parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 21/03/04
4ªDomenica tempo Quaresima - anno C
 

Letture: Giosuè 5, 9.10-12; Salmo 33; 2Corinti 5, 17-21; Luca 15, 1-3.11-32.

Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani
e i peccatori"

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 15 versetti da 1 a 3 e da 11 a 32.

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».

3Allora egli disse loro questa parabola: … 11«Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Titolo

Cristo viene a portare la pace

“Cristo è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia … Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini, Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Efesini 2,14.17).

Ci siamo abituati da troppo tempo alle divisioni, agli scontri, alle guerre, alle contrapposizioni. Quando Gesù inizia la sua azione di riconciliazione, avvicinando quelli che erano contrapposti, accostandosi a quelli che erano messi da parte, ha provocato le reazioni anche di quelli che si consideravano persone religiose, come leggiamo nella pagina evangelica di oggi:

“si avvicinavano a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro” (Luca 15,1-2).

Il Vangelo crea donne e uomini nuovi

Il Vangelo conosciuto, accolto e messo in pratica, crea un uomo e una donna nuova, crea persone riconciliate con Dio, col mondo attorno, con tutti gli uomini. Tutta l’azione di Gesù è un’azione di riconciliazione degli uomini non solo con Dio ma anche fra di loro.

La nota parabola proclamata in questo giorno – che chiamerei “Parabola del Padre misericordioso” piuttosto che “Parabola del figliuol prodigo” - ci illustra non solo la condizione dell’uomo che preferisce allontanarsi da quella pace e gioia che si vive accanto al Padre buono che è Dio stesso, ma ci fa vedere anche quanto facilmente quelli che credono di vivere insieme al Signore nella sua casa, conservano nel proprio cuore sentimenti di rancore, di giudizio, senza pietà e comprensione per chi ha sbagliato e si è allontanato.

Questa quarta domenica di Quaresima nel cammino verso la Pasqua è detta domenica “Laetare” che significa “rallegrati”: cominciare già a gioire per la Pasqua che si avvicina, festa della resurrezione del Signore e festa della nostra riconciliazione con Dio per mezzo del suo figlio.

E la parabola raccontata da Gesù vuole farci conoscere il grande desiderio di Dio nostro Padre e la gioia che egli prova nel vederci tornare a lui con tutto il cuore.

Il calore della casa del Signore

Allontanarsi dalla casa del Signore, dal calore di umanità e di fraternità che si vive in essa, significa fare esperienza di una vita fatta di calcoli, di interessi; un mondo dove tu conti e interessi finché sei qualcosa, finché hai qualcosa che può far comodo agli altri. Il figlio più giovane della parabola vive con gli altri finché ha la possibilità di mantenersi con le sue sostanze. Quando finiscono i soldi finisce ogni interesse per lui.

C’è bisogno di riflettere sullo spirito di questo mondo, fatto di troppi calcoli, di troppi interessi egoistici, che comprimono la nostra umanità fatta per la comunione, per l’amicizia, per l’incontro sincero.

Il giovane della parabola mentre si trova a fare il guardiano di porci, comincia a riflettere sulla sua condizione, sugli errori fatti allontanandosi dalla casa del Padre. E pensa di ritornare a quella casa. Ma non immagina la gioia grande che avrebbe provato il Padre, la festa con cui sarebbe stato accolto; non immagina nemmeno che il Padre lo avrebbe aiutato a ritornare correndogli incontro e abbracciandolo, interrompendo il discorso che si era preparato.

Questi sono i sentimenti di Dio verso di noi, che Gesù vuole farci conoscere, vuole comunicarci in maniera vitale così che possano diventare i nostri stessi sentimenti. È questo l’uomo nuovo che Gesù vuole ricreare: un uomo che sa accogliere, perdonare, che non porta rancore, che non è pronto a giudicare e condannare ma a comprendere, un uomo che comunica pace.

Essere un po’ più severi con noi stessi e più misericordiosi con gli altri

Non siamo troppo misericordiosi con noi stessi autoassolvendoci facilmente, giustificandoci, pronti ad accusare gli altri. La descrizione che il Vangelo ci dà del figlio maggiore ci deve far molto riflettere: un figlio all’apparenza fedele, che non ha dato mai colpi di testa, che sembra obbediente, ma che davanti al fratello accolto con una grande festa, fa uscire dal suo cuore i tanti sentimenti che si portava dentro: di risentimento, di accuse, di durezza, di spietatezza nei confronti dell’altro; e anche nei confronti del Padre verso il quale sembrava tanto obbediente.

Quando Paolo ci dice “vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Corinzi 5,20) ci chiama ad aprirci a questa misericordia di Dio, alla sua tenerezza che scioglie ogni durezza, che rende possibile la comunione con gli altri, il vivere assieme in pace.

Chiamati ad operare per la riconciliazione fra gli uomini

Disarmando i nostri cuori da ogni sentimento bellicoso, noi possiamo stare in mezzo agli altri come uomini e donne di pace, lavorando per la pace. Ancora l’apostolo Paolo ci dice:

“il Signore ha affidato a noi il ministero della riconciliazione … ha affidato a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro” (2 Corinzi 5,18-20).

Il Signore ci aiuti a comprendere lo spirito di questa casa nella quale ci fa abitare: radichiamoci in questo spirito, facciamolo nostro, viviamo questa fraternità fra di noi e con tutti, diffondendola attorno a noi. C’è troppo male nel mondo, troppa violenza, troppa guerra, troppi disegni malvagi, troppi odi… Bisogna convertirci e convertire al Vangelo della pace.

Il mondo ha bisogno della nostra resistenza al male, nel cuore e nei fatti: un gesto di amore per i poveri, una parola di pace, un lavoro di pace, un bacio al lebbroso, un’invocazione dal cuore, una mano tesa … sono i gesti ispirati dal Vangelo.