parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 23/03/03
3ª domenica Tempo di Quaresima- anno B
 

Letture: Esodo 20, 1-17; Sal. 18; 1ª Corinzi1, 22-25; Giovanni 2, 13-25.


La cacciata dei mercanti

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 2, versetti 13-25.

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.

15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".

17I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".

20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.

I CRISTIANI: UNA CASA DI PACE IN TEMPO DI GUERRA

"Non pronunzierai invano il nome del Signore"

Nei giorni scorsi, allo scoppio della guerra in Iraq, abbiamo sentito che da ambo le parti si invocava il nome di Dio perché stesse con loro e desse la vittoria sul nemico. È un fatto ricorrente nella storia quello di invocare Dio non nella lotta contro il male, ma nella lotta di un uomo contro un altro uomo, di un popolo contro un altro popolo.

Ma dietro questo atteggiamento e queste invocazioni c'è proprio l'opposto di quello che si dice, c'è l'esaltazione della propria forza, mettendo se stessi al posto di Dio.

Il posto di Dio. Appunto. Quale è il posto che diamo a Dio nella nostra vita, davanti a decisioni gravi e delicate? Il libro dell'Esodo ci ha fatto riascoltare l'antica parola del Signore:

"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna … Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai … Ricordati del giorno di sabato per santificarlo …" (Esodo 20,1-8).

Quando riduciamo la nostra vita agli aspetti economici ed utilitaristici, tutto l'ordine di una vita veramente umana viene sovvertito. Lo stesso rapporto con Dio può diventare un rapporto utilitaristico ed occasionale.

Ridare a Dio il suo posto nella nostra vita

Nel gesto di Gesù che scaccia i mercanti e i cambiavalute dal tempio - come ci racconta la pagina evangelica di oggi - leggiamo il forte richiamo a ripristinare un ordine sovvertito, a fare spazio nuovamente al tempo di Dio nella nostra vita, ai suoi sentimenti.

Con Gesù inizia il tempo dell'adorazione di Dio "in spirito e verità", come egli spiega nel dialogo con la samaritana (Giovanni 4,23-24): "è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".

I Giudei, interlocutori di Gesù, non capiscono queste parole, non riescono a capire come quell'uomo che non ha nessun potere, si permette di parlare e di agire in quel modo. Non sanno che proprio quell'uomo che hanno davanti è la fonte dell'acqua viva a cui tutti possono attingere, egli è la vera vite e stando uniti a lui i suoi discepoli di ogni tempo possono parlare, operare e portare frutti di vita.

Quell'uomo disarmato che i giudei hanno davanti è - come ci dice l'apostolo Paolo "Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio". Agli occhi degli uomini sembra inconsistente un tale discorso. Ma ancora Paolo continua: "perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" (1 Corinzi 1,22-25).

Disarmare i cuori per poter disarmare la mano che uccide

Mentre è iniziata la guerra, il papa non ha smesso di continuare a parlare e ad ammonire. E lo ha fatto ancora ieri, sabato: "Quando la guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia le sorti dell'umanità, è ancora più urgente proclamare, con voce forte e decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più giusta e solidale. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini".

E per disarmare la mano degli uomini noi cerchiamo il Signore, proviamo in questo tempo di Quaresima a disarmare i nostri cuori, digiunare anche dal cibo per riaffermare il primato dello spirito e del cuore sul nostro corpo. Nutrirci della Parola di Dio e ricorrere con forza alla preghiera sono i mezzi utilizzati da Gesù di fronte alla tentazione del dominio che rende facilmente violenti. E sono anche i mezzi che noi abbiamo in questo tempo difficile.

Essere una casa di pace

Gesù ripete a noi le parole che pronuncia nel tempio: "non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" (Giovanni 2,17). Anzi ci dice di più: noi, i suoi amici, quelli che credono in lui, siamo il nuovo tempio, il tempio spirituale dove Dio abita e dove gli uomini possono essere aiutati ad incontrare Dio.

Per questo disarmiamo i nostri cuori da ogni pensiero violento, preghiamo con forza il Signore che è la vera pace, perché la pace vinca su ogni guerra e ogni violenza. Che ognuno di noi divenga una donna e un uomo di pace, che ogni comunità cristiana sia una casa di pace.

Preghiamo per la pace, non smettiamo mai di chiedere la pace. Uniti al Signore e uniti fra di noi chiediamo la pace al Signore.