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«La Parola e la vita»
Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 22 ottobre 2023

29ª Domenica Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Isaia 45, 1.4-6; Salmo 22; 1Tessalonicesi 1, 1-5b; Matteo 22, 15-21.

Memoria di san Giovanni Paolo II, papa, morto nel 2005. Ricordo di Maria Salome, madre di Giacomo e Giovanni, che seguì il Signore fin sotto la croce e lo depose nel sepolcro.

Dal Vangelo di Matteo 22, 15-21

15I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».


RENDERE A DIO QUELLO CHE È DI DIO


«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

Il tentativo di screditare Gesù davanti al popolo

Le parole di Gesù, come quelle delle parabole ascoltate nelle ultime domeniche – quella dei due figli, quella dei vignaioli omicidi e quella del banchetto nuziale – provocano l’iniziativa di cui ci parla il vangelo oggi. I farisei assieme ad alcuni legati al re Erode provano a tendere una trappola a Gesù, ben congegnata, per screditarlo dinanzi al popolo. C’era troppa gente che lo seguiva, attirate dalle sue parole e dai gesti di riconciliazione, di accoglienza degli esclusi. Bisognava fare qualcosa. E così, assieme si presentano a Gesù.

Cominciano con un elogio prima di porre la loro domanda: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno». Vogliamo porti una domanda: «di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma sono falsi, non c’è onestà e sincerità nelle loro parole. Gesù scorge l’astuzia e la volontà di tendergli un tranello, lo denuncia fin dall’inizio e dice loro: portatemi un denaro perché lo veda. Gliene portano uno. Di chi è questa immagine? E l’iscrizione? Ora sono loro a sentirsi sempre più a disagio, con quella moneta fra le mani.

Pagare il tributo a Cesare, ma soprattutto dare a Dio ciò che è di Dio

Anche questa pagina del Vangelo ci fa riflettere sulla realtà di oggi e sulle scelte che siamo chiamati a compiere. Sono tante le divisioni, tanti pensano sia impossibile cambiare le cose, diventare donne e uomini di pace. Questi uomini che vogliono screditare Gesù, in realtà non vogliono alcun cambiamento. Il Vangelo ci fa riflettere su come noi operiamo per rendere questo mondo più umano, più fraterno. Nel brano delle beatitudini Gesù dice: «beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

Alla domanda-trappola che fanno a Gesù, egli dà la risposta ma aggiunge una risposta a una domanda che non gli avevano fatta. Gli avevano chiesto: «è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Gesù risponde: «rendete a Cesare quello che è di Cesare», ma poi aggiunge: «e date a Dio quello che è di Dio». Come paese conquistato dai romani essi dovevano pagare una tassa – il testatico - la tassa che tutti, uomini, donne e schiavi, dovevano pagare a partire dai 12-14 anni di età fino ai 65 anni.

Riconoscersi figli e fratelli, nell’unico nostro Padre

Partendo dall’immagine di Augusto impressa sulla moneta, Gesù richiama le parole della Genesi: «Dio creò l’uomo a sua “immagine”; a “immagine” di Dio lo creò» (Gen 1,27). L’uomo è immagine di Dio, ogni uomo e tutto l’uomo: rendete a Dio questa immagine, operate secondo il disegno di Dio fin dalla creazione. Gesù è l’immagine di Dio per eccellenza. Da lui comprendiamo cosa voglia dire: «rendete a Dio quello che è di Dio». La nostra vita è dono di Dio; rendere a Dio ciò che è di Dio, vivere di Dio e vivere per Dio. Vivere la propria vita come dono di sé a Dio.

Ogni creatura appartiene a Dio, il soffio della vita di ognuno appartiene a Dio. Gesù è venuto a manifestarci con la sua vita come rendere a Dio ciò che è di Dio: aiutare gli uomini a riconoscersi figli e fratelli nell’unico Padre. Ci sono troppe divisioni, troppe lotte, troppe guerre, e tanto dolore che colpisce i più deboli. A volte anche le parole che diciamo con leggerezza provocano divisioni. Tutta l’azione di Gesù come ce la descrivono i vangeli è volta alla riconciliazione, al reinserimento degli esclusi, a far crescere la pace, a seminare parole e gesti che aiutano la pace.

Gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio

Gesù, ai suoi discepoli, poco prima del suo arresto, dice in maniera accorata: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). E quando, dopo la resurrezione, va dai suoi dei discepoli che l’hanno abbandonato, la prima parola che dice loro: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). Noi non solo siamo chiamati ad essere donne e uomini di pace, ma a operare per la pace. Questo significa «rendere a Dio quello che è di Dio».

Ricomprendiamo il servizio che compiamo nel quartiere, nelle città dove siamo presenti, come un rendere a Dio una umanità riconciliata; le isole di solitudine di tanti anziani, di tanti che hanno bisogno di aiuto, come isole bonificate con la vicinanza, con l’affetto, con la sensibilità che viene dall’immagine di Dio impressa in ciascuno di noi. Lasciamoci rigenerare dall’amore e moltiplichiamo l’amore nei tanti luoghi bui, freddi dove il Signore ci conduce.

Intenzioni di preghiera

1) Perché diamo al Signore il primo posto nella nostra vita, per servire il Vangelo con audacia, non lasciandoci intimidire o confondere dallo spirito di questo mondo.

2) Perché il Signore riempia della sua grazia e dei suoi doni la Chiesa nella sua opera evangelizzatrice, protegga e sostenga con amore papa Francesco e il nostro vescovo Domenico.

3) Per tutti i governanti, per chi ha in mano le sorti dei popoli, perché in ogni angolo del mondo si impegnino nella ricerca del bene comune, nella protezione del creato e soprattutto per la pace, nel rispetto della vita e della dignità di ogni uomo e di ogni donna.

4) Perché siano disarmati i disegni dei violenti, perché l’odio, la violenza, il terrorismo e soprattutto la guerra non mietano più vittime innocenti. Per l’Ucraina, per la Terra Santa, per l’Iraq, il Sudan, la Siria. Perché il cuore degli uomini sia liberato da ogni divisione e perché estirpiamo dalla nostra vita ogni radice di inimicizia.

5) Per quanti sono sequestrati, imprigionati, in pericolo. Per la protezione della loro vita e per la loro liberazione. Per tutti i profughi che cercano vie di salvezza: perché nessuno sia dimenticato e abbandonato al suo destino.