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"Simone di Giovanni,
mi ami tu più di costoro?"
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Dal Vangelo di Giovanni,
capitolo 20 versetti da 19 a 31.
1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò
di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò
così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso
detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo
e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: Io
vado a pescare. Gli dissero: Veniamo anche noi
con te. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma
in quella notte non presero nulla.
4Quando già era lalba Gesù
si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano
accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: Figlioli,
non avete nulla da mangiare?. Gli risposero: No.
6Allora disse loro: Gettate la rete dalla parte destra
della barca e troverete. La gettarono e non potevano
più tirarla su per la gran quantità di pesci.
7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro:
E` il Signore!. Simon Pietro appena udì
che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché
era spogliato, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli
invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di
pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio
di metri.
9Appena scesi a terra, videro un fuoco
di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù:
Portate un pò del pesce che avete preso or
ora. 11Allora Simon Pietro salì nella barca
e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè
grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non
si spezzò. 12Gesù disse loro: Venite
a mangiare. E nessuno dei discepoli osava domandargli:
Chi sei?, poiché sapevano bene che era
il Signore.
13Allora Gesù si avvicinò,
prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
14Questa era la terza volta che Gesù si manifestava
ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
15Quandebbero mangiato, Gesù
disse a Simon Pietro: Simone di Giovanni, mi vuoi
bene tu più di costoro?. Gli rispose: Certo,
Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse:
Pasci i miei agnelli. 16Gli disse di nuovo:
Simone di Giovanni, mi vuoi bene?. Gli rispose:
Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene.
Gli disse: Pasci le mie pecorelle. 17Gli disse
per la terza volta: Simone di Giovanni, mi vuoi bene?.
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse:
Mi vuoi bene?, e gli disse: Signore, tu sai tutto;
tu sai che ti voglio bene. Gli rispose Gesù:
Pasci le mie pecorelle. 18In verità, in verità
ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste
da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai
le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti
porterà dove tu non vuoi. 19Questo gli disse
per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E detto questo aggiunse: Seguimi.
GESÙ CI CHIAMA A VIVERE COL
SUO STESSO AMORE
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Sono tanti i martiri del 900
Nella notte fra il 23 e il 24 aprile 1915
migliaia di armeni furono avviati verso il deserto della
Siria per essere sterminati perché erano cristiani.
Si parla di circa 1.500.000 di armeni sterminati. Avrebbero
avuto salva la vita se avessero abiurato la loro fede cristiana.
In ogni tempo abbiamo avuto uomini e donne
che per la loro fede in Cristo sono andati incontro alla
morte; essi - come leggiamo nella lettera agli Ebrei - trovarono
forza dalla loro debolezza (Ebrei 11,34). Sono
tanti i martiri del 900. E tanti sono morti come martiri
nel genocidio degli Armeni.
La violenza del male si è scatenata
contro questo popolo per la loro fede. Ma essi assieme a
tanti altri lodano il Signore con le parole dellApocalisse:
A Colui che siede sul trono e allAgnello
lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli
(Apocalisse 5,13).
E in mezzo allo scatenarsi delle forze
del male anche ai nostri giorni, con tante notizie di dolore,
noi guardiamo a questi nostri fratelli e sentiamo linvito
a trovare forza, noi persone deboli, nel Signore risorto.
Vivere la vita con Gesù risorto
Sentiamo tutti la forza dellabituale
quotidiano che ci riprende dopo la Pasqua appena celebrata.
Ma la Pasqua non è un evento che passa per tornare
alle cose di sempre. Lincontro con Gesù risorto
ci chiama a vivere più intensamente con lui, a vivere
dentro le nostre giornate col suo amore e soprattutto a
vivere il suo amore nellincontro con gli altri, specialmente
con i poveri.
La parola del vangelo ci mostra Gesù
che viene a cercarci, ci parla, ci interpella personalmente
come fa con Simon Pietro. I discepoli avevano già
ricevuto lannuncio della resurrezione, avevano incontrato
il Signore risorto. Ma la tentazione di ritornare alle cose
di prima, con lo stesso cuore di prima, con lo stesso passo,
si fa sentire.
Io vado a pescare dice
Simon Pietro. E gli altri lo seguono: Veniamo anche
noi con te. E uscirono insieme a pescare ma -
significativamente annota il vangelo - in quella
notte non presero nulla. Il Signore si presenta
sulla riva, quando essi sono di ritorno sul far del mattino,
a mani vuote. Gesù avvia un dialogo con loro, dà
indicazioni su una nuova pesca, nonostante fosse già
giorno. E la pesca secondo le indicazioni di Gesù
è molto abbondante.
La tenerezza del Signore per i suoi
discepoli
La pagina evangelica ci mostra la tenerezza
del Signore per quei discepoli, che è la stessa tenerezza
che egli ha per ciascuno di noi. Questa mensa improvvisata
sulla riva del mare è limmagine dellincontro
familiare e gioioso che il Signore cerca con gli uomini.
È limmagine della santa liturgia in cui Gesù
stesso ci fa stare a tavola con lui e diventa cibo per noi.
Nutrimento e forza per una vita da risorti con lui.
Ma il rapporto col Signore non è
solo un momento gioioso e familiare che si consuma e finisce.
Diventa invito, coinvolgimento nellamore che egli
ci ha mostrato sempre, ma soprattutto nei giorni della sua
passione e morte.
Simone, figlio di Giovanni, mi
ami tu più di costoro?. È linvito
a gareggiare nellamore, a chi ama di più. Lamore
a cui ci invita Gesù è lo stesso amore suo,
lamore senza limiti. È lamore che lapostolo
Paolo ha conosciuto, da cui si è fatto attrarre e
che è bello anche per noi vivere:
La carità non abbia finzioni:
fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi
gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello
stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece
ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti
nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella
preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell'ospitalità. (Romani cap. 12,9-13).
Lamore di Gesù va oltre
lamore che conoscono gli uomini
Lamore che si apre davanti ai discepoli,
davanti a noi, non è un po volersi bene, non
è un po di amicizia. È invece lamore
che Gesù stesso ha manifestato a noi: amatevi
gli uni gli altri come io ho amato voi (Giovanni
13,34). È un amore che rompe lindifferenza,
ci apre il cuore agli altri, ci porta a prenderci cura degli
altri, dei poveri, dei fratelli, dei dimenticati, di quelli
che sono messi da parte. Ci fa chinare sugli altri come
Gesù si è chinato su di noi col gesto della
lavanda dei piedi.
Per tre volte Gesù chiede a Simone
se gli vuol bene del suo stesso amore. E alla risposta di
Simone, per tre volte il Signore gli dice: Pasci
le mie pecorelle, prendi a cuore quelli che mi
stanno a cuore, spenditi per quelli che io ti affido, che
hanno bisogno di cura.
Il cristiano è colui che impara
dal suo Signore a prendersi cura, ad amare, a interessarsi,
a non vivere prigioniero delle preoccupazioni per se stessi.
Aprendoci allamore per gli altri noi rendiamo un grande
servizio anche alla nostra vita che diventa ricca di affetti,
piena di gioia e di umanità.
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