parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 02/11/03
Memoria di tutti i fedeli defunti
 

Letture: Giobbe 19, 1.23-27; salmo 26; Romani 5, 5-11; Giovanni 6, 37-40.

Memoria di tutti coloro che si sono addormentati nel Signore. Ricordiamo in particolare quei defunti che non sono ricordati da nessuno e tutti quelli che sono cari al nostro cuore.

"Io lo risusciterò nell'ultimo giorno"

Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 6, versetti da 37 a 40

37In quel tempo Gesù disse alla folla:

"Tutto ciò che il Padre mi dá,
verrà a me;
colui che viene a me,
non lo respingerò,
38perché sono disceso dal cielo
non per fare la mia volontà,
ma la volontà
di colui che mi ha mandato.

39E questa è la volontà
di colui che mi ha mandato,
che io non perda nulla
di quanto egli mi ha dato,
ma lo risusciti nell’ultimo giorno.

40Questa infatti
è la volontà del Padre mio,
che chiunque
vede il Figlio
e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno".

la dimensione di una vita che termina in dio

Una memoria che ci conduce oltre il presente

La Chiesa ci invita oggi a fare memoria di tutti i nostri fratelli defunti.

In un mondo occidentale segnato dal consumismo, dove tutto passa, tutto finisce, tutto si consuma e si passa ogni volta a qualcosa di nuovo, fare memoria di quelli che ci hanno preceduto, sono già passati da questa terra alla casa del Padre, è andare controcorrente, andare contro la vulgata corrente.

Quelli che sono morti non sono passati per sempre, non sono finiti nel nulla. L’antico libro di Giobbe ci testimonia che sin dalle origini l’uomo ha visto in Dio la radice della vita che non finisce: “Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio” (Giobbe 19, 25-26).

L’uomo di oggi è prigioniero del presente: pensa poco al passato e crede poco nel futuro. Ma nel passato c’è la nostra storia, ci sono le nostre radici, soprattutto c’è la storia dell’amore di Dio per gli uomini, la sua vicinanza alla vita degli uomini che si è manifestata in modo specialissimo nel Figlio suo fatto uomo.

Una storia animata da Dio

E il nostro presente sfocia nel futuro, in una vita con Dio, partecipi della sua immortalità.

Chi vive e legge il presente con gli occhi della fede scopre un Dio che viene da lontano e che porta lontano. Ma che è presente nella storia dell’oggi, ne conduce i fili che tante volte noi non vediamo. E scopre l’immagine di Dio impressa in ciascuno, vede il volto di Dio nel volto di tanti fratelli, specialmente in quelli che Gesù chiama “i miei fratelli più piccoli”, i poveri.

Se noi viviamo animati dall’amore di Dio che – come dice l’apostolo Paolo – “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” entriamo in questo circolo di vita che ha le sue radici nella creazione e che si realizza nell’unione eterna col nostro creatore.

È questo flusso di amore riversato in noi che ci libera dalla prigionia del presente, ci dona lo sguardo largo di Dio e ci fa entrare nella vita larga con lui. Io sono stato mandato dal Padre mio – dice Gesù – “perché non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”. Tutto viene da Dio e tutto ritorna a Lui.

Memoria di tutti, anche di quelli dimenticati

La memoria di tutti quelli che ci hanno preceduto ci fa ricordare le persone a noi care, quelle che ci hanno introdotto nella vita, quelli a cui ci siamo accompagnati lungo gli anni. Ma l’amore largo del Signore ci fa ricordare di quelli che non hanno nessuno che si ricordi di loro.

Pensiamo a quelli che sono morti senza che nessuno si fermasse a piangere accanto a lui, a quelli che sono morti soli, alle vittime della guerra, dell’odio cieco, della violenza.

La casa del Padre mio – dice Gesù – è una casa dove ci sono molti posti, dove ognuno può essere accolto e vivere nella pace e nella concordia, gustando la dolcezza del Signore.

La memoria di tutti i nostri fratelli defunti trasforma il nostro presente, ci ricorda che noi siamo diretti verso la casa del Padre, che siamo suoi figli; e sin da ora siamo chiamati a vivere da figli suoi. Nel Vangelo delle Beatitudini Gesù dice: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Cioè: vivere da figli di Dio significa amare la pace, operare per la pace, creare unione e fratellanza. Vivere così è anticipare già sin da ora la vita della casa del Padre, la venuta del suo Regno e sperimentarne la gioia.

Una vita fatta di fiducia, di attesa fiduciosa

La memoria dei nostri defunti ci insegna che la vita non è solo consumo, ma una ricerca tutta umana di una vita vera, fatta di fiducia, di attesa fiduciosa, anche se unita a dubbi e sofferenza. In un tempo in cui si discute di eutanasia, pur di non restare vicino ai malati, pur di non vivere l’impotenza di poter poco – noi che crediamo di poter tutto – il Signore ci aiuta a comprendere che restare presso un malato fa scoprire un potere nuovo, quello dell’amore che va oltre l’indebolimento fisico, che va oltre la morte.

Stare vicino a una persona che sta per passare da questo mondo al Padre, ci aiuta a riflettere sulle cose vere della vita, sui limiti di ciascuno e sull’amore grande del Signore che si china su ciascuno di noi.

Gesù è risorto dai morti e non muore più; egli ci apre a un mondo di vita risorta, eterna, che inizia già da questa terra. Io vi amo di un amore eterno – dice il Signore – “rimanete nel mio amore”. Il Vangelo ascoltato, accolto, meditato, ci fa entrare sin da ora nella vita del Signore Gesù, nella vita di Dio, trasforma le nostre umanità, ci rende compassionevoli, ci dona un linguaggio umano.

Con questi pensieri e sentimenti ricordiamo tutti i defunti e scegliamo di vivere ogni giorno una vita radicata nel Signore, vissuta dentro un tessuto di amore che tutti ci unisce e ci rende partecipi sin da ora della vita di Dio.