parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

2
la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione dell'25/12/20

Natale di Gesù
 
 

Letture: Isaia 9, 1-6; Salmo 95; Tito 2, 11-14; Luca 2, 1-20.

 

dal Vangelo di Luca 02, 01-20

1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.

8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.


LA GRANDE LUCE CHE VIENE DAL NATALE


Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce
e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio

Il Natale non è in Chiesa o a casa propria

Più volte ci è stato detto che ogni Natale è sempre diverso dal precedente. Ma quest’anno questo ci è molto più chiaro dinanzi alla presenza del Covid-19, con tante limitazioni nei contatti, con tanti malati, tanti morti e tante persone prigioniere negli istituti, nelle loro case; e tanti che hanno perduto il lavoro.

Dinanzi al vangelo della nascita di Gesù comprendiamo più chiaramente che il Natale non è in chiesa, né a casa propria. È il racconto di Luca che ce lo spiega: una decisione dei potenti di quel tempo, tante persone che si mettono in movimento per eseguire l’editto di Cesare, forse per sapere come accrescere i proventi provenienti dalle tasse per i loro fini di prestigio.

E fra questi troviamo due pellegrini, Maria e Giuseppe che si devono mettere in cammino: un viaggio faticoso, fatto con mezzi poveri. E alla fine Il Vangelo ci conduce in una grotta: lì nasce Gesù, perché – allora come oggi – per i poveri non c’è posto.

Il paradosso del Natale

Il Vangelo ci mette dinanzi a qualcosa di paradossale, di sconvolgente, a cui non possiamo fare l’abitudine: Dio che dal cielo scende sulla terra, che si fa uomo in mezzo a noi, che nasce in una grotta e come culla trova una mangiatoia dove c’era la paglia per gli animali. Maria aveva portato con sé dei pannolini, trova il modo di adagiarlo senza che la paglia pungesse la pelle delicata di quel corpicino.

Non è un bel quadretto da contemplare in maniera sentimentale o oleografica. È Dio colui che viene così in mezzo a noi. Pensiamo alle parole di Gesù quando nel Vangelo leggiamo: ero nudo e mi avete vestito, ero straniero e mi avete accolto.

Quanti spostamenti anche oggi per interessi dei poteri economici, per conflitti, per carestie, per lotte fra gruppi. Sono tante le persone che in diverse parti del mondo – dall’Asia (pensiamo ai Rohingya, il popolo che nessuno vuole) all’Africa, all’America Latina – che si mettono in viaggio senza mezzi in cerca di una terra di pace. E tanti per strada muoiono.

I letti ruvidi dei poveri

I letti ruvidi dei poveri, dei soli, degli anziani, dei profughi, dei disoccupati cono sono come la mangiatoia dove è deposto Gesù. Ma il bambino, con Maria e Giuseppe, non rimane solo; arrivano altri poveri, persone umili e disprezzate. Sono i pastori che facevano veglia al loro gregge, era la loro ricchezza che permetteva loro di poter vivere. A loro il Signore manda il suo angelo e comunica l’evento di grande gioia: oggi, è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore.

E i pastori non sono come i sapienti di questo mondo che amano discutere, temporeggiare. A loro viene dato il segno: una mangiatoia dove è deposto un bambino avvolto in fasce. E i pastori vanno e trovano e raccontano a Maria e Giuseppe. E poi raccontano agli altri che restano stupiti per le cose che ascoltano.

Vivere l’esperienza dei pastori

Oggi, care sorelle e fratelli, noi stiamo vivendo l’esperienza dei pastori. Il Signore ci ha parlato con la sua Parola che guida anche verso quella grotta. Betlemme è il luogo dove stanno i poveri, tanti luoghi nelle nostre città. Il movimento di questi giorni è stato il cammino dei pastori verso Betlemme. I nostri gesti di amicizia, portando loro qualcosa, assieme a una parola amica, un sguardo affettuoso, qualche dono, sono come i pannolini che Maria ha portato per quel bambino che nasce.

Per i limiti imposti dal Covid abbiamo dovuto ripensare il Natale come l’abbiamo vissuto negli altri anni, ci siamo messi in movimento, per le strade, incontrando, bussando alle porte di quelli che sono rimasti come prigionieri. Oggi comprendiamo forse meglio l’amore di Dio che si manifesta in maniera incredibile. Natale, un Dio che viene in mezzo a noi in questo modo, che si fa povero con i poveri, piccolo con i piccoli, scartato con gli scartati: è qualcosa di incredibile, che suscita il nostro stupore. Sì, viviamo con stupore questo Natale, riflettiamo e meditiamo questo mistero dell’amore di Dio per gli uomini.

La grotta di Betlemme è diventa luogo di pace, di riconciliazione, dove chi è messo ai margini, scartato, è posto al centro. Come tante volte farà Gesù per strada, nelle sinagoghe, pensiamo a Gesù che fa sedere a gruppi le tante persone che l’avevano seguito per ascoltare le sue parole. Betlemme è il luogo dove si gusta il pane della fraternità, dall’amicizia sincera, in un clima di semplicità, di umiltà e di grande gioia.

La luce e la gioia del Natale

Tanti incontri in questi ultimi giorni e ancora nei giorni prossimi: tanti volti che si sono illuminati, parole toccanti uscite dalla bocca di questi nostri fratelli, tante cose da custodire e meditare nel cuore come fa Maria. E poi la domanda silenziosa del bambino che chiede di far diventare il nostro cuore come la grotta. Pensiamo alla reazione di Zaccheo, di Levi – come ci raccontano i vangeli – quando Gesù dice loro: oggi devo fermarmi a casa tua. Una grande gioia tanto che chiamano altri ad unirsi a loro.

L’Eucaristia che celebriamo oggi, ogni domenica, è prendere Gesù dentro di noi. Gesù che si fa piccolo ci fa vergognare del nostro orgoglio, presunzione. Davanti a Gesù bambino forse possiamo comprendere come è possibile per uno che si sente ricco, gonfio di sé, passare per la cruna di un ago: facendoci piccoli, sgonfiandoci delle nostre ragioni e delle nostre arroganze, il miracolo diventa possibile. E viviamo con gioia, insieme, non camminiamo nelle tenebre, ma nella luce accesa a Betlemme, nei tanti luoghi che sono come la mangiatoia di Betlemme. E cresciamo dentro questo popolo, con tanti fratelli, con tanti piccoli, umili e coraggiosi nello stesso tempo, perché il Signore è con noi.

Intenzioni di preghiera

1) Perché a partire da questo Natale, con lo spirito di Betlemme in noi, partiamo per costruire un mondo nuovo di solidarietà e di pace, uniti nella fraternità e nella speranza.

2) Per il nostro vescovo papa Francesco, per il vescovo Vincenzo e per tutta la santa Chiesa, perché comunichi fino all’estremità della terra la gioiosa notizia della nascita del nostro Salvatore e tutta l’umanità partecipi alla gloria del suo nome.

3) Per tutte le nostre Comunità, perché, nel ricevere l’annuncio della tua nascita, testimonino nella gioia il tuo amore davanti a tutti gli uomini accogliendo i poveri e i diseredati della terra.

4) Per chi nel nostro mondo, come te piccolo e fragile, Signore Gesù non trova posto: per i poveri, i rifugiati, i profughi, i rom, i soli, i carcerati, i condannati a morte, i malati. Davanti alla mangiatoia deponiamo le loro invocazioni perché questo Natale tutti siano consolati.

5) Perché la pace annunciata a Betlemme percorra le strade di tutti i paesi del mondo e in particolare liberi dalla violenza e dalla guerra il Mozambico, il Sud Sudan, il Centrafrica, la Siria e ogni luogo ove si combatte.