parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 22 luglio 2018

16ª domenica del tempo ordinario /B

 
 

Letture: Geremia 23,1-6; Salmo 22; Efesini 2,13-18; Marco 6,30-34.

Festa di Maria di Magdala. Annunciò ai discepoli che il Signore era risorto.

Dal Vangelo di Marco capitolo 6, versetti da 30 a 34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.


RITROVARSI LA DOMENICA ATTORNO AL SIGNORE


Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.

 

La liturgia, riunione di famiglia col Signore

Ogni domenica, la liturgia che ci riunisce attorno al Signore alla fine della settimana e all’inizio di quella nuova, ci fa vivere quello che l’evangelista Marco ci racconta nella pagina di oggi. Anche noi abbiamo da raccontargli, come gli apostoli, quello che abbiamo vissuto lungo la settimana, comunicando il Vangelo e ripetendo i suoi gesti di misericordia verso quelli che il Signore ci ha inviato ad incontrare.

È questo il nostro momento di intimità col Signore, egli ascolta il racconto dei nostri incontri e ci illumina, ci corregge, ci spiega. Abbiamo bisogno di imparare sempre di più ad incontrare come fa il Signore, ad ascoltare con attenzione e a ripsondere con la forza di amore che il Signore ci comunica.

Il Signore apre il nostro cuore all’attenzione verso gli altri

È un dono per la nostra vita l’essere guidati dalle parole e dai gesti del Signore; così egli ci guarisce da quella malattia che è la concentrazione su noi stessi che rende sordi, indifferenti, distratti dinanzi alle folle che anche oggi vanno in cerca di qualcuno che li ascolti, li comprenda e li aiuti.

Sono i giovani che cercano parole vere per la loro vita, per costruire un futuro con gli altri; sono quelli che cercano un futuro perla loro vita in Europa perché tanti paesi africani sono come un inferno; sono quelli che al tramonto della loro vita cercano una compagnia che li sostenga e li conforti; sono quelli che pur avendo una vita piena di impegni sentono il bisogno di uscire da una vita arida di sentimenti di tenerezza e compassione per i propri simili. La parola del Signore ci rende attenti agli altri, alle loro domande a partire dal quartiere e dalla città in cui viviamo fino alle voci che vengono da lontano, dall’America Latina dove la Chiesa soffre la persecuzione, al vicino Oriente dove non si spengono i fuochi della guerra.

Vedere e ascoltare le folle di questo tempo

Gesù non ci fa essere rassegnati di fronte a tanta gente confusa, smarrita, di fronte alla violenza che si abbatte sui deboli. Con Gesù impariamo a fermarci, ad ascoltare, a commuoverci su quelli che senza un riferimento, cercano una direzione per la loro vita. Quando Gesù scende dalla barca – come ci racconta il vangelo di Marco – vede la folla che lo cerca e si mette ad ascoltarli, a parlare con loro. E le sue parole sono come una luce che fa vedere, comprendere, dentro situazioni confuse.

Demolire i muri di inimicizia

Continuiamo a sentire notizie di chiusure, di rifiuti di accogliere: sono il segno di muri che prima che fuori si ergono all’interno del proprio cuore. Gesù – dice Paolo – è colui che è venuto ad abbattere i muri che dividono. E il primo muro da abbattere è quello della inimicizia verso quelli che vivono una condizione diversa dalla nostra.

Quando non incontri, non ascolti, non ti fermi a guardare con interesse, prendono piede le paure, la diffidenza che diventa indifferenza alla sofferenza e al dolore altrui. E il cuore si indurisce sempre di più. E si diventa come ciechi e sordi.
L’incontro, il dialogo, l’ascolto è la via per la pace, per l’unione e soprattutto ci apre alla compassione, alla commozione di Gesù davanti alle folle. Pregare per queste persone vicine e lontane è aprire il cuore alle invocazioni che salgono da tanti luoghi della terra. E la preghiera fatta con umiltà e fiducia attraversa le nubi e giunge al Signore.

Preghiera e compassione generano un nuovo popolo di “umani”

La preghiera per quelli che gemono sotto il peso della violenza, della solitudine, dell’abbandono è un grande atto di misericordia. La famiglia dei discepoli del Signore riceve da lui una forza di vita fatta di compassione, tenerezza, interesse per gli altri, specialmente per i più deboli, per chi cerca e aspetta chi intercetti le sue domande.

La forza del Signore ci avvicina gli uni agli altri, ci fa camminare insieme, ci fa essere un segno di futuro possibile, bello per le generazioni che salgono, ci fa camminare verso il regno di Dio che si fa sempre più presente sulla nostra terra.

Intenzioni di preghiera

1) Ti ringraziamo, o Signore, per la santità di questo giorno in cui ci chiami in disparte per poter ascoltare la tua parola, nutrirci alla tua mensa e ricevere da te la forza vera della nostra vita.

2) O Signore, che ci hai insegnato a rivolgerci a te con fiducia, ascolta la nostra preghiera per le folle di questo mondo che sono come pecore senza pastore: perché possano incontrare la tua commozione, e il tuo amore le guidi e le consoli.

3) Signore, che ti sei commosso davanti a chi era senza pastore, dona alla tua Chiesa pastori animati dalla tua carità perché guidino sempre con amore il gregge che hai loro affidato. Sostieni papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.

4) O Signore, disarma i disegni dei violenti: fa risorgere il mondo intero perché la morte, l’odio, il terrore non dominino più sul cuore degli uomini e ovunque possa regnare la pace. Libera chi è ancora prigioniero e in pericolo.

5) Ti preghiamo, o Signore, per chi è straniero, per gli immigrati, per i profughi perché possano trovare case ospitali e fratelli che offrano loro aiuto e amicizia.