alla
liturgia. Ha una visione e Dio si manifesta a lui. In
quel momento Isaia avverte il grande contrasto fra la
santità
di Dio e la bruttezza della sua vita, come pure quella
del popolo che si trova nel tempio.
È necessaria una purificazione per lui e per il
popolo; di qui germoglierà un seme santo, un popolo
rinnovato e santificato.
La
sua predicazione si svolge fra il 740 e il 700. Censura
il lusso smodato e la vanità esagerata delle donne;
condanna l'ingiustizia dei tribunali e l'ingordigia dei
proprietari di terra; come pure lo scetticismo dei politici
che non credono alla signoria di Dio sulla vita e sulla
storia degli uomini.
Isaia
proclama che da questa "casa di Davide barcollante"
nascerà un nuovo seme, l'Emmanuele. Nel cuore di
un dramma fra guerre e sconfitte nascerà il nuovo
popolo, un piccolo resto, una umile comunità poggiata
sulla "pietra" che sarà il Messia.
Isaia
si trova ad operare in una situazione sociale di ingiustizia
e di violenza soprattutto nei confronti dei poveri, in
un periodo di guerre e distruzioni. Egli accoglie la parola
di Dio e la comunica come una parola di giudizio e di
speranza.
Dalle
parole di Isaia emerge una grande esigenza di giustizia
in un mondo ricco e imbarbarito. Il profeta non esita
a chiamare Israele alla fiducia nel Signore, ma insieme
annuncia che Dio stesso interverrà nella storia
inviando un re, il messia, che verrà a stabilire
la giustizia a Gerusalemme e la pace tra i popoli.
Due
altri profeti riprenderanno le parole di Isaia in altri
momenti difficili: il primo durante l'esilio a Babilonia
(capitoli 40-55) e il secondo dopo l'esilio (capitoli
56-66).
La
parola di Dio è viva, percorre la storia, viene
letta e ricompressa in nuove situazioni. Essa traccia
il percorso di tante generazioni verso l'incontro con
il Signore.
Dopo
aver presentato precedentemente i capitoli 1-39 del Primo-Isaia,
riprendiamo in questo periodo dell'anno, le riflessioni
a partire dai capitoli 40-55 (Secondo-Isaia).
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