parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 05/07/20

14ª Domenica del Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Zaccaria 9,9-10; Salmo 144; Romani 8,9.11-13; Matteo 11,25-30.

 

Dal Vangelo di Matteo capitolo 11, versetti da 25 a 30

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


IMPARIAMO DA GESÙ AD ESSERE MITI E UMILI DI CUORE


Gesù disse:
«Imparaate da me, che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per la vostra vita».

Le difficoltà incontrate da Gesù nei suoi viaggi

Gesù è andato assieme al gruppo dei discepoli in diverse città e villaggi, dove ha parlato dell’amore di Dio per gli uomini, lo ha manifestato accogliendo e curando i tanti che si sono avvicinati a lui, quelli che sono lasciati ai margini, esclusi e dimenticati.

Gesù è andato nelle città di Corazin, di Betsaida, oltre che a Cafarnao dove c’era la casa di Simon Pietro diventata la base di partenza per i suoi viaggi. La risposta ricevuta non è stata incoraggiante. Giovanni è stato messo in carcere e ha mandato una delegazione da Gesù per chiarire i dubbi dei suoi discepoli: «sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

La preghiera di Gesù per quei “piccoli”, i suoi discepoli

I capi religiosi hanno disprezzato Giovanni Battista dicendo che è un indemoniato, hanno disprezzato Gesù accusandolo di essere un mangione e un beone perché accoglie i peccatori e sta a tavola con loro. C’era di che scoraggiarsi. Ma Gesù guarda quel piccolo gruppo di discepoli ed innalza una preghiera al Padre.

«Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Quel gruppo di discepoli è gente semplice, non hanno una grande istruzione, sono persone marginali. Eppure a loro egli sta rivelando i segreti del pensiero di Dio. È quello che anche Paolo ricorda alla comunità di Corinto: «Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono» (1Cor 1, 26-28).

Siamo deboli, ma forti della forza del Signore

Gesù stesso, Figlio di Dio, si presenta a noi umile, senza mezzi, per invitare gli uomini a smettere di combattersi e imparare da Lui la pace. Con Gesù impariamo l’arte della pace, fatta del lavoro paziente per creare incontri, legami, per insegnare il dialogo fatto di ascolto e comprensione. Non è un lavoro pesante, complicato, è un lavoro bello: «Prendete il mio giogo sopra di voi - dice Gesù – il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero» (Mt 11, 29-30).

Le regole di questo mondo che ci vengono trasmesse attraverso tanti messaggi quotidiani appesantiscono la nostra vita, la complicano; vivere solo per se stessi ci isola dagli altri, ci fa dimenticare che siamo tutti deboli. L’incontro con i piccoli, i poveri, i deboli ci apre gli occhi sulla nostra debolezza, sul bisogno che abbiamo gli uni degli altri, ci spinge ad essere solidali.

La liturgia è il nostro ringraziamento al Signore

Gesù ringrazia il Padre per quel piccolo gruppo ai quali sta rivelando il pensiero di Dio, sta comunicando il suo amore, sta facendo scoprire loro la forza dello Spirito che agisce in lui e che sarà anche la loro forza. E noi oggi, con Gesù, in questa santa liturgia ringraziamo Dio nostro padre, perché in Gesù ci fa partecipi della sua vita, ci fa crescere come sua famiglia e ci invia fino ai confini della terra.

Lo Spirito che abita in noi, che ha risuscitato Gesù dai morti ci libera dal «dominio della carne», fatto di «idolatria di se stessi, discordie, divisioni, invidie e cose del genere» (cfr. Gal 5,19-21). Lo Spirito ci rende – come Gesù - miti e umili di cuore e ci fa gustare i suoi frutti: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (ibid. 5,22). Guardiamo con gli occhi del Signore i tanti che sono stanchi e oppressi e facciamo conoscere loro il ristoro del Signore.

Intenzioni di preghiera

1. Signore, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo regno, rendici umili e sempre confidenti in Te. Guarda con amore tutta la nostra Comunità, sostienila nel suo servizio, benedici i frutti del suo lavoro e proteggila da ogni male.

2. Signore, sostieni Papa Francesco nella suo ministero e guida la Chiesa a farsi carico dei pesi e delle sofferenze di tutta l’umanità, perché a nessuno manchi aiuto ed affetto fraterno. Accompagna nel suo ministero il nostro vescovo Crescenzio.

3. Signore, accogli la nostra preghiera per i piccoli, per i bambini, per coloro che si affacciano alla vita, affinché siano accolti, rispettati, amati e possano crescere nell’amore. Sostieni l’impegno di tutte le nostre Comunità nelle Scuole della pace.

4. Signore, che come un Padre buono e misericordioso chiami a te chi è affaticato e oppresso, aiuta chi soffre, chi è malato. Libera il modo intero dalla Pandemia e da ogni male.

5. Ti preghiamo, o Signore, per il nostro fratello Antonio, di 25 anni, della Comunità di Mocìmboa da Praia, nel nord del Mozambico, barbaramente ucciso durante l’ultimo violento attacco terroristico, che ha sconvolto la città per diversi giorni. Preghiamo per la moglie i due figli colpiti da questo dolore e per tutta la Comunità in Mozambico. Accogli, Signore, Antonio nel tuo Regno con il tuo abbraccio buono e misericordioso, insieme a tutti coloro che in questi anni hanno perso la propria vita per la violenza in Mozambico. Dona la pace a questo Paese che ci è così caro.