parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 5 novembre 2017

Domenica 31ª Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Malachia 1, 14 – 2,2.8-10; Salmo 130; 1Tessalonicesi 2, 7-9.13; Matteo 23,1-12

 

Dal Vangelo di Matteo capitolo 23, versetti da 1 a 12

1 Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo:

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati «rabbì» dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare «rabbì», perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate «padre» nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare «guide», perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.


PER GESÙ SI È GRANDI FACENDOSI SERVI


Circa gli Scribi e i Farisei Gesù disse:
«Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente».

 

Gesù è il maestro della nostra vita

Gesù parla ai suoi discepoli e alle folle, come fa anche oggi con noi nella santa liturgia, perché vuole bene alla nostra vita, vuole immettere in ciascuno di noi energie di amore che ci uniscono a lui, ci avvicinano gli uni gli altri, ci fanno andare con affetto incontro a tutti. Quando entra il libro della Parola di Dio in mezzo a noi, ci rivolgiamo verso di lui per indicare che siamo pronti ad accogliere quanto il Signore ci dirà.

Oggi egli, come un padre buono, ci dice di stare attenti a non fare come quelli che dicono con la bocca parole buone ma poi nella loro vita non le mettono in pratica, «essi dicono e non fanno» - dice Gesù. Ogni giorno noi ascoltiamo tante parole, ci vengono tanti incitamenti dai mezzi di informazione, possiamo dire che abbiamo tanti maestri che vogliono parlare alla nostra vita. E Gesù ci dice: state attenti, io sono il vostro maestro e le mie parole vogliono spingervi, aiutarvi a scoprirvi tutti fratelli e sorelle e a vivere come fratelli.

«L'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 13,7).

Ma come si fa a vivere da fratelli? È possibile? Sì – ci dice Gesù – è possibile ed è bello se le mie parole di Gesù diventano la vostra guida, se in ogni cosa fate riferimento a quanto io vi dico. Gesù vedeva nei comportamenti dei religiosi del suo tempo – e lo vede anche oggi - una voglia di apparire, di fare le cose per essere ammirati dalla gente. Si riferisce al gruppo degli scribi che studiavano la Bibbia e la spiegavano ma poi non mettevano in pratica essi per primi quanto avevano detto. E poi c’era il gruppo dei farisei che seguiva tutte le regole della religione ma poi giudicava gli altri, li disprezzava perché si sentivano superiori.

Gesù si preoccupa che i suoi amici, i suoi discepoli di ogni tempo, non si comportino in questo modo. Gli scribi e i farisei camminavano tenendo legati alla parte superiore del braccio sinistro e sulla fronte uno scatolino – si chiamano “i filatteri” – e dentro ci sono dei rotolini di carta con parole della Bibbia. Sono dei segni che vogliono dire: io mi voglio ricordare della parola di Dio (il rotolino sulla fronte) e voglio agire mettendo in pratica la parola di Dio (il rotolino sulla parte superiore del braccio sinistro, quello dalla parte del cuore).

«Chi è più grande tra voi, sarà vostro servo»

Gesù vede che sono gesti diventati solo esteriori perché il loro parlare e il loro agire non corrisponde al significato di questi gesti. Mettersi in mostra, cercare i primi posti, cercare l’ammirazione della gente: da questo Gesù ci dice di stare attenti. Quello che è sbagliato nei comportamenti degli scribi e dei farisei è che le loro opere sono dirette a ottenere la lode degli uomini.

Gesù ci chiede di guardare a lui, di imparare da lui. Egli chiama fratelli quelli che si uniscono a lui per formare la sua comunità; egli dice: i poveri, i deboli, gli esclusi, i disprezzati sono «i miei fratelli più piccoli» (Mt 25,40). Quello che impariamo stando con Gesù è scegliere di vivere la fraternità, mettersi ognuno a servizio degli altri.

Ma colui che serve viene visto da noi e dagli altri come quello che sta nel gradino più basso della scala sociale. E Gesù ci dice: colui che nella scala sociale sta al gradino più basso, nella scala di Dio sta al livello più alto. Nella famiglia dei discepoli di Gesù questa è la paradossale scala dei valori di Dio. Perciò egli dice: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt 23,11-12).

La bellezza e la gioia di servire

Gesù per primo si è umiliato, si è fatto servo; ricordiamo il gesto durante l’ultima cena, quando si alza da tavola e si mette a lavare i piedi ai discepoli (Gv 13, 4ss): è il gesto che sintetizza tutta la sua vita in mezzo agli uomini. «Il Figlio dell’uomo – dice ai discepoli parlando di se stesso – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,28).

Quando durante la cena, poco dopo i discepoli si mettono a discutere su chi di loro fosse da considerare più grande, Gesù li richiama, li corregge: «voi non fate così»; e poi chiede: «chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,26-27).

Impariamo sempre di più, nella nostra vita quotidiana a vivere questa rivoluzione dell’amore: stare in mezzo agli altri come Gesù, come colui che serve. Scopriremo la bellezza e la gioia di servire, i legami di fraternità che si creano, e vedremo sconfitte le divisioni, i litigi, ogni rancore. Il Signore ci chiama a vivere la fraternità universale, a vivere riconoscendo tutti come nostri fratelli.

Intenzioni di preghiera

1. Signore, ti ringraziamo perché la tua Parola ci rende consapevoli che la vera grandezza davanti a te, consiste non negli onori ma nell’essere servitori della gioia dei fratelli.

2. Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa Santa di Dio, perché sappia suscitare in tutti il desiderio di cercare la tua sapienza.

3. Signore, davanti a te ricordiamo i nostri fratelli defunti, i poveri che ci sono stati amici, i familiari che non sono più con noi e tutti quelli che nessuno ricorda. Ti preghiamo: apri a tutti le porte del tuo Regno perché siano con te nella pace.

4. Ti preghiamo, Signore, per i malati e per coloro che si affidano nel dolore alla nostra preghiera: fa’ che tutti possano sperimentare la tua presenza che salva.

5. Ti preghiamo, Signore, per i morti, per i feriti, per i familiari delle numerose vittime a New York, in Afganistan e in Somalia e ti chiediamo di liberare il mondo dall’odio e dalla follia omicida. Ricordati di chi è ancora sequestrato e in pericolo.