dal Vangelo di Marco 01, 40-45
40Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. |
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Un lebbroso supplicava Gesù in ginocchio:
«Se vuoi, puoi purificarmi!».
E Gesù gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».
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I lebbrosi di oggi
Anche se la malattia della lebbra è ancora presente in alcuni paesi del Sud Est Asiatico e oggi si riesce a curare, tanti sono quelli che vivono nelle nostre città trattati come se fossero lebbrosi: tenuti a distanza, ignorati, emarginati. E le difficoltà provocate dall’obbligo dell’isolamento per evitare il contagio non hanno fatto che peggiorare la loro condizione.
Tanti sono quelli che in questo tempo sono stati spinti ancora di più ai margini della vita: una folla di poveri, di anziani, di carcerati, di persone rimaste sole. Il Vangelo di oggi ci parla di un lebbroso che, non rispettando la Legge di Mosè - che obbligava a restare a distanza e soprattutto non doveva avvicinarsi alle persone – arriva e in modo brusco, come se si gettasse su Gesù, si getta in ginocchio e lo supplica. C’è un rispetto, ma anche il rifiuto di ogni rispetto umano, come nel caso di Bartimeo che si mise a gridare anche se la folla gli diceva di tacere.
Gesù è colui che prova compassione
A volte anche noi sperimentiamo l’invadenza dei poveri, delle persone escluse che vivono in condizioni terribili; altre volte sono persone piegate dal dolore che non hanno nemmeno più la forza di chiedere aiuto. Ma la loro presenza è un grido di aiuto. Anche questa apertura della pagina evangelica non manca di una certa violenza, di una invadenza.
E vediamo che Gesù si lascia invadere, egli è colui che ha compassione. Compassione: una parola che ricorre moltissime volte nella Bibbia e più volte nei Vangeli. Noi siamo di discepoli di Gesù che si commuove sugli altri, siano quelli che imparano ad avere compassione. Gesù è il buon samaritano che prova compassione per quell’uomo mezzo morto lasciato sulla strada. Oggi, l’impossibilità di avvicinarsi, di toccarsi, di abbracciarsi rende ancora più dura la solitudine e l’emarginazione di tanti.
Gesù va oltre la Legge di Mosè
Gesù non si ferma davanti alla Legge di Mosè riportata dal libro del Levitico: «il lebbroso sarà impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento» (Lv 13,46). Gesù guarda l’uomo, si avvicina e lo tocca. Questo lebbroso del vangelo è certo del potere di Gesù, ma non è del tutto certo della sua volontà: «se tu vuoi, puoi purificarmi». Si affida a lui, ma aspetta, incerto se egli vorrà o meno.
E Gesù vuole. C’è un movimento interiore di commozione in lui, tocca il lebbroso che gli si è buttato davanti e dice: “io lo voglio”. Stende la mano e lo tocca. Quante volte la mano di Gesù interviene nei racconti di guarigione! Ma toccare un lebbroso era rischiare la contaminazione, il lebbroso era detto “un morto vivo”; e toccare un lebbroso equivaleva a risuscitare un morto.
Tante storie di guarigione e di resurrezione
«Se tu lo vuoi», aveva detto il lebbroso. E Gesù elimina il condizionale: «Lo voglio, sii purificato!». Il condizionale è un modo che decliniamo tante volte: per paura, per indifferenza, per abitudine. Con Gesù impariamo a guardare, a sentire, a lasciarci avvicinare e a rispondere. «Ecco l'uomo!» - dice Pilato alla folla, mostrando Gesù con la corona di spine e il mantello di porpora in segno di scherno (Gv 19,5). Ecco l’uomo da curare, da accogliere. È una realtà fatta di tante persone che il Signore ci indica.
Ci sono tante storie che il Signore ci ha fatto conoscere, nelle quali ci ha coinvolto. Quante resurrezioni, quanti emarginati che si sono sentiti accolti, che sono tornati a una vita umana. E quanto sollievo, quanta voglia di tornare alla vita comunicano i gesti di attenzione, di tenerezza. Dinanzi a tanti volti, tante storie, tante vite che in questo tempo sono state segnate dal dramma del virus, abbiamo compreso di più che siamo fatti per stare insieme e vivere in relazione.
Anche noi impariamo a dire: lo voglio, sii purificato!
Il Signore si è avvicinato a noi non perché fossimo persone speciali, particolari, ma perché ha avuto compassione di noi, ci ha amato gratuitamente, ci ha toccati col suo amore. Si è avvicinato col volto dei poveri, dei malati, delle persone sole. E ci ha toccato il cuore. Nella misura in cui ne diventiamo sempre più consapevoli, ci lasciamo contagiare dalla sua compassione e impariamo anche noi a stendere la mano, a toccare e comunicare vita a chi si sente come morto. Con Gesù anche noi impariamo a dire: lo voglio, sii purificato!
Intenzioni di preghiera
1. Perché comprendiamo il grande bisogno di guarigione che vivono quanti sono segnati dal dolore. Donaci Signore la tua compassione per consolare e per non rassegnarci mai di fronte al male.
2. Per Papa Francesco, per il vescovo Domenico e per tutta la Chiesa, perché imitando Gesù, sappia prendersi cura dei più deboli e dei malati.
3. Perché coloro che governano le sorti delle nazioni sentano la responsabilità di perseguire sempre il bene comune e si impegnino a combattere la Pandemia senza egoismi nazionali, provvedendo a che tutti, anche nei luoghi più poveri del mondo, abbiano le cure necessarie.
4. Per i malati affetti da malattie che come la lebbra allontanano dagli altri: perché la lotta contro il male superi i pregiudizi e la paura, e nessuno sia lasciato più solo.
5. Perché le ferite della guerra siano guarite e la pace torni in tanti angoli della terra. Perché si costruisca un mondo dove non si sia più dominati dalle malattie, dalla miseria e costretti a fuggire.
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