parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione dell' 11/04/04
Pasqua di Resurrezione- anno C
 

Letture bibliche: At10,34.37-43; Salmo 11721; Colossesi 3,1-4; Luca 24,1–12.

 

"Perchè cercate tra i morti,
Colui che è viv o?".

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 24 versetti da 1 a12.

1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.

4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risuscitato.

Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7dicendo che bisognava che il Figlio dell`uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».

8Ed esse si ricordarono delle sue parole.

9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.

11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.

12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l`accaduto.

Cristo è risorto!

La salvezza viene nella nostra vita

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. E’ l’annuncio che i due angeli fecero a quel gruppo di donne giunte al sepolcro. Oggi è rivolto anche a noi. Era un piccolo gruppo di donne, come un piccolo popolo di fronte al grande mondo, un popolo forte solo della vicinanza di Gesù che avevano seguito sin dalla Galilea. Non lo avevano mai più lasciato.

Sono state con lui sin sotto la croce. Ed ora, dopo la sua morte, mentre tutto sembra finito dietro una pietra pesante che chiude la tomba, vogliono fare un ultimo atto di compassione verso il corpo senza vita del maestro. Non hanno ceduto alla paura, come i discepoli, i quali prima sono prontamente fuggiti e poi si sono ritirati nella sicurezza di luoghi appartati.

Loro, invece, povere e deboli donne, non possono separarsi da quel maestro che le ha capite e che le ha amate come nessun altro.

Si sono lasciate travolgere dall’amore di Gesù e hanno appreso il linguaggio del cuore tipico del loro maestro. Non hanno seguito il freddo ed egocentrico ragionare dei discepoli che facilmente li allontana dal pensiero e dalla vita di Gesù. No, quelle donne si sono lasciate vincere dal linguaggio dell’amore, dal linguaggio della compassione, dal linguaggio della pietà che non le fa abbandonare il Signore neppure da morto.

Mentre si recano al sepolcro portano con sé “gli aromi che avevano preparato”. E Maria di Magdala, andando verso il sepolcro, certamente ricorda la sera di qualche giorno prima quando nella casa di Simone il lebbroso unse di unguento prezioso il capo di Gesù. Le tornano forse in mente anche le parole del Maestro ai commensali: “Lasciatela stare… essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura”. Maria vuole ungere ancora il corpo del suo maestro, sebbene senza vita. Il linguaggio della pietà che ha appreso da Gesù continua a spingerla verso di lui. C’è una continuità tra l’unguento di quella sera e l’unguento per la sepoltura: è la pietà che espande il suo profumo in tutta la casa, un profumo che preannunciava la Pasqua di risurrezione.

Impariamo da Gesù ad amare

Anche noi come quelle donne abbiamo seguito e continuiamo a seguire Gesù. vogliamo capire il suo cuore, per apprendere da lui ad amare. Lo abbiamo accolto festanti con le palme, ma subito ci siamo trovati con lui nella sua passione, sin sotto la croce. E poi siamo accorsi al sepolcro. Qui abbiamo sostato.

La Pasqua inizia sempre davanti alla tomba di Gesù, davanti alle tombe degli uomini. Il problema per quelle donne era come togliere la pietra che chiudeva il sepolcro. Certo, pensavano che tutto ormai era terminato.

Anche loro erano prese dalla rassegnazione . Del resto è un clima generale nel quale tutti siamo immersi. E’ la rassegnazione sul mondo, sul proprio paese, sulle situazioni difficili, ed anche su se stessi. Sì, sembra ormai ben salda la rassegnazione degli uomini di fronte alla violenza e alla guerra. Del resto, le giustificazioni non mancano. Che si può fare? Che cosa posso fare io?

La pace è irraggiungibile, mentre la guerra è una malattia necessaria e resta, comunque, l’unico strumento per risolvere i problemi. E’ questa la pietra pesante che blocca la speranza in tante parti del mondo. La rassegnazione chiude il mondo in una tomba buia.

La speranza che non finisce

Ma i due angeli tornano per annunciare la Pasqua. E’ l’irruzione dell’amore di Dio che non si è rassegnato ad un mondo buio e senza pace, ad un mondo in preda al male e privo di speranza e di sogni. Sì, il nostro Dio non si è rassegnato. Egli ha tanto amato il mondo da mandare il suo stesso Figlio per salvare gli uomini.

E lo ha fatto perché spinto da un amore senza limiti. Scrive l’evangelista Giovanni che Gesù, “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. E la fine era la croce che mostra fin dove giunge l’amore di Dio. Davvero dobbiamo esclamare con il salmista: “Che cosa è l’uomo che tu te ne ricordi? E il figlio d’uomo che tu te ne prendi cura?” L’amore del Signore è davvero senza limiti. E neppure la morte ha frenato Gesù nell’amore. Potremmo dire che anche da morto ha continuato a salvare non se stesso ma gli altri.

L’evangelista Luca nota che Pietro, anche se non credette alle parole delle donne, corse tuttavia ugualmente verso il sepolcro. E’ una indicazione anche per noi che spesso riteniamo vaneggiamento la predicazione che ci viene rivolta. Tante volte prendiamo poco sul serio le parole del Vangelo, crediamo poco che possano davvero cambiare il nostro cuore e la vita del mondo. E questo perché riteniamo veri solo i nostri pensieri, salde solo le nostre convinzioni. Oggi ascoltiamo il Vangelo della risurrezione e viviamolo anche se non le comprendiamo fino in fondo. Pietro, seguendo le parole di quelle donne, poté giungere al sepolcro. Vi entrò anche lui e vide che era vuoto.

Noi celebriamo la tomba che si apre e la vita che risorge. Non possiamo più indugiare. Quelle donne, ancora una volta, ci stanno dinnanzi indicandoci nella forza debole dell’amore e della compassione la via per far risorgere il mondo verso la pace. Seguiamole! Quelle donne, anche se piene di timore e di spavento, avevano compreso che Gesù non era morto e che sarebbe rimasto con loro per sempre: e andarono a dirlo agli altri discepoli. Alla loro voce si uniscono anche le nostre e diciamo che la morte non ha più potere sulla vita, che le tombe di questo mondo non sono più chiuse per sempre! Il Signore è risorto. Non dubitiamo; impariamo a correre, a non restare fermi nelle nostre abitudini, a non seguire la nostra testardaggine.

La luce di Cristo risorto, il suo amore e la sua compassione siano con tutti noi, ora e sempre. Alleluja, Alleluja, Alleluja.