parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 01/12/02
Domenica 1ª del tempo di Avvento - anno B
 

Letture: Isaia 63, 16-17.19; 64,1-7; Salmo 79; 1 Corinzi 1, 3-9; Marco 13, 33-37.


"State attenti, vegliate!"

dal Vangelo di Marco, capitolo 13 versetti 33-37.

33Gesù disse ai suoi discepoli: "State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.

34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.

35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, 36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.

37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".

LASCIAMO CHE IL "TEMPO DI DIO" CI TRASFORMI

Il tempo di Dio: l'anno liturgico

Inizia oggi l'anno del tempo di Dio, più precisamente detto "anno liturgico".

Il tempo di Dio non si impone con avvenimenti eclatanti, a suon di tamburi o di pubblicità. È un tempo in cui Dio vuole parlare al cuore di ciascuno, con chiarezza, ma con voce sommessa. Inizia con la nascita di Gesù e poi via via ci conduce nelle varie tappe della sua vita, dalla predicazione in Galilea e in Giudea fino ai giorni della sua passione, morte, resurrezione e salita al cielo.

Domenica dopo domenica, da questa prima di Avvento fino all'ultima domenica di Cristo re, siamo presi per mano e attraverso l'ascolto della sua Parola il Signore Gesù desidera entrare nel nostro tempo e nella nostra vita per trasformarli.

Ogni anno, dopo la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II (1962-65), è sempre un evangelista che ci accompagna lungo il cammino. Quest'anno la nostra guida sarà il vangelo di Marco.

Mentre il nostro mondo conosce altri tempi che scandiscono il succedersi degli avvenimenti - il lavoro, la progressione della carriera, le vacanze, l'acquisto di una casa nuova … - noi siamo invitati ancora una volta a lasciare entrare Dio nella nostra vita e far sì che sia lui, con la sua Parola, a scandire il nostro tempo.

Se ci guardiamo intorno vediamo che sono tanti quelli che si sono organizzata la vita secondo i parametri del successo, del benessere, della propria tranquillità, dimenticando che siamo creature, che veniamo da Dio e verso di lui dobbiamo andare.

Il grido al Signore dell'uomo di fede

Il profeta Isaia, vissuto nella seconda metà dell'ottavo secolo avanti Cristo, guardandosi intorno grida con dolore: "Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore? Ritorna per amore dei tuoi servi! Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti" (63,17.19).

È il grido che si alza da un cuore che ama, che crede in Dio, che non si rassegna alla realtà del mondo che gli è davanti.

Il tempo di Avvento, che inizia oggi, si svolge lungo quattro settimane che ci preparano alla nascita di Gesù. Egli è nato a Betlemme duemila anni fa, ma continua a venire in mezzo agli uomini per entrare nella vita di quelli che lo accolgono.

Ascoltando la Parola di Dio noi veniamo liberati dalla prigionia del presente, dalla rassegnazione, dalla tranquillità egoistica che ci fa chiudere gli occhi e le orecchie davanti alle invocazioni di tanti, di un mondo più giusto, in pace, dove si possa vivere gli uni accanto agli altri in armonia.

La Parola di Dio ci risveglia dal torpore, ci mette in cammino verso gli altri, mette nel nostro cuore la stessa passione del Signore per l'uomo, la passione dell'uomo di fede, come il profeta Isaia. E ci dona energie per operare affinché venga la pace.

I cristiani non possono essere spettatori rassegnati, ma operatori di pace

Sono troppi quelli che si limitano solo a guardare, a constatare, ad accettare le cose così come sono. Ognuno di noi può essere un costruttore di pace.

Non diciamo che sono utopie: ognuno di noi può essere una donna e un uomo che comunica agli altri quello che vive. Se noi ci nutriamo della Parola di Dio, se leggiamo il Vangelo ogni giorno noi diventiamo una presenza di pace in mezzo agli altri, ovunque siamo. Possiamo allacciare tanti legami, comunicare speranza, coinvolgere in iniziative.

Nel vangelo di Marco, Gesù parla ai suoi discepoli: "State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso" (13,33). E paragona ogni credente ad un portinaio, invitandolo ad sempre pronto a vigilare al palazzo affidatogli, pronto ad aprire in qualunque momento arriva qualcuno e bussa. Il Signore ci invita ad essere portinai spirituali, che non restano presi dalle proprie faccende e impegni, non si addormentano sul proprio egoismo.

La porta da aprire è quella del cuore: al Signore che bussa con la sua parola, ai tanti deboli che gridano aiuto, fino ad ascoltare le domande che vengono da nazioni lontane. "Ecco - dice il Signore nell'Apocalisse - sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (3,20).

La giornata mondiale contro l'AIDS

Si celebra oggi la giornata mondiale contro l'AIDS. La comunità di Sant'Egidio ha avviato in Mozambico - da poco più di un anno - il primo programma globale di prevenzione e terapia dell'AIDS in Africa. E si vedono già i frutti.

Il Mozambico è un paese dove la mortalità raggiunge il 115 per mille, la speranza di vita è stimata a 39 anni, oltre un milione di persone su 19 milioni di abitanti sono sieropositivi, di cui 630.000 sono donne adulte.

Con piccoli aiuti da parte di tanti, anche nella nostra città e della nostra parrocchia, oggi il programma è in piena attuazione: sono funzionanti due laboratori di biologia molecolare, sono avviati corsi di formazione per assistenti domiciliari ai malati di AIDS, corsi di formazione sull'uso dei farmaci antiretrovirali.

A Napoli è partita la campagna di sostegno al programma di lotta all'AIDS in Mozambico in collaborazione con l'Ordine dei farmacisti e il patrocinio del quotidiano "Il Mattino". Acquistando medicinali, sarà possibile contribuire ad acquistarne anche per i malati di AIDS in Mozambico.

Piccoli gesti che fanno cultura

Anche diventando amici di anziani soli, nostri vicini di casa, o anziani rinchiusi negli istituti, si avvia un cammino di pace e di riconciliazione. Di fronte ad un cultura dell'indifferenza e della emarginazione dei deboli, i nostri piccoli gesti di amicizia non solo comunicano gioia e sollievo a chi è in difficoltà, ma esercitano un benefico influsso e inducono tanti altri alla riflessione.

"Vegliate!" ci dice il Vangelo dell'Avvento. Accogliamolo con gratitudine. Andiamo verso Betlemme e ringraziamo il Signore perché non ci lascia nel sonno pigro, nei nostri stordimenti egoistici. Lo facciamo con le parole dell'apostolo: "ringrazio Dio per la grazia che abbiamo ricevuto in Cristo Gesù, da lui veniamo arricchiti di tutti i doni" (1 Corinti 1,4).