La suocera di Simone era a letto con la febbre.
Egli gli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano.
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La giornata di Gesù
Dobbiamo essere molto contenti di questo nostro incontro settimanale col Signore, che ci fa ritrovare assieme, gli uni accanto agli altri. Contenti perché il Signore ogni volta ci parla con affetto e cerca di entrare nella nostra vita, nelle nostre giornate perché ricevano da lui una prospettiva nuova, pervase dalla linfa del suo amore che ci apre agli altri.
La pagina del Vangelo ci presenta una giornata di Gesù, possiamo chiamarla una giornata tipo, nel senso che così erano tutte le sue giornate. E mentre ci fermiamo su quello che avviene, ci viene spontaneo pensare a come sono le nostre giornate. Gesù vuole dare un sapore nuovo alle nostre giornate vissute e trasformate dalla sua energia di amore e di tenerezza.
La parola di Dio che incide sulla nostra vita
Gesù è appena uscito dalla sinagoga dove ha spiegato la Parola di Dio non in maniera fredda e specialistica, ma in maniera semplice e appassionata. E questo ci rimanda al nostro incontro domenicale che tante volte facilmente facciamo saltare, ci interroga su come ascoltiamo e facciamo nostro quello che il Signore ci insegna.
La parola di Dio accolta nel proprio cuore ha una ricaduta nella vita personale di ciascuno. Gesù esce dalla sinagoga e va a casa di Simon Pietro, dove si era appoggiato dopo aver lasciato la casa di Nazaret. Va subito accanto ad una persona malata che gli viene presentata e le ridona forza. Al pomeriggio si occupa delle tante persone venute con i loro malati che fanno ressa alla porta della casa.
Questa folla di persone dinanzi alla casa di Simone ci fa pensare ai milioni di persone colpite dalla guerra e dalla fame che vagano cercando una porta a cui bussare. E come non pensare alle porte delle nostre comunità, delle nostre parrocchie spesso approdo per poveri e disperati? Sanno queste porte aprirsi per consolare e guarire? Il vangelo dice che Gesù ne guarì molti.
La centralità della preghiera
Ma poi, quando è ancora notte, Gesù esce e va in un luogo appartato per pregare. Questo è il cuore di tutte le giornate di Gesù, di tutto quello che egli fa. La preghiera è la prima opera di Gesù. E così deve essere anche per i suoi discepoli. Facilmente noi ci preoccupiamo più delle cose da fare, anche quando vogliamo fare del bene, aiutare gli altri.
Questa preoccupazione di Gesù è stata fatta propria dall’apostolo Paolo il quale dice: «annunciare il vangelo per me è una necessità, guai a me se non annuncio il vangelo!» E così sceglie di spendere la propria vita e comunicare a tutti quello che il Signore gli ha fatto conoscere e vivere. Il nostro incontro con Gesù ci spinge a rivedere le nostre giornate e ripensarle alla luce di quanto il Signore ci ha fatto conoscere.
La preghiera di Gesù è un colloquio appassionato col Padre suo dopo che per un giorno intero ha toccato con mano le angosce e le speranze di tanta gente. Nella preghiera noi riceviamo la forza per avvicinarci agli altri ed aiutarli con la stessa passione e tenerezza di Gesù; nella preghiera riceviamo da lui quella energia di amore con cui avvicinarsi agli altri. Non ci sia per noi mai un giorno senza la preghiera, il colloquio filiale con Gesù nostro fratello e col Padre suo.
Spendere la propria vita per il Vangelo
Le nostre giornate sono segnate spesso dalla monotonia, dalla banalità, a volte segnate dalla durezza e drammaticità della vita. La preghiera le rinnova, dona una freschezza e una ricchezza, le apre ai bisogni anche degli altri. Il lamento di Giobbe ascoltato nella prima lettura - «L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?» - ci fa pensare a coloro che sono più direttamente toccati dalla violenza, dall’ingiustizia e dalla guerra e ci ricordano quanto la vita degli uomini è davvero dura.
C’è davvero bisogno che il Vangelo venga conosciuto, venga proclamato con le parole e con la vita. Questo può spiegare la reazione di Gesù quando i discepoli lo raggiungono e gli dicono che tutti lo cercano: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là». Egli non vuole fermarsi a un solo gruppo, a una sola nazione o civiltà, vuole visitare tutte le case, perché ovunque c’è bisogno del vangelo, a partire dai luoghi più bui e dimenticati.
Questa preoccupazione di Gesù è stata fatta propria dall’apostolo Paolo il quale dice: annunciare il vangelo per me è una necessità, guai a me se non annuncio il vangelo!» E così sceglie di spendere la propria vita e comunicare a tutti quello che il Signore gli ha fatto conoscere e vivere. Il nostro incontro con Gesù ci spinge a rivedere le nostre giornate e ripensarle alla luce di quanto il Signore ci ha fatto conoscere.
Intenzioni di preghiera
1) Signore, che risani i cuori affranti, fasci le ferite dell’umanità dolente e vieni a liberare ogni persona dal male, aiutaci a comunicare il Vangelo soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi di gioia e di speranza, perché si sentano amati e facciano esperienza della tua mano potente.
2) Ti preghiamo, o Signore, sostieni Papa Francesco, il nostro vescovo Crescenzio e la Santa Chiesa, perché sappia guidare tutti ad incontrarti e sia segno di unità e di pace in questo mondo.
3) Padre dell’amore e della compassione, proteggi chi è esposto al freddo di questo inverno e alla solitudine. Dona a noi di vivere l’amicizia con questi nostri fratelli, come una benedizione per la nostra vita e senza cercare altra ricompensa che quella di offrire loro speranza.
4) O Signore, riempi della tua luce i nostri cuori e le terre degli uomini. Scaccia il buio del male, dell’inimicizia, della guerra e tutti gli spiriti cattivi che soggiogano la vita di tante persone. Dona al mondo intero la tua pace. Ricordati di tutti quelli che sono ancora sequestrati in tante parti del mondo.
5) Signore, aiutaci a scoprire il valore di ogni vita, anche la più debole e fragile, a difenderla e ad amarla con la tua stessa passione. Tu che illumini di speranza ogni sofferenza, ascolta la nostra invocazione per i malati, per quelli la cui vita è considerata niente, per gli anziani, perché tutti siano consolati e possano renderti lode.
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