parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 18 luglio 2023

11ª Domenica Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Esodo 19, 2-6; salmo 99; Romani 5, 6-11; Matteo 9,36 – 10,8.

 

Dal Vangelo di Giovanni 3, 16-18

36Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.


QUESTO TEMPO HA BISOGNO DI GENEROSI OPERAI DEL VANGELO


Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione,
perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore

 

Uno sguardo veramente umano

Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che guarda le folle e prova un sentimento che oggi non sembra proprio essere di moda: la compassione. È un sentimento compenetrazione, di partecipazione alla condizione di quel popolo che Gesù vede stanco, confuso, abbandonato a se stesso.

Oggi quando si parla di compassione si pensa alla compassione per se stessi, al dispiacere per non poter avere tutto quello che desidereremmo; si resta ripiegati su di sé, senza riuscire a vedere la condizione di quelli che realmente stanno male, mancano del necessario, di cure e sono trattati male.

Lo sguardo di Gesù e il sentimento che egli prova manifestano l’amore che egli vive per gli altri. È lo sguardo di Dio, manifestazione dell’amore del Padre che ha mandato il suo Figlio in mezzo agli uomini. Uno sguardo e un sentimento – quello di Gesù - che dovrebbe essere il nostro sguardo, lo sguardo dei cristiani, dei credenti, uno sguardo pieno di amore che manifesta i nostri sentimenti.

Vivere è amare

Vivere senza amore è come essere morti, perché noi siamo fatti per amare, per essere uniti, aiutarci vicendevolmente: questa è la vera vocazione per la nostra vita. Per questo c’è bisogno di radicarci nell’amore che viene dal Signore. C’è bisogno di pregare lo Spirito Santo perché ogni giorno venga in noi col fuoco del suo amore. Con l’amore si vive veramente, con l’amore riusciamo a vedere, a comprendere e veniamo spinti ad andare incontro agli altri.

Lo sguardo del Signore vede le folle delle nostre città, vede gli uomini e le donne che vivono l’esperienza tragica della guerra, sente i discorsi duri che si fanno nei confronti dei più poveri, vede lo sbandamento e la confusione che c’è in tanti cuori. Vede che sono come pecore senza pastore, senza una guida, senza parole che aiutino a vedere, a riflettere, ad essere umani.

Quanto lavoro c’è da fare per rendere tutti più umani! Essere cristiani per tanti, tantissimi, si è ridotto a un rito, ad usanze religiose. Ma la mentalità è quella del mondo a cui sempre più ciecamente ci si conforma. Sentire i messaggi che ti spingono a comprare, a consumare, ad evadere e cercare di assecondarli, avviene in maniera spesso senza rendersene conto.

C’è bisogno di operai generosi del Vangelo

“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! – dice il Signore ai suoi discepoli – Pregate dunque il signore della messe che mandi operai nella sua messe!”. Quanto c’è bisogno di operai del Vangelo che parlino al cuore degli uomini, a partire da quelli vicini a noi: aiutarli ad aprire gli occhi, a purificare il cuore e la mente dai pensieri violenti o dalla indifferenza e agire con comportamenti solidali, accoglienti.

Il Signore parla a noi perché diventiamo operai generosi del suo Vangelo: seminato, diffuso, comunicato senza risparmiarsi, proprio come il seminatore della parabola, che in realtà è lo stesso Gesù. Egli ha seminato e semina largamente la sua Parola in noi, ci parla, ci aiuta a riflettere e ci coinvolge nell’incontro con gli altri; impariamo da lui ad essere seminatori generosi!

Ma il Signore ci chiede di pregare il Padre suo con insistenza perché altri operai vengano a lavorare, a comunicare che vivere è amare e che amando si conosce la vera pace, la gioia, liberati dall’avarizia, dalla paura, dal conformismo alla moda di questo tempo.

Persone comuni possono essere trasformate dal Signore

L’elenco che ci viene dato dei dodici apostoli ci fa vedere che sono persone comuni: alcuni erano pescatori, altri che maneggiavano il danaro delle tasse, altri che vivevano insofferenti sotto il dominio romano. Ma seguendo il Signore, ascoltando e credendo nella sua Parola, essi diventano persone nuove, con un cuore nuovo capace di amare.

Ai dodici Gesù dice in maniera chiara dove possono andare e a chi rivolgersi: non mettere piede sulla strada dei pagani e nelle città dei Samaritani. Parole che sembrano contraddire l’invito alla missione universale che troviamo alla fine dello stesso Vangelo di Matteo (28,19-20): “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

Aiutare i vicini ad aprire gli occhi e il cuore

Ma in realtà si tratta di cominciare da coloro che sono prossimi non solo in senso geografico, ma anche religioso e culturale. Sono persone che vivono accanto a noi, cristiani di nome ma pagani nei pensieri e nei comportamenti. Gli stessi apostoli, compreso Paolo, anche dopo la Pentecoste, hanno iniziato a predicare il Vangelo ai loro correligionari, andando nelle sinagoghe. Quando si sono sentiti rifiutati si sono rivolti ai pagani.

Preghiamo per le nostre città, per i cristiani della nostra Europa, perché riscoprano le energie di amore e di accoglienza che ci comunica il Vangelo. E quello che abbiamo ricevuto in abbondanza, con parole, esempi, gesti in maniera gratuita e senza alcun nostro merito, comunichiamolo largamente e generosamente come ci chiede il Signore: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. E continuiamo a pregare con insistenza perché si aprano vie di dialogo che portino alla pace in Ucraina.

Intenzioni di preghiera

1) Perché sappiamo vivere con gratitudine il potere che il Signore confida ai suoi discepoli, per compiere le opere del suo amore in mezzo agli uomini.

2) Per papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico e per la Chiesa perché sempre lo Spirito susciti in essa messaggeri e comunicatori della Parola.

3) Per le numerose vittime del naufragio di migranti davanti alle coste greche. Per tutti quelli che per disperazione fuggono rischiando la loro vita. Perché l’Europa esca da logiche disumane e si concentri sull’impegno di salvare e accogliere chi è in pericolo.

4) Per le folle stanche di questo mondo: perché il Signore le consoli e le liberi da ogni male e ci aiuti a condividere gratuitamente con esse i doni che dal suo Spirito copiosamente riceviamo.

5) Per la pace, perché cessi ogni violenza in Ucraina. Perché il Signore ispiri volontà di pace in coloro che governano e faccia crescere frutti di dialogo e di nuova speranza dalla missione del cardinal Zuppi. Per noi tutti perché non ci rassegniamo alla guerra e non rinunciamo mai a cercare la pace.