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"Chi vuol essere
grande tra voi
si farà vostro servitore"
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Dal Vangelo di Marco, capitolo 10, versetti
da 35 a 45
35Si avvicinarono a Gesù Giacomo
e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro,
noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
36Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per
voi?». Gli risposero: 37«Concedici di sedere
nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
38Gesù disse loro: «Voi non
sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che
io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?».
Gli risposero: «Lo possiamo».
39E Gesù disse: «Il calice
che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io
ricevo anche voi lo riceverete. 40Ma sedere alla mia destra
o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per
coloro per i quali è stato preparato».
41Alludire questo, gli altri dieci
si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù,
chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che
coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano,
e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
43Fra voi però non è così;
ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro
servitore, 44e chi vuol essere il primo tra voi sarà
il servo di tutti. 45Il Figlio delluomo infatti non
è venuto per essere servito, ma per servire e dare
la propria vita in riscatto per molti».
OPERIAMO PER CAMBIARE QUESTO MONDO
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I veri cristiani non vivono secondo lo
spirito di questo mondo
Il Vangelo è un lievito nella nostra
vita che non ci fa rassegnare alla vita quotidiana, non
ci fa vivere nellabitudine, ma ci fa passare in mezzo
a questo mondo con preoccupazione per il futuro, guardando
con affetto e simpatia tutti quelli che desiderano cambiare
questo mondo.
Per noi credenti il cambiamento inizia
da dentro noi stessi, operando una rivoluzione spirituale
che ci fa partire non dalleconomia e dal potere, ma
dal servizio, dal bene comune che giova a tutti. Il mondo
così comè, pieno di violenza, di guerre,
non ci sta bene, non lo accettiamo, non vogliamo convivere
passivamente con questa realtà.
In questi giorni è stata ricordata
la deportazione del 16 ottobre 1943, quando più di
mille ebrei romani furono deportati ad Auschwitz, da dove
alla fine della guerra ritornarono solo 16 persone; nessuno
dei 200 bambini anchessi deportati vi fece ritorno.
La nostra fede nellunico Dio ci
porta ad affermare ed operare perché tutti i popoli
siano realmente uguali, abbiano le stesse possibilità
di vita, di nutrimento, di cure. Fu proprio a partire dalla
negazione delluguaglianza che si giunse fino alla
Shoà, lo sterminio degli ebrei.
La richiesta di Giacomo e Giovanni a
Gesù
Il Vangelo di oggi ci presenta i due discepoli
Giacomo e Giovanni che con molta decisione pongono una domanda
a Gesù, per ottenere i primi posti nel futuro regno
che essi pensano sia prossimo ad insediarsi: Maestro,
noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo.
Desiderano sedere alla destra e alla sinistra del Signore,
cioè avere le prime cariche, quelle più importanti.
Questa sete di potere, di affermazione
di sé, che essi manifestano, fa cercare solo i propri
interessi, spinge al protagonismo, lasciando da parte il
bene comune e soprattutto trascurando i più deboli.
Tutti cercano i propri interessi
scrive lapostolo Paolo nella lettera ai Filippesi
(2,21) e non quelli di Gesù e del suo Vangelo. E
così facendo ci si trova facilmente gli uni contro
gli altri, nascono ostilità, si diventa antipatici.
Dobbiamo ricordare che Giacomo e Giovanni
sono, assieme a Pietro, i prediletti del Signore: solo essi
salgono sul monte della Trasfigurazione, solo essi accompagnano
il Maestro nella casa del capo della sinagoga, saranno essi
a dover stare più vicini a Gesù nellOrto
degli Ulivi, anche se si addormenteranno assieme a tutti
gli altri..
Per Gesù comandare significa servire
Eppure ritengono normale cercare di accaparrarsi
i migliori posti nel futuro regno, sorvolando completamente
sulla Passione su cui Gesù insisteva da molto tempo.
E Gesù, con infinita pazienza ripresenta quanto aveva
detto circa le sofferenze che aspettano non solo lui ma
anche i suoi discepoli. Lo fa attraverso le due metafore
del calice e del battesimo: Potete bere il calice
che io bevo o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?.
Alla risposta pronta dei due Gesù
assicura loro la partecipazione alle sue sofferenze, ma
nega il favore richiesto, dicendo che non spetta a lui assegnare
i posti, ma al Padre suo. Vediamo quanto i discepoli hanno
bisogno di crescere interiormente, per giungere ad essere
simili al loro Signore, assimilando i suoi pensieri e i
suoi sentimenti. Nelle ore che precedono la passione, durante
lultima cena egli dirà loro: Se rimanete
in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che
volete e vi sarà dato (Giovanni 15,7).
Solo con una comunione profonda col Signore si giunge ad
avere gli stessi suoi desideri e gli stessi suoi intenti.
Imparate da me che sono mite e
umile di cuore
Il risentimento degli altri dieci era
da aspettarselo, perché anche essi non erano esemplari
di umiltà per lasciar passare inosservato il tentativo
ambizioso dei due fratelli. Già altre volte cerano
state discussioni fra di loro come quando si misero a parlare
su chi fosse il più grande fra di loro. Gesù
aveva detto loro: Se uno vuol essere il primo,
sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti (Marco
9, 35). Ora approfitta dellincidente per parlare loro
nuovamente dello spirito di umiltà e di servizio
che deve animare la comunità dei discepoli.
Senza la Parola del Signore e la forza
del suo Spirito noi siamo erranti come pecore,
seguendo ognuno la sua strada (1 Pietro 2,25 e
Isaia 53,6), la strada che seguono tutti, quella del proprio
interesse, del protagonismo, che fa preoccupare solo di
se stessi.
Lo Spirito viene in aiuto alla
nostra debolezza dice Paolo perché
nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare
(Romani 8,26). Ed è lo Spirito che ci fa conoscere
quello che è bello e buono per noi, per tutti gli
uomini. E ci farà scoprire che la vita spesa come
servizio agli altri dona gioia, ci fa essere lievito nella
pasta di questo mondo, lavorando per il bene di tutti, sollevando
quelli che sono stati posti ai gradini più bassi
nella società.
Lapostolo Paolo ha fatto sue le
parole del Signore, ha vissuto secondo il Vangelo, mettendosi
al servizio di tutti, come egli stesso ci dice scrivendo
alla comunità di Corinto:
pur essendo libero da tutti,
mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior
numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare
i Giudei ... Con coloro che non hanno legge sono diventato
come uno che è senza legge
Mi sono fatto debole
con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto
a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio
per il vangelo, per diventarne partecipe con loro
(1 Corinzi 9,19-23).
Con questo spirito anche noi potremo suscitare,
come ha fatto Paolo, tante piccole comunità radicate
nel Vangelo, che diventano sale di questa terra, luce del
mondo.
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