parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 05/10/03
domenica 27ª tempo ordinario - anno B
 

Letture: Genesi 2, 18-24; Salmo 127; Ebrei 2, 9-11; Marco 10, 2-16.

 

"L'uomo non separi
ciò che Dio ha congiunto

Dal Vangelo di Marco, capitolo 10, versetti da 2 a 16

2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. 3Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. 4Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”.

5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».

10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11”Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; 12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».

16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

chiamati a vivere la comunione
secondo l'amore di Dio

Gesù ci istruisce e ci illumina

Anche una domanda fatta a Gesù per metterlo in difficoltà, per tendergli un tranello, diventa un’occasione per riportarci alle origini e conoscere la vocazione profonda che il Signore ha inscritto nel cuore dell’uomo.

Alcuni farisei che più volte hanno manifestato la loro indisponibilità ad accogliere le parole di Gesù, si presentano a lui con una domanda: “è lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. Era una questione discussa a quei tempi, come è una questione che fa discutere anche oggi.

Gesù riporta i suoi uditori alle origini dell’uomo e trovare nelle pagine antiche della Scrittura la risposta, cercando di conoscere la volontà di Dio creatore: “all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Marco 10,6-8).

Tornare alle origini della creazione dell’uomo e della donna

Lo stesso racconto che troviamo nel libro della Genesi ci manifesta che Dio ha creato l’uomo e la donna perché vivessero una vita di comunione. Ci ha creati a sua immagine, chiamati a vivere quella comunione che da sempre egli vive: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola cosa - come più volte Gesù stesso ha spiegato ai suoi discepoli.

Il vangelo di questa domenica ci porta a riflettere sulla particolare e fondamentale forma di comunione che nasce dal matrimonio e sulla vocazione che il Padre ha iscritto nel cuore di ogni persona.

Il Signore Gesù ci fa conoscere il Padre suo come colui che si prende cura di tutti gli uomini: “Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri” - leggiamo nel profeta Isaia (Isaia 40,11).

Dio ci chiama ad essere partecipi del suo amore, della comunione con tutti gli uomini, collaborando al superamento di ogni divisione. E il matrimonio si iscrive in questo orizzonte, al punto da venir presentato come l’immagine dell’amore di Dio con il suo popolo, un amore che non finisce, che dura per sempre.

Il matrimonio e la cultura che domina oggi

Il legame del matrimonio come legame di tutta una vita diventa, per la cultura e la prassi dominante ai giorni nostri, qualcosa di estraneo. Si preferisce e si pratica il piacere immediato e a basso costo (insomma anche qui è entrata la prassi dell’«usa e getta»); l’affermazione del proprio benessere individuale, e a qualsiasi prezzo, è legge dominante.

Ma tutto ciò porta lontano dalla vita come è voluta dal Signore e com’è iscritta nei cromosomi della storia umana. E a fare le spese di tale cultura dell’immediato e dell’effimero sono sempre i più deboli, i più indifesi, i bambini, gli anziani, i malati. Certo, ci sono tante situazioni delicate e complesse davanti alle quali solo il Signore può dire una parola di verità. Ma certamente va salvaguardata, costi quel che costi, la ricchezza di una decisione che lega per la vita e che fa di due persone diverse «una sola carne».

Dalla Chiesa, nostra madre, l’aiuto a vivere nella comunione

Ma «una sola carne» è anche la Chiesa, corpo di Cristo, come dice Paolo. Essa è l’immagine concreta della comunione; si potrebbe dire che da essa nasce e a essa tende il matrimonio. La comunità dei cristiani potrebbe perciò essere paragonata a una madre che accoglie le tante piccole realizzazioni di comunione che nascono all’interno della sua casa.

Essa pertanto sente il dovere materno di sostenere, con la preghiera e con i modi concreti che la sua compassione sa trovare, l’amore e la comprensione tra i suoi figli. E, se necessario, deve offrire un supplemento di amore per quei piccoli e quei deboli che maggiormente sono danneggiati dalla mancanza di amore e di affetto familiare.

Nella Chiesa, pertanto, più che altrove, debbono vedersi realizzate le parole della Genesi: “Non è bene che l’uomo sia solo!”(2,18). Insomma, la Chiesa è la famiglia di tutti, anche di quelli che non hanno famiglia.