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«La Parola e la vita»
Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 1° ottobre 2023

26ª Domenica Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Ezechiele 18,25-28; Salmo 24; Filippesi 2,1-11; Matteo 21,28-32.

Ricordo di santa Teresa di Lisieux (†1897), monaca carmelitana animata da un profondo senso della missione della Chiesa.

Dal Vangelo di Matteo 21, 28-32

Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna». 29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò.

31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».


ACCOGLIERE L’INVITO A LAVORARE NELLA VIGNA DEL SIGNORE


Il padre disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna»
Il figlio rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò.

 

L’invito a lavorare nella vigna del Signore

Al Signore al nostro Dio, sta a cuore la sorte di questo mondo, la vita di tanti uomini e donne che hanno bisogno di essere salvati. E Gesù paragona questo mondo a una vigna per la quale un uomo è preoccupato che venga lavorata, perché possa portare frutto. Il nostro mondo è come un campo che aspetta uomini e donne che lo smuovano, che lo coltivino, perché possa portare frutti che tutti possano gustare.

Il Signore è come quell’uomo che ci chiede di andare a lavorare nella sua vigna. Quanti terreni induriti, inariditi, che non sono ricevono acqua da tempo, che aspettano un seme che possa produrre frutti. Gesù parla a noi, con questa parabola. Noi siamo i suoi figli, egli ci dice in maniera accorata, con affetto: «Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna».

Tante esperienze belle frutto del lavoro nella vigna

C’è tanto lavoro da fare perché gli uomini si incontrino, si parlino, si riconoscano fratelli; ci sono tanti che aspettano una parola di pace, un sollievo, un aiuto. La comunità del Signore è chiamata ad andare verso le persone nelle diverse situazioni; sarà Lui, il Signore a darci indicazioni, ad accompagnarci in questo servizio per il bene degli uomini. Forse più volte anche noi siamo stati come quel primo figlio che all’inizio dà una risposta brusca all’invito del padre, ma poi, alla fine, va a lavorare nella vigna.

Noi siamo testimoni di tanti fatti, di tante realtà che ci fanno vedere quanto è importante fare il lavoro che il Signore ci chiede. L’incontro per la pace a Berlino nelle settimane scorse: esponenti di tutte le religioni che insieme hanno dialogato per lavorare nei propri paesi per la pace, per il dialogo, per la fine delle guerre, per l’attenzione ai più piccoli, per aiutare i deboli, quelli che sono senza cure. Ma queste persone che ora dialogano, prima non si conoscevano, anche loro avevano pregiudizi gli uni verso gli altri. C’è stato un lavoro di tanti in questi anni - visite, ascolto paziente - e ora si collabora, ci si aiuta per rendere migliore questo mondo.

I frutti del lavoro nella vigna

Ma questo lavoro nella vigna il Signore lo chiede a ciascuno di noi; e ci dice: figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Siamo insieme, ma è un invito fatto a ciascuno; nella preghiera che Gesù ci ha insegnato diciamo: Padre nostro, venga il suo regno, sia fatta la tua volontà. E la volontà di questo Padre è quella di rendere più umano questo mondo, di dissodare tanti terreni che sono induriti; se curati, non esistono terreni che non possono produrre frutto. Incontrare, parlare, visitare: questo è dissodare il terreno. E poi gettare il seme, dopo del tempo il seme germoglia e porta frutto.

Sono tante le esperienze che ci fanno toccare con mano e ci danno gioia per i frutti di questo terreno visitato, dissodato. La gioia e il sorriso che torna sul volto di anziani che prima erano soli, senza che qualcuno andasse a visitarli. Accogliere e insegnare la nostra lingua italiana a quelli che giungono nel nostro paese, in fuga dalla miseria, dalla guerra, dà coraggio e speranza. Ci sono bambini – anche nella nostra città - che non vanno a scuola: quanta gioia nel vederli alle scuole della pace che li aiuta a reinserirsi e a riprendere il cammino interrotto.

Un invito personale che ci fa incontrare con tanti

È bello lavorare nella vigna del Signore. E poi c’è un altro dettaglio: l’invito che il Signore ci fa è personale, diretto a ciascuno. Ma nella vigna impariamo a lavorare insieme, non ciascuno per conto proprio; scopriamo la bellezza di diventare sempre più un “noi”, di fare le cose insieme, di aiutarci in questo lavoro nella vigna del Signore.

Gesù nella sua prima esperienza in Israele vede che tanti, anche persone preparate nelle cose della Bibbia, sanno dire tante parole giuste, esatte, ma restano parole, come quel secondo figlio della parabola che si mostra con una disponibilità ammirevole, ma tutto resta a livello di parole, nessuno lo vedrà lavorare nella vigna.

C’è tanto lavoro per umanizzare, per pacificare, per guarire chi è malato nel corpo e nello spirito. Lasciamoci toccare il cuore dalle parole del Signore, accogliamo il suo invito con gratitudine, con generosità: tanti saranno nella gioia e noi insieme a loro. "Non chi dice «Signore, Signore» - ci dice Gesù – entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio" (Mt 7,21). E noi vogliamo fare la volontà di Dio nostro Padre.

Intenzioni di preghiera

1. Perché chiamati dalla Parola di Dio a lavorare nella vigna, ci lasciamo toccare il cuore e cambiamo la nostra vita, servendo il Vangelo con gioia, con gratitudine, con generosità.

2. Perché la Parola di Dio sia lampada ai nostri passi: guidi gli umili e converta i peccatori. Perché alimenti i sogni dei giovani e le visioni degli anziani, perché ci apra tutti alla speranza.

3. Per Papa Francesco perché sia protetto da ogni male; per tutta la Chiesa perché sappia abbracciare con materna sollecitudine tutti i popoli e per ogni persona di buona volontà che soccorre i bisognosi, esercita l’accoglienza e si adopera per la pace. Per il nostro vescovo Domenico.

4. Per la consolazione dei poveri e dei deboli. Per tutti i piccoli che prendono sul serio la Parola di Dio e la accolgono nella loro vita come seme di pace, di perdono e di appartenenza alla famiglia di Dio.

5. Per l’Ucraina e per tutti gli altri inquietanti scenari di guerra che insanguinano il nostro tempo. Perché il Signore disarmi i disegni dei violenti e liberi il mondo intero dall’odio e dalla violenza. Perché non ci stanchiamo di invocare pace.