Gesù apparve agli Undici e disse loro:
«Andate in tutto il mondo
e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
|
Essere battezzati in Spirito Santo
Quaranta giorni dopo la Pasqua celebriamo con tutta la Chiesa la festa dell’Ascensione di Gesù al cielo. Riflettendo sulle pagine bibliche della liturgia ci rendiamo conto di un “oltre” a cui dobbiamo aprirci sempre di più. Siamo chiamati a continuare «tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo» (At 1,1-2). Siamo chiamati a disporci con docilità all’azione dello Spirito perché possa operare largamente in noi.
«Essere battezzati in Spirito Santo»: lasciarci immergere in questa forza di amore che ci rinnova e ci spinge a comunicare largamente la vita che sgorga dal Vangelo ascoltato, accolto e vissuto. “Battezzati” significa “immersi” in questa forza che viene da Dio. Perché la nostra visione, i nostri pensieri devono allargarsi agli orizzonti di Dio. La domanda dei discepoli a Gesù rivela una visione ancora troppo limitata del servizio che il Signore affida loro: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?» (At 1,6). La domanda implica una visione limitata al loro paese.
Aprirci allo sguardo largo del Signore
Ma Gesù li spinge oltre, lo Spirito li spingerà ad osare: «riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (v.8). Altro che la piccola terra di Israele. Certo, il Vangelo va comunicato nei nostri quartieri, nella nostra città. Ma la nostra tensione, i nostri pensieri vanno oltre, illuminati e spinti dallo Spirito di Dio, Spirito santo.
L’ascensione di Gesù al cielo conclude la resurrezione, ossia la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte. Ma Gesù che sta più vicino al Padre vuole entrare con la sua forza di risorto nel cuore stesso del mondo. È necessario aprirci allo sguardo del Signore che dal cielo guarda al mondo intero. Con questo sguardo vedremo chi ci è vicino e chi ci è lontano, soprattutto che è più debole.
Il Vangelo annunziato a tutti
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). I discepoli sono andati oltre. Ma non è stato facile. Conosciamo le difficoltà e le resistenze dei primi discepoli ad annunciare il Vangelo a tutti, non solo agli ebrei, come hanno pensato agli inizi. È stato un passaggio faticoso, con tante resistenze: si voleva predicare solo agli ebrei, si volevano imporre a tutti norme religiose che erano prescritte agli ebrei.
Lo sa molto bene l’apostolo Paolo per i numerosi attacchi ricevuti proprio dai giudei per la sua predicazione libera e aperta a tutti. Quanti tentativi di metterlo a tacere, attentando anche alla sua vita. Oggi anche noi dobbiamo liberare il Vangelo da tanti appesantimenti o complicazioni. L’amore di Dio è verso tutti, è un amore gratuito, un amore che mette al primo posto i più deboli e bisognosi.
Il coraggio dei nostri fratelli che vivono in condizioni difficili
L’affermazione del Vangelo - «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro» (v.20) – è frutto di una conversione, di un’apertura di cuore come scelta quotidiana per non essere risucchiati in una visione ristretta anche nel fare il bene. Comprendiamo allora la preoccupazione dell’apostolo Paolo per la comunità degli efesini, perché lo Spirito agisca in ciascuno di loro: «comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto … conservate l’unità dello spirito e vivete in pace … un solo Dio e Padre di tutti che opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,1ss).
Operiamo con generosità nei quartieri delle nostre città, ma non dimentichiamo tanti fratelli e sorelle che vivono il Vangelo in condizioni difficili. Pensiamo a ucraini e russi che vivono nella stessa comunità chiamati ad essere un segno della forza dello Spirito. Pensiamo al coraggio di quelli che in Mozambico, per le piogge, vedono le loro povere case travolte. Pensiamo al segno di convivenza pacifica delle piccole comunità nei paesi a maggioranza musulmana, come, per esempio in Pakistan; oppure ai paesi dell’America Latina, dove c’è tanta povertà.
Il vangelo ancora una volta ci richiama a non staccare i nostri occhi da Gesù per essere aperti anche noi con la larghezza e intensità dello Spirito Santo.
Intenzioni di preghiera
1) Perché nel giorno in cui celebriamo l’Ascensione, si elevi pure il nostro cuore, cresca la nostra fede, si rafforzi la nostra speranza per essere portatori gioiosi del Vangelo in tutto il mondo.
2) Perché Gesù che sale al cielo benedica oggi le nostre Comunità in ogni luogo e le guidi con il dono dello Spirito ad essere profetiche, amiche dei poveri, cercatrici di pace.
3) Per Papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico, per tutta la Chiesa e per la missione che le è affidata, perché tanti uomini e tante donne accolgano in questo tempo l’invito a farsi comunicatori generosi della Resurrezione.
4) Per i profughi, per chi giunge nelle nostre città desideroso di costruire il futuro, portando con sé il dono della sua umanità. Perché ascoltiamo sempre le voci di chi soffre e le facciamo nostre nella preghiera e nell’operosità dell’amore.
5) Per il mondo intero, per chi soffre e subisce violenza, perché giungano tempi di pace. Per la fine di tutte le guerre, perché cessi ogni inutile spargimento di sangue in Ucraina, a Gaza, in Sudan, nel Nord del Mozambico. Perché diventiamo artefici di pace.
|