parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 28/12/03
Domenica della Santa Famiglia- anno C
 

Letture: 1 Samuele 1,20-22.24-28; Salmo 83; 1 Gv. 3,1-2.21-24; Luca 2, 41-52.

"E stava loro sottomesso "

Dal Vangelo di Luca, capitolo 2 versetti da 41 a 52

41I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l0usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.

47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero le sue parole.

51Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

il tesoro della famiglia di Nazareth

La famiglia di Gesù a Nazareth

Sono passati pochi giorni dal Natale e la liturgia ci porta subito a Nazareth per farci incontrare la famiglia di Maria, Giuseppe e Gesù. Con questa festa la Chiesa sottolinea che anche Gesù ha avuto bisogno di una famiglia, di essere cioè circondato dall’affetto e dalle premure dei propri cari.

Bisogna dire che i Vangeli danno poco spazio alla vita familiare di Gesù e riportano solo alcuni episodi della sua infanzia, che però proiettano la loro luce su tutti i trenta anni che vissuti a Nazareth. L’ultima frase della pagina evangelica di oggi ce ne dà un po’ la sintesi: Gesù “partì con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2,51-52).

Queste poche parole ci dicono tutto sui trenta anni della “vita nascosta” di Gesù a Nazareth. A noi che vogliamo essere efficienti e manifestare la nostra bontà può sembrato sprecato tanto tempo vissuto silenziosamente: “Avrebbe potuto impiegare quegli anni in maniera più fruttuosa, annunciando il Vangelo, guarendo i malati, aiutando quanto più possibile gli altri!”.

Ma questo è pensare secondo la nostra mentalità; Dio la pensa diversamente. Questi anni vissuti a Nazareth ci fanno comprendere quanto Gesù si è fatto veramente simile a noi, come leggiamo nella lettera agli Ebrei: “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli” (2,17).

Noi possiamo santificarci nella vita ordinaria di tutti i giorni

Gesù è vissuto in famiglia come tutti, quasi a voler farci comprendere che la salvezza non è estranea alla vita ordinaria degli uomini. E forse anche per questo la Chiesa ha ritenuto “apocrifi”, cioè non credibili tutti quei racconti creati dalla curiosità dei primi cristiani che volevano rendere straordinaria e miracolosa l’infanzia e l’adolescenza di Gesù. Sono i cosiddetti “vangeli apocrifi” non accettati nella Bibbia.

Dal Vangelo sappiamo che la vita a Nazareth è segnata dalla normalità: non ci sono miracoli o guarigioni, tutto accade “normalmente” secondo le consuetudini di una famiglia religiosa. E anche questi anni sono stati anni santi. La famiglia di Gesù era una famiglia ordinaria, composta da persone che vivevano del lavoro delle proprie mani; non erano né miseri né benestanti, forse un po’ precari; certamente erano esemplari: si volevano bene veramente, anche se forse non mancarono incomprensioni, rimproveri e anche correzioni, come possiamo intuire a partire dall’episodio dello smarrimento nel tempio che oggi abbiamo ascoltato.

Preoccuparsi della educazione religiosa dei figli

Quel giorno Maria e Giuseppe non capirono quello che Gesù stava facendo, giunsero persino a rimproverarlo, come a volte accade anche a noi di rimproverare il Signore perché non sta dove noi vogliamo, mentre dovremmo sapere che siamo noi a dover seguire lui e non viceversa.

Maria e Giuseppe seguivano la religione di Israele e sentivano l’obbligo dell’educazione di Gesù. Conoscevano la Scrittura quando dice: “Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Deuteronomio 6,6-7).

Maria, Giuseppe e Gesù recitano le preghiere che ogni pia famiglia ebraica recitava al mattino e alla sera; Gesù adolescente risponde ai primi appuntamenti religiosi e civili, come appunto quello del pellegrinaggio a Gerusalemme all’età di dodici anni; e poi apprende le Scritture ascoltando attentamente e conoscendo la preghiera dei salmi.

Le mamme e i papà hanno molto da apprendere da Maria e Giuseppe nell’aiutare i figli a crescere non solo fisicamente e culturalmente, ma prima e soprattutto religiosamente.

Una centralità da scoprire: quella di Gesù nella nostra vita

Ma nella famiglia di Nazareth c’è una realtà che non ci deve sfuggire e che il Vangelo ci aiuta a scoprire: in quel nucleo familiare Gesù è la figura centrale, egli è il tesoro nascosto che Maria e Giuseppe hanno accolto, hanno custodito e lo hanno visto crescere in mezzo a loro, dentro il loro cuore, comprendendolo e amandolo ogni giorno di più.

La famiglia di Nazareth è santa perché è incentrata su Gesù. Quell’angoscia che sentirono quando non riuscivano più a trovare Gesù dodicenne, dovrebbe essere la nostra angoscia quando siamo lontani da lui. Noi riusciamo tante volte a stare anche più di tre giorni senza neppure ricordarci del Signore, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua amicizia.

Maria e Giuseppe si mossero e lo trovarono non tra i parenti o i conoscenti – è difficile trovarlo lì – ma nel tempio, tra i dottori. Venendo alla liturgia della domenica noi siamo come Maria e Giuseppe che vanno al tempio. E anche noi qui troviamo Gesù. Potremmo immaginarlo assieme ai ragazzi del catechismo: Gesù fa domande, ascolta, chiede spiegazioni. E dice che questa è la cosa più importante per lui. Lo dice con forza ai suoi genitori.

Gesù che siede nel tempio in mezzo a quelli che spiegano la Bibbia è un esempio per tutti i ragazzi che si preparano alla Comunione, alla continuazione della loro formazione negli anni successivi, alla preparazione della Cresima.

Crescere come figli di Dio, davanti a lui e davanti a tutti gli uomini

Gesù, con la risposta che dà ai suoi genitori, ci fa comprendere che tutti siamo figli di Dio. L’apostolo Giovanni ce lo ricorda nella sua prima lettera: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (2,1). Questo noi siamo, questo dobbiamo sentirci davanti a Dio: figli suoi.

Come Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2,52), anche noi dobbiamo crescere nella conoscenza e nell’amore di Gesù. Nazareth piccolo villaggio della Galilea e luogo della vita ordinaria della Santa Famiglia, rappresenta l’intera vita dei discepoli di Gesù, che custodiscono e fanno crescere il Signore nel proprio cuore e nella propria vita.