuovi e sopratutto con sentimenti nuovi.
E La liturgia domenicale diventa l'appuntamento comune, assieme ai nostri fratelli, per ricevere nuova forza, per essere perdonati, per nutrirci nuovamente del cibo che ci dà forza e ci spinge a stare in mezzo agli altri non in maniera passiva e scontata, ma come comunicatori del sogno del Vangelo: quello di un mondo più solidale, che impara a fare la guerra non agli altri, ma al proprio egoismo, alla propria indifferenza, alla propria rassegnazione.
|