parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 14/12/03
Domenica 3ª tempo di Avvento- anno C
 

Letture: Sofonia 3,14-18a; Salmo: Isaia 12; Filippesi 4,4-7; Luca 3,10-18.

Chi ha due tuniche
ne dia una a chi non ne ha

Dal Vangelo di Luca, capitolo 3 versetti da 10 a 18

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

avvento: occasione proprizia per convertirci

Che cosa dobbiamo fare?

Le parole di Giovanni Battista – in questa terza domenica di Avvento – ci sollecitano ad uscire da un modo tranquillo e scontato di vivere la nostra fede. Davanti ad alcuni pubblicani e soldati che chiedono a Giovanni “Che cosa dobbiamo fare?” anche noi vogliamo interrogarci davanti alla situazione del tempo presente che ci interpella.

I pubblicani e i soldati erano due gruppi di persone nella società del tempo, le più disprezzate dai giudei colti della Palestina. Ma sono proprio questi a sentirsi in crisi riguardo alla loro condotta, davanti alla predicazione di Giovanni Battista. Fanno delle domande pressanti per conoscere come agire rettamente nella propria vita quotidiana.

E il Vangelo ci fa comprendere chiaramente che il Signore si mette dalla loro parte, ascolta le loro domande, e risponde al loro desiderio di imboccare una strada nuova. La predicazione di Giovanni li ha toccati nel cuore e li ha spinti a interrogarsi ed accogliere l’invito a convertirsi.

Ma queste parole di Giovanni chiedono anche a noi di convertirci. Il Vangelo ci fa aprire i cuori davanti a tante situazioni di violenza, di ingiustizia, di terrorismo, di guerre; e ci fa porre nuove domande, ci fa cercare risposte nuove e concrete. Ci sono oggi 37 conflitti in corso, la maggior parte dei quali sono dimenticati.

Rivolgiamo i nostri occhi al Signore

Usciamo dalle nostre abitudini, dalla nostra rassegnazione davanti alla realtà di questo mondo, dalle false sicurezze in cui tante volte ci culliamo. Convertirsi vuol dire rivolge i propri occhi, il proprio cuore, la propria vita al Signore e con i suoi occhi guardare questo mondo, con le sue orecchie ascoltare, con la sua forza operare.

“Che cosa dobbiamo fare?” ci chiediamo anche noi davanti al tempo presente, davanti ai giorni dell’Avvento di Gesù, del suo Natale.

Ai tempi del Battista la riscossione del dazio era appaltata al miglior offerente, che per mezzo dei suoi subalterni, i “pubblicani” appunto, doveva esigere oltre alla somma dovuta, anche una quota per il proprio sostentamento. Per questo era quasi impossibile trovare un pubblicano onesto.

I soldati occupanti la Palestina per conto dell’imperatore romano o i mercenari giudei del re Erode, facilmente facevano violenza alla povera gente del paese occupato o ai loro sottoposti, con minacce, intimidazioni e ricatti.

Ma proprio fra di loro troviamo alcuni che si interrogano sulla propria condotta davanti all’invito di Giovanni a convertirsi. E che significa scegliere per Dio? Qual è la sua volontà?

La volontà di Dio è condensata nell’amore

Il Vangelo chiede la trasformazione dei cuori, la volontà di Dio è condensata nell’amore. Dice l’apostolo Paolo: “La pienezza della legge è l’amore” (Romani 13,10). C’è tutta una continuità nella Scrittura riguardo a quello che Dio desidera da quelli che si convertono a Lui.

“Spezzare il pane all’affamato, introdurre in casa i poveri senza tetto, coprire colui che hai visto nudo, senza trascurare quelli del tuo sangue” scrive il profeta Isaia (Isaia 58,7). E a lui fa eco l’apostolo Giovanni che scrive circa 700 anni dopo: “Se uno possiede le ricchezze del mondo e, vedendo il proprio fratello che si trova nel bisogno, gli chiude il cuore, come l’amore di Dio può essere in lui?” (1 lettera di Giovanni 3,17).

È proprio questo il senso delle risposte che il Battista dà a quelli che rispondono alla sua predicazione: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Luca 3,11).

Questo è anche quello che comprende Zaccheo – che era appunto un pubblicano – quando Gesù viene a casa sua: “Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: Signore, io do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno gli restituisco il quadruplo” (Luca 19,8).

Tanti piccoli gesti come segno di conversione all’amore

Questa è la strada che il Vangelo ci apre davanti in questo tempo di Avvento. Davanti alle ingiustizie, a tanti poveri e persone sole nelle nostre città, davanti alle guerre, al terrorismo, noi ci interroghiamo, ci lasciamo toccare il cuore dal Vangelo e accogliamo le indicazioni che ci vengono.

Tanti gesti che nel Natale da più parti sono vissuti, come il pranzo di Natale con i poveri preparato in alcune chiese dopo la celebrazione della santa liturgia di Natale, oppure nelle case, negli istituti di anziani; o la marcia silenziosa per la pace il 1° gennaio, giorno in cui il Papa invita tutti a pregare per la pace, a scegliere per la pace.

Sono gesti concreti, ma non restano isolati a quei momenti o a quei giorni. Sono il segno di un’apertura di cuore, di una scelta di campo nella linea della condivisione, della partecipazione al dolore di tanti, del lavoro per un mondo in cui ci siano meno guerre e più pace.

L’Avvento è una grande occasione per me, per il mondo che mi è attorno, per i poveri. Non la sciupiamo, non perdiamo questa occasione, apriamo i nostri occhi e il nostro cuore con la forza del Vangelo.

“Non temiamo, non lasciamoci cadere le braccia, perché il Signore è in mezzo a noi e ci rinnoverà con il suo amore” (Sofonia 3, 16-17).

“Esponiamo al Signore le nostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti. La pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i nostri cuori e i nostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4, 6-7).

Con la serenità e la gioia che ci viene dal Signore andiamo incontro al Natale del suo Figlio.