parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 25/04/04
Domenica 3ª di Pasqua - anno C
 

Letture bibliche: Atti 5,27-32.40-41; Salmo 29; Apocalisse 5,11-14; Giovanni 21, 1-19.

Memoria di san Marco evangelista; divise con Barnaba e Paolo, e poi con Pietro, l'impegno per testimoniare e predicare il Vangelo. È l'autore del primo Vangelo scritto.

"Simone di Giovanni,
mi ami tu più di costoro?"

Dal Vangelo di Giovanni,
capitolo 20 versetti da 19 a 31.

1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. 6Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E` il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: “Portate un pò del pesce che avete preso or ora”. 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.

13Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. 17Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. 18In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. 19Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

GESÙ CI CHIAMA A VIVERE COL SUO STESSO AMORE

Sono tanti i martiri del ‘900

Nella notte fra il 23 e il 24 aprile 1915 migliaia di armeni furono avviati verso il deserto della Siria per essere sterminati perché erano cristiani. Si parla di circa 1.500.000 di armeni sterminati. Avrebbero avuto salva la vita se avessero abiurato la loro fede cristiana.

In ogni tempo abbiamo avuto uomini e donne che per la loro fede in Cristo sono andati incontro alla morte; essi - come leggiamo nella lettera agli Ebrei - “trovarono forza dalla loro debolezza” (Ebrei 11,34). Sono tanti i martiri del ‘900. E tanti sono morti come martiri nel genocidio degli Armeni.

La violenza del male si è scatenata contro questo popolo per la loro fede. Ma essi assieme a tanti altri lodano il Signore con le parole dell’Apocalisse: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli” (Apocalisse 5,13).

E in mezzo allo scatenarsi delle forze del male anche ai nostri giorni, con tante notizie di dolore, noi guardiamo a questi nostri fratelli e sentiamo l’invito a trovare forza, noi persone deboli, nel Signore risorto.

Vivere la vita con Gesù risorto

Sentiamo tutti la forza dell’abituale quotidiano che ci riprende dopo la Pasqua appena celebrata. Ma la Pasqua non è un evento che passa per tornare alle cose di sempre. L’incontro con Gesù risorto ci chiama a vivere più intensamente con lui, a vivere dentro le nostre giornate col suo amore e soprattutto a vivere il suo amore nell’incontro con gli altri, specialmente con i poveri.

La parola del vangelo ci mostra Gesù che viene a cercarci, ci parla, ci interpella personalmente come fa con Simon Pietro. I discepoli avevano già ricevuto l’annuncio della resurrezione, avevano incontrato il Signore risorto. Ma la tentazione di ritornare alle cose di prima, con lo stesso cuore di prima, con lo stesso passo, si fa sentire.

“Io vado a pescare” dice Simon Pietro. E gli altri lo seguono: “Veniamo anche noi con te”. E uscirono insieme a pescare ma - significativamente annota il vangelo - “in quella notte non presero nulla”. Il Signore si presenta sulla riva, quando essi sono di ritorno sul far del mattino, a mani vuote. Gesù avvia un dialogo con loro, dà indicazioni su una nuova pesca, nonostante fosse già giorno. E la pesca secondo le indicazioni di Gesù è molto abbondante.

La tenerezza del Signore per i suoi discepoli

La pagina evangelica ci mostra la tenerezza del Signore per quei discepoli, che è la stessa tenerezza che egli ha per ciascuno di noi. Questa mensa improvvisata sulla riva del mare è l’immagine dell’incontro familiare e gioioso che il Signore cerca con gli uomini. È l’immagine della santa liturgia in cui Gesù stesso ci fa stare a tavola con lui e diventa cibo per noi. Nutrimento e forza per una vita da risorti con lui.

Ma il rapporto col Signore non è solo un momento gioioso e familiare che si consuma e finisce. Diventa invito, coinvolgimento nell’amore che egli ci ha mostrato sempre, ma soprattutto nei giorni della sua passione e morte.

“Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. È l’invito a gareggiare nell’amore, a chi ama di più. L’amore a cui ci invita Gesù è lo stesso amore suo, l’amore senza limiti. È l’amore che l’apostolo Paolo ha conosciuto, da cui si è fatto attrarre e che è bello anche per noi vivere:

La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. (Romani cap. 12,9-13).

L’amore di Gesù va oltre l’amore che conoscono gli uomini

L’amore che si apre davanti ai discepoli, davanti a noi, non è un po’ volersi bene, non è un po’ di amicizia. È invece l’amore che Gesù stesso ha manifestato a noi: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giovanni 13,34). È un amore che rompe l’indifferenza, ci apre il cuore agli altri, ci porta a prenderci cura degli altri, dei poveri, dei fratelli, dei dimenticati, di quelli che sono messi da parte. Ci fa chinare sugli altri come Gesù si è chinato su di noi col gesto della lavanda dei piedi.

Per tre volte Gesù chiede a Simone se gli vuol bene del suo stesso amore. E alla risposta di Simone, per tre volte il Signore gli dice: “Pasci le mie pecorelle”, prendi a cuore quelli che mi stanno a cuore, spenditi per quelli che io ti affido, che hanno bisogno di cura.

Il cristiano è colui che impara dal suo Signore a prendersi cura, ad amare, a interessarsi, a non vivere prigioniero delle preoccupazioni per se stessi. Aprendoci all’amore per gli altri noi rendiamo un grande servizio anche alla nostra vita che diventa ricca di affetti, piena di gioia e di umanità.