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L'incontro
interreligioso di Palermo
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dal
Vangelo di Matteo, capitolo 18 versetti 15-20.
15Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo
fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato
il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con
te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta
sulla parola di due o tre testimoni.
17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all`assemblea;
e se non ascolterà neanche l`assemblea, sia per te
come un pagano e un pubblicano.
18In
verità vi dico: tutto quello che legherete sopra
la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello
che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche
in cielo.
19In
verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra
si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio
che è nei cieli ve la concederà. 20Perché
dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo
a loro».
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LAVORIAMO
PER RIANNODARE I PREZIOSI ANELLI
DELLA CATENA DI AMORE
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L'amore
fra gli uomini può crescere
Ho
avuto la grazia di partecipare nei giorni scorsi all'incontro
di dialogo e di preghiera dei capi religiosi di tutte le
grandi religioni, tenutosi a Palermo, promosso dalla Comunità
di sant'Egidio. Si percepiva chiaramente un clima di famiglia
e di fiducia reciproca che è andato crescendo di
anno in anno, dopo il primo incontro di Assisi voluto da
papa Giovanni Paolo II.
È
stata una nuova Pentecoste, una discesa dello Spirito nel
cuore di tanti, che ha permesso di comprendersi, di avvicinarsi
gli uni agli altri, pur nella differenza delle tradizioni
religiose, delle varie culture e lingue con cui ci si esprimeva.
Sono
stati giorni in cui si è vissuta l'esperienza di
un amore vicendevole, di apertura gli uni agli altri, in
un clima di amicizia e di accoglienza. È stato possibile
parlare tra fratelli che vogliono ritrovarsi insieme.
Con
questa immagine negli occhi e nel cuore, le parole di Paolo
nella seconda lettura di oggi fanno comprendere meglio quello
che è accaduto in quei giorni: "Fratelli,
non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un
amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha
adempiuto la legge" (Romani 13, 8). Era l'amore,
la premura gli uni per gli altri, a prevalere su ogni altra
preoccupazione.
La
responsabilità del cristiano verso gli altri uomini
Le
parole che risuonano nella liturgia di oggi sono un invito
forte alla responsabilità di ciascuno di noi, di
ogni amico e discepolo del Signore, a farsi carico degli
altri, a non lasciar correre la vita di questo mondo con
le sue divisioni, lotte, scontri, guerre.
Il
discepolo del Signore deve sentirsi responsabile per ogni
fratello. Occorre fare ripetuti tentativi per riconquistare
il fratello, come ci spiega la pagina evangelica di Matteo
(18, 15-18).
Quanto
facilmente noi ci rassegniamo alla realtà esistente,
ai fratelli che vivono separati da noi, alla vita dura di
tanti privati dei diritti fondamentali di vita; tutto questo
senza aver tentato e ritentato le vie del dialogo, della
ricerca e dell'avvicinamento paziente e insistente di chi
è lontano.
"Tutto
quello che legherete sulla terra - dice Gesù nel
Vangelo - sarà legato anche in cielo e tutto quello
che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche
in cielo" (Matteo 18, 18). Noi preferiamo tante
volte lasciare le cose come stanno, le persone legate, prigioniere
di situazioni incancrenitesi nel tempo, perché sono
situazioni induritesi con gli anni, a volte con i secoli.
E riteniamo impossibile creare rapporti nuovi, sciogliere
le catene di tante incomprensioni e di tante schiavitù.
Due
grandi leve nelle mani dei discepoli: il comandamento dell'amore
e la preghiera
Il
comandamento dell'amore e la forza della preghiera sono
le due grandi leve che abbiamo nelle nostre mani, di cui
possiamo sperimentarne l'efficacia, quanto più le
usiamo. Dice infatti il Signore: "se due di voi
sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa,
il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome,
io sono in mezzo a loro" (Matteo 18, 19-20). E
a Palermo eravamo in tanti, oltre seimila persone, che in
luoghi diversi si sono incontrati, hanno dialogato, hanno
pregato per la pace, per la comprensione fra gli uomini,
per il rafforzarsi del dialogo, dell'incontro per conoscersi
e rispettarsi.
Sono
vere le parole del Signore: "Chiedete e vi sarà
dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova
e a chi bussa sarà aperto" (Matteo cap.
7, 7-8). L'autorità della parola della comunità
dei discepoli è l'autorità della sua preghiera.
Una comunità che prega, che ascolta le parole del
Signore, è una comunità che opera con la forza
dello Spirito, che tocca i cuori e li trasforma.
Con
la preghiera il Signore si fa presente nella comunità,
è in mezzo a noi e ci riveste della sua forza. L'apostolo
Paolo ci dice: "rivestitevi del Signore Gesù
Cristo" (Romani 13,14) e non seguite la mentalità
rassegnata di questo mondo, che ci inculca la preoccupazione
solo per noi stessi.
Rendiamo
grazie al Signore per quanto opera per mezzo dei suoi discepoli,
accostiamoci a lui, sciogliamo ogni durezza del nostro cuore
davanti alle opere che egli compie in mezzo a noi. Non viviamo
come persone assonnate, appesantite dalle proprie cose.
Il Signore affida ai discepoli di ogni tempo lo stesso compito
che affidò al suo profeta Ezechiele: "io
ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai
una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia"
(Ezechiele 33, 7).
La
sentinella è colui che sta in alto, che vede lontano
e che avvisa gli altri. Ricorre in questi giorni l'anniversario
del terribile atto terroristico dell'11 settembre. E noi
raggiunti dalla parola del Signore siamo chiamati ad ammonire
i nostri fratelli che ogni conflitto, ogni odio, ogni scontro
non si risolve con altri scontri, con altre stragi, con
altro sangue.
"I
preziosi anelli della catena di amore"
Cade
in questi giorni anche in altro anniversario, quello dell'apertura
del Concilio Vaticano II, voluto da papa Giovanni XXIII.
Nel radiomessaggio dell'11 settembre 1962 rivolto a tutti
i cristiani egli invita a prepararsi alla nuova stagione
che sta per aprirsi, a riannodare "i preziosi anelli
della catena di amore, che già fin dai primi secoli
dell'era cristiana la grazia del Signore aveva distesa sui
vari paesi di Europa e del mondo allora conosciuto
e che per varie circostanze parvero in seguito rallentarsi
e di fatto furono spezzati".
Questi
anelli si stanno riannodando, un lungo cammino di avvicinamento
tra le chiese cristiane e di dialogo con le altre religioni,
si è compiuto in questi anni. E noi tutti siamo chiamati
a tessere in tutte le situazioni in cui ci troviamo a vivere,
la paziente tela dei rapporti umani con tanti fili di amore,
di gesti di attenzione, di accoglienza, di preoccupazione
fraterna per chi è lontano.
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