Dal Vangelo di Giovanni capitolo 10, versetti da 11 a 18
Gesù disse: 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». |
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LA GIOIA DI CAMMINARE INSIEME, DIETRO GESÙ BUON PASTORE
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«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me»
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La figura del pastore
Più volte nelle pagine dell’Antico Testamento troviamo Dio che viene presentato come il pastore che cammina davanti al suo gregge e lo guida, lo conduce ai pascoli, ai luoghi di sosta dove c’è l’acqua, lo protegge col bastone, aiuta le pecore a non disperdersi. Il salmo 22 molto bene sintetizza tutto questo: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce, mi guida per il giusto cammino, anche se vado per una valle oscura non temo alcun male».
Ai tempi di Gesù i pastori erano disprezzati da parte dei rabbini perché considerati peccatori, lontani dalla vita religiosa. Ma Gesù li descrive con simpatia come persone che svolgono con dedizione il loro lavoro: conoscono ciascuna delle loro pecore, le danno un nome e con esso le chiamano, vanno in cerca della pecora smarrita e sono felici quando la ritrovano, difendono il gregge dal lupo anche a rischio della vita.
Gesù buon pastore libera dalla mentalità mercenaria
Nella pagina del vangelo di Giovanni Gesù stesso si presenta come il buon pastore, come colui che una intima comunione lo lega ai suoi: «io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me». E specifica la radice di questa comunione: «così come il Padre conosce me e io conosco il Padre». È un legame spirituale intimo e profondo fra lui e noi che aspetta non solo di essere corrisposto ma chiede di trasformare profondamente anche i nostri rapporti all’interno di questa famiglia. Una famiglia che ci unisce e ci sottrae ai tanti mercenari di questo mondo; il mercenario – come dice la stessa parola - pensa solo al proprio interesse, a quello che può guadagnare, pensa solo alla paga e non ad avere un rapporto vero, umano con le persone.
È sotto i nostri occhi l’impoverimento dei rapporti fra le persone, la realtà di tanti che vivono come pecore disperse, abbandonati a loro stessi quando diventano deboli, non più autosufficienti, senza nessuno che si prenda cura di loro. Gesù, pastore buono della nostra vita ci comunica la sua preoccupazione amorevole per gli altri, per quelli che ancora non lo conoscono e aspettano: «ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare». Ed egli, mentre camminiamo con lui, ci comunica la sua passione per tutti gli uomini, nessuno escluso. Per Gesù non esiste il discorso di quelli che dicono: “con questi sì, con quegli altri no; questi mi stanno simpatici, quegli altri non mi piacciono”. Nella famiglia del Signore c’è posto per tutti. Conversione significa anche capovolgere questi pensieri che producono divisione, esclusione, abbandono.
Impariamo ad amare come ama Dio
Camminando con Gesù come suoi discepoli scopriamo il modo di amare di Dio e ne veniamo attratti, ne veniamo piacevolmente contagiati e scopriamo la sua gioia, lui che fa più festa «per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7), scopriamo la gioia del padre misericordioso che fa una grande festa per il figlio che «era perduto ed è stato ritrovato, era come morto ed è tornato in vita» (Lc 15, 32). E il padre ricorda anche a noi che «questi è tuo fratello».
Pietro e Giovanni – leggiamo nel libro degli Atti (4, 1-12) – vengono portati davanti alle autorità religiose di Gerusalemme (capi, anziani del popolo, scribi, sommi sacerdoti e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti) per aver aiutato un uomo infermo nel nome di Gesù: avevano cambiato la vita di quell’uomo rassegnato nella sua malattia. Era rassegnato lui e tutti quelli che gli passavano davanti alla porta del tempio dove veniva portato ogni giorno. Ma con Gesù la vita può cambiare: la vita di quell’uomo infermo e anche la nostra vita, se lasciamo che la parola di Dio ci penetri e cambi mente e cuore.
Gesù tramette a noi il suo potere buono, potere di amore
Pietro e Giovanni non erano persone importanti, erano persone comuni, venivano da una storia di umili pescatori sulla riva del lago di Galilea. Ma l’incontro con Gesù, buon pastore che ha a cuore la vita degli uomini, ha cambiato la loro vita. Ed ora anch’essi hanno ricevuto il potere buono di cambiare la vita degli altri con la forza del Vangelo e la testimonianza della loro vita. Con Gesù l’esperienza di Pietro e Giovanni diventa anche la nostra esperienza, camminando insieme dietro Gesù, con tanti fratelli e sorelle e con tanti che si aggiungono lungo il cammino.
Questo nostro mondo ha bisogno di segni di speranza, di vedere che insieme, seguendo Gesù tutto è possibile, si può vivere come sua famiglia, in pace, aperti a tutti.
Intenzioni di preghiera
1) Signore Gesù, che ci hai offerto l’esempio del vero pastore che dà la vita per il suo gregge, aiutaci ad ascoltare sempre la tua voce, che pone davanti ai nostri occhi l’orizzonte illimitato dell’amore.
2) Ti preghiamo, o Signore, per la Chiesa, per coloro che in essa hanno responsabilità pastorali, perché somiglino a te Buon Pastore e vivano la stessa passione d’amore. Proteggi e accompagna sempre Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.
3) Signore, che vuoi cercare le pecore che non sono del tuo ovile, serviti di noi per far giungere il tuo amore a tutti gli uomini del nostro tempo e aiutaci a vivere con pienezza la missione del Vangelo.
4) Signore, ti preghiamo per le folle di questo mondo, smarrite e senza pastore, perché non manchino operai per la tua vigna e nessuno si perda.
5) Ti preghiamo, Signore, per il mondo intero, perché cessi ogni inutile spargimento di sangue, la guerra sia ripudiata e giungano finalmente tempi di pace. Proteggi coloro che sono prigionieri e in pericolo.
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