parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 07/09/03
domenica 23ª tempo ordinario - anno B
 

Letture: Isaia 35, 4-7; Salmo 145; Giacomo 2, 1-5; Marco 7, 31-37.

"Effatà"
Aprirci all'amore di Dio
"

dal Vangelo di Marco, capitolo 7, versetti 31-37.

31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.

33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».

35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

NON LASCIAMO IL SIGNORE SOLO

Il Signore cammina per le nostre strade

Col mese di settembre abbiamo ripreso a ritrovarci insieme nella santa liturgia, l'incontro familiare col Signore, che ci parla, che ci indica la strada da seguire e ci invita a percorrerla con lui.

Nel racconto evangelico di oggi - però - c'è un silenzio circa i discepoli, sui cui torneremo dopo e che ci fa riflettere.

Gesù è di ritorno dalla regione di Tiro e va in Galilea passando per la città di Sidone. Sono regioni dove abitano i pagani, quelli che non conoscono ancora il Dio di Israele. Poco prima ha incontrato una donna che chiede insistentemente aiuto per la sua figlioletta sconvolta da attacchi convulsivi. E ha guarito questa bambina. Ora gli presentano un sordomuto e gli chiedono di imporre le mani su di lui.

Gesù non ha mai smesso di andare incontro agli uomini, anche oggi egli continua a camminare per le strade di questo mondo, e incontra tante persone che invocano, chiedono aiuto, sono nella sofferenza o nel buio per la loro vita.

In questo brano non sono menzionati i discepoli di Gesù: dove sono? Sono rimasti indietro? Se ne stanno un po' in disparte? Stanno con lui ma fanno solo da spettatori? Non lo sappiamo, sappiamo solo che il Vangelo in questo episodio non li nomina. Queste domande circa i discepoli vogliamo sentirle rivolte a noi.

L'amore buono del Signore per gli uomini

Noi abbiamo conosciuto l'amore buono del Signore, egli si è chinato sulla nostra vita, ci ha toccato, ci ha parlato, ci ha aperto gli orecchi e ci ha sciolto la lingua. Qualcuno ci ha aiutato a incontrarlo. Il Signore ha fatto con noi come con quel sordomuto. E da persone che erano sorde alle voci che provengono dal di fuori della propria vita, da persone che non sapevano parlare se non di se stessi solamente, siamo diventati capaci di vedere attorno a noi e di sentire: vedere tanti che sono soli, tanti che sono deboli e abbattuti, tanti che sono amareggiati per le esperienze della vita o per le prove che si sono abbattute su di loro.

Che cosa possiamo dire oggi del nostro stare col Signore, del nostro camminare con lui, noi che lo abbiamo incontrato e abbiamo sperimentato che egli ci ha aperto le orecchie e ci ha sciolto la lingua?

Il Signore continua a camminare per le strade di questa terra incontro agli uomini.

Dove stiamo noi? Siamo col Signore? Siamo come quelli del Vangelo che aiutano questo sordomuto ad arrivare davanti al Signore?

La forza debole del Vangelo

Oggi sono in tanti a credere che sognare un mondo diverso, lavorare per cambiare questo mondo, per difendere i deboli e i poveri, è inutile o serve a poco. Tanto - dicono - la realtà rimane sempre quella. E pensano che essere realisti è una virtù, sognare è invece inutile.Forse ci lasciamo anche noi sedurre da questo realismo?

L'apostolo Giacomo ci dice che i discepoli di Gesù non si adattano alla mentalità di questo mondo. Per il mondo i ricchi vanno avanti e i poveri rimangono indietro. Per voi - ci dice l'apostolo - non sia così. "Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite:"Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", non fate voi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?" (Giacomo 2, 2-4).

E qui pensiamo alla cura amorevole della comunità lungo questi anni, per rieducare il nostro cuore, rinnovare la nostra mentalità. Pensiamo al dono di servire i poveri, agli incontri con tanti poveri della nostra città, alle amicizie nate con tanti di loro - anziani soli, anziani negli istituti, persone che vivono per strada … -.

Il Signore viene nella nostra vita per cambiarla e cammina per le strade del mondo con i suoi discepoli per cambiare questo mondo. Egli è venuto a realizzare il sogno dei profeti, il sogno del Padre suo, come lo aveva anticipato il profeta Isaia, vissuto nell'VIII secolo prima di Cristo: "Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua" (Isaia 5,7).

"Allora si apriranno gli occhi … allora lo zoppo salterà come un cervo …": quando è questo "allora"? Questo "allora" diventa presente, diventa "ora" quando il Signore si incontra con la vita di queste persone, quando i discepoli del Signore aiutano tanti a incontrare il Signore. Ed egli li guarisce.

Annunciare agli altri la liberazione

Non lasciamoci scorrere la vita addosso, non ci adattiamo alla mentalità corrente di questo mondo. Se noi abbiamo sperimentato nella nostra vita la guarigione che viene dal Signore, non trascorriamo i mesi e gli anni che ci restano vivendo come fanno tanti in questo mondo.

Allarghiamo e non restringiamo lo spazio per il Signore ogni giorno della nostra settimana, non releghiamo il Signore e il tempo da spendere con lui in piccoli angoli durante la settimana.

Il realismo della vita così come è, non è per noi una virtù, è piuttosto una rassegnazione triste su di noi e sugli altri. Noi oggi riceviamo di nuovo la Parola che abbiamo ricevuto, in cui abbiamo creduto e che desideriamo annunciare agli altri ad alta voce: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio … Egli viene a salvarvi" (Isaia 35, 4)