parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 6/10/02
Domenica 27ª del tempo Ordinario - anno A
 

Letture: Isaia 5, 1-7; Salmo 79; Filippesi 4, 6-9; Matteo 21, 33-43.


Parabola della vigna

dal Vangelo di Matteo, capitolo 21 versetti 33-43.

33Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Ascoltate un'altra parabola:

C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.

35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. 39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.

40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". 41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo".

42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? 43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.

DARE FRUTTI DI PACE

Il Signore ci chiede di coltivare la vigna, che è questo mondo

Anche oggi, come per le ultime domeniche, il vangelo ritorna sul tema del vigna del Signore, la comunità degli uomini di cui Dio si prende cura con amore.

C'è un amore appassionato del Signore per questo mondo, che gli appartiene. Egli affida a ognuno la coltivazione di questo campo, manda in ogni tempo uomini e donne che vengono nel suo nome, ci parlano e ci chiedono di trarre frutti buoni da questa terra.

Ognuno di noi ha degli strumenti per rendere fruttifera questa terra, nel cuore di ognuno ci sono energie che possono essere impiegate per rendere questa terra più abitabile, più fruibile a vantaggio di tutti, luogo di incontro dove si possa vivere insieme e stare in pace.

Il profeta Isaia descrive l'amore del Signore per gli uomini e le risposte inadeguate o i rifiuti che vengono da noi, con immagini prese dalla vita contadina: "Il Signore aveva vangato la vigna e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica" (Isaia 5, 1-2).

Tanti frutti amari e selvatici

Ci sono tante guerre in atto, tanti fuochi di odio e di scontri in tante parti del mondo. Spesso noi preferiamo non vedere e non sentire, per continuare a vivere la nostra vita solo per noi stessi. Da oltre cinquant'anni si combatte una guerra tra Israeliani e Palestinesi che sembra non finire mai. L'anno scorso, di questi tempi, si avviava la guerra in Afghanistan; in tanti paesi dell'Africa ci sono conflitti, di cui i giornali preferiscono non parlare; recentemente è scoppiata una rivolta in Costa d'Avorio e c'è il rischio che questo paese che si avviava a uno sviluppo ordinato e graduale, piombi nel caos e nello scontro tra il nord e il sud del paese; tanti immigrati fuggono dalla fame e dalla miseria verso l'Europa e più volte finiscono affogati nel mare.

Davanti a tutto questo, questo mondo occidentale - di cui noi facciamo parte - tende a chiudersi in se stessi, fino a quando non è toccato personalmente da questi eventi. Non sono questi i frutti che il Signore si attende dagli uomini a cui egli ha affidato questa terra. "Egli aspettò che producesse uva - dice Isaia - ma essa fece uva selvatica" (5,2).

Il Signore parla anche oggi attraverso i suoi inviati

La parabola evangelica ci parla del Signore che invia a più riprese i suoi servi, e i vignaioli ripetutamente rifiutano di dare i frutti del raccolto, forse perché avevano coltivato male la vigna o non l'avevano coltivata; o forse perché pensavano di poterla usare come cosa propria e per fini legati solo ai propri interessi.

Alla fine - racconta la parabola - il Signore inviò il suo figlio, ma anche questi non vollero accogliere, anzi lo uccisero. C'è una cura e un amore da parte del Signore, la sua parola amica che ci giunge attraverso gli uomini di fede che parlano in suo nome, c'è il Vangelo che ci parla direttamente con le parole del Figlio suo.

La risposta da parte dei vignaioli è dura, violenta, assassina. Come non pensare alle violenze, alle guerre che sono davanti ai nostri occhi? E come non pensare alle parole di pace che ci vengono dal Signore e l'invito a dare frutti di pace?

Noi stessi finiamo con l'essere complici e responsabili di questa realtà, con le nostre piccole violenze quotidiane nei rapporti con gli altri: una risposta dura, uno sgarbo, un giudizio cattivo sugli altri, un atteggiamento indifferente nei confronti di chi avrebbe bisogno … quando non ci sono parole e azioni peggiori.

Il Signore è dispiaciuto per tanta violenza e arroganza che rende più selvatico questo mondo e parla al nostro cuore con le parole accorate di questa parabola del Vangelo.

Francesco uomo del Vangelo e uomo della pace

Nei giorni scorsi abbiamo celebrato la festa di Francesco di Assisi, uomo del Vangelo e uomo della pace. Egli è vissuto nel 1200 (1182-1226), quando le città si combattevano aspramente, ogni città si difendeva costruendo mura e torri, imparava ad usare le armi per risolvere i conflitti. E Francesco in questo tempo è stato uomo di pace, ha predicato e vissuto la pace con tutti, ha riconciliato tanti che erano divisi tra loro, in conflitto. Francesco a tutti dava la pace. Ricordiamo l'episodio di Damietta, in Egitto: mentre era in atto una Crociata dei cristiani contro i musulmani, Francesco, disarmato, attraversa il campo nemico e avvia un dialogo col capo musulmano.

Davanti alla nostra realtà odierna, alla nostra società occidentale che sembra volersi chiudere a riccio e risolvere i conflitti e i problemi con la forza, il Vangelo ci chiede di fare frutti, frutti buoni per questa umanità di oggi e per le generazioni che verranno: soprattutto frutti di pace.

Come possiamo produrre frutti di pace? Come spegnere i focolai di guerra e pensieri di fare altre guerre? Come operare per dare pace? Sono domande buone e belle da porsi personalmente.

L'apostolo Paolo, nel brano ai Filippesi che si proclama in questa domenica (Filippesi 4, 6-9) dice: "in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù".

Pregare per la pace e diventare donne e uomini di pace

Pregare allora insistentemente per la pace, rivolgerci con fiducia al Signore implorando da lui la pace. Il primo frutto sarà la pace che scende in noi e si comunicherà da noi agli altri: perché la preghiera insistente al Signore purifica il nostro cuore, ci rende miti ed umili, gentili verso tutti, ci rende donne e uomini di pace.

Noi possiamo fare molto per la pace: coltivare il dialogo con tutti, non parlare male degli altri, non giudicare. La presenza e il comportamento di ciascuno, la mitezza verso gli altri accresce gli spazi di pace e disarma i cuori.

Alla violenza, all'arroganza, ai progetti di guerra, noi rispondiamo con le armi della mitezza, della bontà, della misericordia, del dialogo. I frutti buoni verranno certamente e ognuno sarà un piccolo operaio della pace, un discepolo del Signore che con i suoi sentimenti di amore spegnerà tanti fuochi di odio e di violenze e aiuterà questo mondo a diventare migliore.