Dal Vangelo di Giovanni 03, 16-18
Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». |
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L’UNITÀ E LA PACE DI DIO RINNOVINO QUESTO NOSTRO MONDO
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Gesù disse a Nicodemo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito».
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La vita di Dio è comunione di amore
Abbiamo celebrato la Pentecoste, la festa dello Spirito Santo, di questa forza di amore che entra nella vita degli apostoli e li trasforma, li libera dai timori, dalle chiusure e li spinge a uscire e a far conoscere in tutto il mondo il Vangelo, buona notizia che chiama gli uomini a fare comunione, a vivere in pace, in armonia gli uni con gli altri.
La festa della Santissima Trinità ci fa contemplare la vita di Dio che è comunione del Padre con il Figlio per mezzo dello Spirito Santo: una comunione di amore che Gesù è venuto a comunicare agli uomini. San Paolo paragona la Chiesa ad un corpo con molte membra, che sono collegate le une alle altre, ciascuna con una propria funzione che fa vivere tutto il corpo. La Chiesa, la comunità, è il frutto dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che vive in noi.
Abbattere i muri e ricomporre le fratture
E dentro il mondo la Chiesa lavora per portare gli uomini all’unità, riconoscendosi tutti fratelli e sorelle, senza confini geografici, etnici, culturali: gli uni assieme agli altri per essere un tutto armonico, articolato, ricco e complesso. I giorni della pandemia, ancora non vinta, hanno messo drammaticamente in evidenza come siamo tutti interdipendenti.
Forse possiamo comprendere meglio la verità delle parole di Paolo quando dice: «se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro viene esaltato, tutte le membra gioiscono con lui» (1Cor 12,26). E questo deve valere sia quando è malato un giovane o un anziano, un europeo o un africano, una persona importante o un povero. Questi sono i confini da abbattere, di qui parte il lavoro per ricomporre le fratture che ci sono nel “corpo” dell’umanità.
Radicati in Dio per creare comunione
Contemplare la Trinità, questa comunione profonda che ci fa dire che Dio è uno solo in tre persone, questo miracolo di amore che è la vita di Dio, ci chiama a radicarci nella comunione con Dio attraverso Gesù, la sua Parola, la forza dello Spirito che egli comunica per edificarci come un corpo solo. La comunità vive ogni giorno per edificarsi come comunione, essere segno di unità a cui tutto il genere umano è chiamato, facendosi prossimi a tutti.
Dice ancora il salmo: «l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono» (Sal 49,13) e noi possiamo dire: ma dinanzi alle conseguenze del virus abbiamo potuto costatare e comprendere di più questa interdipendenza che c’è non solo nel momento della difficoltà, della malattia, ma sempre. Siamo chiamati a condividere gioie e dolori, attese e speranze. E lo Spirito viene a strapparci dalla concentrazione su noi stessi per vivere la comunione fra noi e con gli altri e camminare verso l’unità.
Operai del regno di Dio sulla terra
La pagina della Genesi, quando Dio creò l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse, ci descrive con immagini il sogno di Dio sul mondo, l’armonia e la pace che tutti siamo chiamati a vivere; ci dice che rompere la comunione produce disastri, ingiustizie, solitudini. Il lavoro per l’unità e la comunione è il lavoro che salva l’umanità.
Con l’amore si costruisce questa unità, si sconfiggono le divisioni, si ricompatta l’umanità. Il Vangelo ci insegna come ricomporre le fratture, come avvicinare gli uomini fra di loro. Si parte dai più deboli, dai poveri, dai piccoli, dagli esclusi e si impara a vivere la misericordia di Gesù. Ancora la Genesi ci ricorda che «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1,26-27).
C’è un gemito che sale da tante parti del mondo: il gemito dei miseri, dei poveri, dei feriti dalla vita, dei prigionieri. Uniti al Signore, il nostro orecchio si fa attento a questi gemiti che salgono al cielo; con tanti fratelli e sorelle, uniti a tutti gli uomini di buona volontà, operiamo ogni giorno perché venga il regno di Dio sulla terra.
Intenzioni di preghiera
1) Signore, mentre ti contempliamo oggi nella Santa Trinità, ti preghiamo per la nostra comunità e per ogni comunità: perché siano profetiche, fermento di pace e testimonianza d’amore davanti a tutti gli uomini.
2) Signore, Dio Padre, che ci consideri figli nel tuo Figlio e ci arricchisci con i doni dello Spirito, aiutaci ad aver il cuore sempre aperto per i poveri per essere ricchi di sogni e liberi da ogni paura.
3) Santissima Trinità, raccogli nell’unità la Chiesa: fa’ che manifesti il tuo amore fino ai confini della terra per attirare tutti a Te. Custodisci Papa Francesco e sostieni il nostro vescovo Crescenzio.
4) Ti preghiamo, Signore, dopo aver pregato per la cessazione degli scontri negli Stati Uniti, per la pace e per la coesistenza pacifica fra le diverse etnie. Aiuta tutti gli uomini a rifiutare ogni razzismo, per riscoprirsi fratelli e figli tuoi. Veglia su chi è ancora sequestrato.
5) Signore, manda il tuo Spirito perché sia consolazione per gli oppressi e luce per gli afflitti. Fa’ vivere chi è senza speranza, dà forza ad ogni cuore provato. Libera il mondo dal male della pandemia, proteggi chi oggi è più esposto.
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