parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 28/09/03
domenica 26ª tempo ordinario - anno B

Letture: Numeri 11, 25-29; Salmo 18; Giacomo 5, 1-6; Marco 9, 38-48.

"Chi non è contro di noi è per noi"

Dal Vangelo di Marco, capitolo 9, versetti da 38 a 48

38Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».

39Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.

40Chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.

43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.

45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.

47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

tolleranti verso gli altri
e esigenti con se stessi

Essere accoglienti e tolleranti

Viviamo in una società che diventa sempre più multiforme, con persone provenienti da diverse parti del mondo, di diversa cultura e anche di diversa religione. È possibile che in situazioni così poco omogenee prendano corpo sentimenti di contrapposizione e di esclusione dei diversi. È il terreno in cui facilmente si possono manifestare atteggiamenti integralisti e fondamentalisti.

L’episodio accaduto a Giovanni probabilmente in compagnia di suo fratello Andrea mentre erano in missione ci aiuta a comprendere un altro tratto dei discepoli del Signore.

Giovanni aveva incontrato un esorcista che operava nel nome di Gesù, senza far parte del gruppo dei discepoli. Forse invitato a diventare discepolo di Gesù non aveva accettato di entrare nella comunità di quelli che seguivano Gesù. E Giovanni aveva pensato bene di proibire a quell’uomo di continuare ad operare nel nome di Gesù senza essere suo discepolo.

Ora che si ritrovano insieme attorno a Gesù, ha sentito il bisogno di raccontare a lui l’episodio accaduto: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri”. Gesù, che già altre volte aveva invitato i discepoli ad essere accoglienti con tutti, chiede loro di non assumere un atteggiamento settario, invita alla tolleranza: quell’uomo col suo gesto manifesta riconoscimento, venerazione e rispetto verso il maestro, insomma è ben disposto verso Gesù: “Non glielo proibite – risponde – perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me”.

Creare rapporti di simpatia con tutti

Queste parole sono una indicazione per noi oggi, di come la comunità cristiana e ogni singolo credente si deve rapportare con l’ambiente che ci circonda, dove sono tanti quelli che non si dicono cristiani. Siamo tutti invitati ad un atteggiamento di larga accoglienza, di comprensione e di amicizia verso tutti.

Questo atteggiamento pacifico e mite crea una simpatia del mondo circostante verso il Signore, verso il Vangelo e verso i suoi discepoli. Gesù dice che anche un atto di poco conto, come dare un bicchiere d’acqua a quelli che operano per comunicare il Vangelo, è un gesto importante che ha valore per lui. Pensiamo soprattutto a quelli che operano in condizioni di difficoltà, dove la Chiesa è perseguitata o dove si trova ad agire in condizioni di grande povertà.

Pensiamo all’impatto che un atteggiamento duro e chiuso nei confronti degli stranieri, prevalentemente di religione diversa da quella cristiana, può avere nei paesi dove i cristiani sono una piccola minoranza in mezzo a centinaia di milioni di cristiani. Pensiamo a tutti i paesi del Medio Oriente, ai paesi dell’Africa settentrionale o a quelli dell’estremo Oriente, come in India, in Pakistan.

Essere invece esigenti verso se stessi

Invece che essere rigidi nei confronti degli altri, Gesù invita ad essere radicali nei confronti di se stessi quando la posta in gioco è l’entrata nella vita, non in una vita qualunque ma nella vita di Dio, di comunione con Lui.

Con un linguaggio metaforico e paradossale Gesù chiama al rifiuto e alla lotta contro il male, il peccato, la tentazione: è meglio entrare monchi, zoppi e guerci nel regno di Dio, piuttosto che perdere la vita di comunione con Dio: “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà – aveva detto precedentemente Gesù - ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Marco 8,35).

La responsabilità verso chi è debole nella fede

Sono tanti oggi quelli che credono in Dio, ma la loro fede è debole, la conoscenza del Signore è scarsa. Per il Signore ognuno di questi piccoli nella fede è importante. Il nostro comportamento di discepoli del Signore può disorientare, confondere la loro fede e portarli lontani dal Signore oppure può aiutarli, sostenerli, farli crescere nella fede.

Nella concezione giudaica la mano, il piede, l’occhio sono gli organi principali in cui risiede l’impulso al peccato e possono condurre l’uomo ad allontanarsi da Dio: ad appropriarsi di ciò che non ci appartiene o non ci spetta, ad alzare la mano contro gli altri cioè a tutto ciò che ci fa essere violenti, al desiderio di ciò che non è buono.

La parola del Signore ci chiama ad essere sempre più responsabili nei confronti degli altri, dei più piccoli, dei più deboli