parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 30/05/04
Festa della Pentecoste - anno C
 

Letture bibliche: Atti 2, 1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14, 15-16.23-26.

 

"Egli vi darà un altro Consolatore perchè rimanga con voi per sempre..

Dal Vangelo di Giovanni,
capitolo 14 versetti da 15-16.23-26.

15Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimorapresso di lui. 24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma delPadre che mi ha mandato.

25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

IL MIRACOLO DELLA PENTECOSTE SI RINNOVA

Un umile inizio per una missione universale

L’evento della Pentecoste, che celebriamo oggi, ci riporta agli inizi del cammino della Chiesa dopo che il Signore Gesù è salito al cielo. Quei primi discepoli che accolgono Gesù risorto mentre stanno riuniti a porte chiuse per timore dei Giudei, si sono preparati nella preghiera unanime e ricevere lo Spirito che viene dall’alto, promesso loro dal Signore.

Un piccolo gruppo di povere persone si affida al Signore, si lascia trasformare dallo Spirito di amore inviato dal Padre e si incammina per le strade del mondo per comunicare il Vangelo di Gesù, realizzando poco a poco il sogno di Dio su questo mondo diviso.

Il miracolo della Pentecoste si è ripetuto lungo il corso della storia della Chiesa e si ripete fino ai nostri giorni: povere e semplici persone vengono trasformate dallo Spirito di amore di Dio e comunicano la sua vita trasformando il cuore degli uomini.

Uomini deboli e paurosi prima della venuta dello Spirito – pensiamo a Pietro davanti alla serva del sommo sacerdote che rinnega il Signore per paura – che annunciano con forza la Parola di Dio. Gli apostoli vengono convocati dal Sinedrio che proibisce loro di continuare a parlare di Gesù di Nazareth, e Pietro ribatte: “È necessario obbedire a Dio piuttosto che agli uomini … Non possiamo infatti tacere su ciò che abbiamo visto e udito” (Atti 5,29-32).

Quanto è grande il bisogno di amore in questo mondo di oggi!

Abbiamo davanti a noi un mondo diviso, la follia del terrorismo che acceca, la rassegnazione di tanti di fronte al male, la sofferenza e la povertà che tiene prigionieri tanti in diverse parti del mondo, l’abbandono di persone sole non in grado di far fronte alle loro necessità.

Il miracolo della Pentecoste ci dice che lo Spirito del Signore cerca donne e uomini su cui posarsi; donne e uomini che non confidano nelle loro povere forze ma che nella preghiera unanime si rendono disponibili alla dolce invasione di questo fuoco di amore.

Quante volte abbiamo ascoltato il Vangelo della misericordia, della riconciliazione, del perdono. E lo abbiamo compreso poco! Quante volte abbiamo ascoltato le parole del Signore Gesù pronunciate poco prima dell’inizio della sua passione, non preoccupato per sé, ma per gli uomini dispersi e abbandonati, e non le abbiamo comprese in profondità! “E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Giovanni 10,16).

Conosciamo quello che il Signore ha operato in questi anni ovunque egli ha incontrato persone che umili e fiduciose si sono affidate a lui. Abbiamo visto umili e semplici persone annunciare il Vangelo e operare guarigioni. Abbiamo visto miracoli di resurrezione, di rinascita.

Imparare a parlare con la lingua dello Spirito di amore, che tutti comprendono

Viviamo in un tempo in cui è urgente comunicare il Vangelo, parlando una lingua che tutti possano comprendere. Rivolgendosi a tutti, senza escludere, senza fare selezioni. Lo stupore dei primi ascoltatori dell’annuncio della Parola di Dio dopo la Pentecoste nasce dal sentire parole che ognuno riusciva a comprendere. “Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene,stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (Atti 2, 9-11).

La Chiesa ha un compito universale, è chiamata a rivolgersi ad ogni uomo ed ogni donna, a tutte le latitudini. Dal momento in cui lo Spirito invade gli apostoli, la Chiesa si è trovata di fronte alla sua missione universale. E oggi noi siamo chiamati a vivere questa vocazione universale che appartiene alla nostra identità cristiana.

Dopo la venuta dello Spirito, gli apostoli si mettono a “parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi”. L’azione dello Spirito ha come effetto non di far comprendere agli uditori ciò che gli apostoli dicevano, ma di rendere gli apostoli capaci di parlare alla gente accorsa nella loro propria lingua.

Il miracolo della Pentecoste non restituisce agli uomini l’unica lingua che essi avevano perduto ai tempi della costruzione della torre di Babele (Genesi 11, 1-9). Il Signore piuttosto dona ai discepoli di parlare agli ascoltatori nella loro propria lingua.

Annunciare il Vangelo incarnato nelle differenti culture degli uominiì

Comprendiamo che il Signore chiama i discepoli di ogni tempo a farsi carico di tutte le lingue degli uomini, cioè di tutte le culture di cui le lingue sono l’espressione e il veicolo. La missione universale della Chiesa non porta ad identificare il Vangelo con una propria cultura quanto piuttosto a calare il Vangelo nelle culture di ciascun popolo.

È l’amore che rende capaci di questa incarnazione del Vangelo davanti alle tante persone a cui esso giunge. È l’esperienza del Vangelo comunicato agli anziani, ai piccoli, ai malati, ai più deboli; comunicato all’europeo come all’uomo che vive in Africa, in America Latina o in Asia. Lo stesso Vangelo che si cala in tante culture diverse.

La Pentecoste ci fa gioire nel vedere che questo miracolo dello Spirito che trasforma i cuori e rende capaci di annunciare a tutti il Vangelo, si è compiuto in questi anni e continua a spingere verso altre città, altri quartieri, verso altri uomini e donne che attendono l’annuncio della loro liberazione.

Ma ci fa sentire l’angustia, la ristrettezza dei nostri affetti, dei nostri pensieri. Spesso ci interroghiamo preoccupati del nostro futuro personale. La Pentecoste ci spinge ad interrogarci sul futuro del mondo intero e ci orienta a prendere il largo, a guardare con gli occhi e il cuore trasformati dallo Spirito.

L’importanza della preghiera unanime

Nella preghiera unanime c’è la premessa per disporsi a ricevere lo Spirito e sperimentare la forza di quel fuoco di amore che è lo Spirito. Noi persone che come i primi discepoli siamo ancora troppo legati alle nostre logiche di calcolo, di misura, possiamo avere cuori ardenti e sentire la forza e la soavità dell’amore che ci pervade e ci guida.

“L’amore di Cristo ci spinge - dice l’apostolo Paolo (2 Corinzi 5,14-17) – le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. Lo Spirito si mostra come fuoco che discende sugli apostoli perché “il nostro Dio è un fuoco divorante” (Ebrei 12,29). Di questo fuoco parla Gesù quando dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Luca 12,49).

Invochiamo anche noi oggi con forza lo Spirito perché venga in noi e ci trasformi nel profondo e ci guidi nei passi di ogni giorno, ci aiuti a ricordare e a comprendere le parole del Signore, proprio come egli ci ha detto:“lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Giovanni 14,26).

Lasciamo che lo Spirito agisca in noi, ci trasformi, ci infiammi della passione del Signore per gli uomini: “Non contristate lo Spirito Santo di Dio, che vi ha segnato per il giorno della redenzione” – ci dice l’apostolo Paolo (Efesini 4,30). Possa ciascuno di noi fare l’esperienza dei discepoli di Emmaus che trasformati nel profondo si dicono l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Luca 24, 32). E corrono a portare la gioiosa notizia agli altri discepoli

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