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"Voi
chi dite che io sia?"
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dal
Vangelo di Matteo, capitolo 13 versetti 13-20.
13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa
di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi
dice che sia il Figlio dell`uomo?".
14Risposero:
"Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia
o qualcuno dei profeti".
15Disse
loro: "Voi chi dite che io sia?".
16Rispose
Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente".
17E
Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché
né la carne né il sangue te l`hanno rivelato,
ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei
Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa
e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto
ciò che legherai sulla terra sarà legato nei
cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà
sciolto nei cieli".
20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno
che egli era il Cristo.
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PIETRO
MANIFESTA UNA SAPIENZA CHE VIENE DALL'ALTO
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Il
Signore ci riunisce, ci parla, ci interpella
Ogni volta che il Signore ci riunisce attorno a lui per
la santa liturgia è sempre un ritrovarsi in un luogo
in disparte, come tante volte il Signore ha fatto con i
suoi primi discepoli, come anche quel giorno a Cesarea di
Filippo.
Ritrovarsi
col Signore significa ascoltare quello che egli ci dice,
ci chiede; e rispondere alle sue domande. La domanda che
egli pone quel giorno ai suoi discepoli e che oggi pone
nuovamente a noi è questa: "La gente chi
dice che sia il Figlio dell'uomo?", la gente intorno
a voi, che pensa di me, che idea ha di me?
Per
rispondere a questa domanda c'è bisogno di vivere
guardandosi intorno, interessarsi a quello che succede intorno
a noi, c'è bisogno anche di leggere il giornale,
sentire le notizie di quello che accade nel mondo, a partire
dalla nostra città fino ai tanti paesi, specie quelli
che vivono momenti molto difficili.
Aprire
gli occhi sul mondo che ci circonda
Questa domanda del Signore ci fa comprendere che non possiamo
vivere solamente per noi stessi, con lo sguardo ripiegato,
fermi a parlare sempre delle stesse cose. Egli vuole condurci
a vivere col cuore aperto agli altri.
Le
varie risposte che i discepoli danno, fanno comprendere
quanto c'è bisogno di aiutare la gente a conoscere
il Signore, a comprendere il suo amore per gli uomini; aiutarli
ad avvicinarsi a lui, per vivere una vita più solidale,
più vicini gli uni agli altri.
Ma
come possiamo apprendere a vivere in questo modo, con questo
interesse, come desidera il Signore?
La
seconda domanda che Gesù pone ai discepoli - e che
oggi è rivolta anche a noi - ci aiuta a trovare la
risposta. Gesù chiede loro: "Voi chi dite
che io sia?" - che sono io per te, per voi, oggi?
Da
dove nasce l'interesse nuovo per tutti gli uomini?
Non si tratta di essere bravi nel rispondere, di dare la
risposta esatta ed esauriente, da bravi scolaretti. La risposta
nasce dal vivere mettendosi in ascolto di lui. Da lui apprendiamo
a guardare con occhi nuovi, a conoscere, ad interessarsi,
ad avere un cuore aperto agli altri.
Quando
Pietro, precedendo gli altri discepoli, risponde: "Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", vuol
dire: "Signore, tu sei tutto per me. Tu mi insegni
a vivere, tu mi hai tratto da una vita triste in cui io
vivevo, facendo sempre le stesse cose, ripiegato su di me.
Tu mi hai aperto gli occhi, tu mi insegni a voler bene,
tu mi porti ad amare come solo tu sai fare".
E
subito Gesù gli dice: "Beato te, Simone figlio
di Giona, perché né la carne né il
sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei
cieli".
La
conoscenza del Signore, la nuova intelligenza, la sapienza
che egli ci dà, viene dall'essere discepoli, cioè
dal mettersi in ascolto suo, dall'essere sempre in ascolto
del Signore.
Per
questo c'è bisogno che ogni giorno ci fermiamo a
meditare la Scrittura, a leggerla per conoscere i sentimenti
del Signore e lasciare che entrino in noi. "Abbiate
in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù"
- ci esorta l'apostolo Paolo (Filippesi 2,5). Altrimenti
finiamo col vivere come tutti, con tanti pregiudizi, preoccupati
solo per noi stessi.
Proprio
a partire da questo ascolto fedele nasce la comunità
dei discepoli, la Chiesa. Gesù dice a Simon Pietro:
"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò
la mia chiesa". Pietro, il primo dei discepoli
a rispondere, ci indica la strada per edificare la Chiesa,
per vivere l'unione fraterna della casa del Signore ed essere
testimoni di una vita diversa in mezzo agli altri.
Il
potere che il Signore dà ai suoi discepoli
La comunità dei discepoli, radicata nell'ascolto
fedele della Parola che ci è stata trasmessa dagli
apostoli e dai loro successori, riceve dal Signore il potere
di legare e di sciogliere. Viene resa capace, cioè,
di unire gli uomini divisi, di avvicinare quelli che sono
lontani, di vincere la solitudine di tante persone che il
mondo non vede. E riceve dal Signore anche la capacità
di sciogliere dall'oppressione, liberare dalla tristezza
e dalla prigionia delle cose, che rende schiavi.
Il
Signore ci conceda di vivere come discepoli in ascolto della
sua Parola e ricevere la sapienza che viene dall'alto, che
ci riveli i misteri dell'amore di Dio e ci rende paterni
e solidali con gli uomini.
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