«Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ...
abbiate paura piuttosto di colui
che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo»
|
|
Dio sceglie i deboli per confondere i forti
Di fronte al mondo al quale erano inviati, chi sono quei primi discepoli? Sono piccoli, deboli, periferici. Avevano contro le autorità religiose, le stesse che si erano opposte a Gesù. Era facile sentirsi inadeguati di fronte alle contestazioni, alle forze del male, di fronte al vasto mondo. L’esperienza di Paolo nell’annunciare il Vangelo nel vasto mondo romano – come ci racconta il libro degli Atti – ci parla di continui attacchi, persecuzioni, pericoli per la sua vita.
Era facile provare paura, smarrimento per la sproporzione delle forze tra gli uni e gli altri. Ma essi hanno creduto nella forza del Vangelo, nella vicinanza e conforto del Signore in mezzo a difficoltà e prove.
Credere al Vangelo come forza di cambiamento e di salvezza
Oggi, anche se in diversi luoghi della terra – come in Pakistan, in Egitto - i cristiani sono duramente messi alla prova e perseguitati, la maggioranza dei cristiani non è perseguitata, c’è un pericolo che corriamo dinanzi alla cultura egocentrica in cui siamo immersi, il pericolo di non credere al Vangelo come forza di cambiamento e di salvezza. E si finisce per vivere un cristianesimo annacquato che finisce col conformarsi alla mentalità prevalente di questo mondo.
Un cristianesimo rinunciatario, che non sa sperare con forza e determinazione per un mondo di pace è svilito nella sua forza. Sentiamo, perciò, molto attuale per noi le parole che Gesù rivolge ai discepoli: «non abbiate dunque paura di loro … non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima» (Mt 10, 26.28).
Gli apostoli credono e vanno in tutto il mondo
Il Signore accompagna i suoi discepoli, accompagna coloro che vogliono seguirlo nella via del vangelo. La paura, come quella che avevano i discepoli prima di ricevere la forza dello Spirito Santo, fa rinchiudere in se stessi, non fa uscire incontro agli altri con semplicità e umiltà ma con coraggio.
Viene da pensare all’apostolo Pietro, umile pescatore di Galilea, che esce dal cenacolo assieme agli Undici e parla a voce alta: uomini di Giudea e abitanti tutti di Gerusalemme, fate attenzione alle mie parole, questo Gesù che voi avete ucciso, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.
E così comincia l’avventura del Vangelo annunciato al mondo intero. «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura – aveva detto Gesù ai discepoli – allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc16, 15.20).
Usciamo anche noi come i primi discepoli
In questa avventura siamo anche noi coinvolti, sapendo che «il Signore è al nostro fianco» come ci ricorda il profeta Geremia (20,10). Il Signore ci ricorda la premura del Padre suo per ogni vita: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia». Quanto più questo è vero per noi: «Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!»
Usciamo, allora, come quei primi discepoli sapendo bene che noi siamo come vasi di creta portatori di un tesoro che ci è stato affidato «affinché – come ci ricorda Paolo – appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio» (2Cor 4,7). Se noi crediamo nella forza della Parola che cambia la nostra vita, parleremo con forza proprio perché crediamo che è Lui, il Signore, ad operare per mezzo nostro.
Affidiamo la nostra vita alle mani del Padre
Non nascondiamo il talento che ci è stato affidato, non mettiamolo sotto terra, nascosto, impieghiamolo e gioiremo dei frutti che il Signore produce, lo Spirito che abbiamo ricevuto ci rende liberi di annunciare, di affrontare le prove, di comunicare l’amore che è stato riversato nei nostri cuori.
«Perché avete paura, gente di poca fede?» - dice Gesù ai discepoli (Mt 8,26). Dio tiene tutto nelle sue mani – ci dice Gesù – e sono le mani del Padre suo. Lui che ha sempre invocato il Padre, a lui ha affidato la sua vita nelle tentazioni e fino all’ultimo respiro, invita noi a fare altrettanto e rimanere nel suo amore, nell’amore del Padre suo.
Intenzioni di preghiera
1) Signore, aiutaci a guardare il mondo con i tuoi stessi occhi, a non disperare mai anche nelle situazioni più difficili, ad invocarti sempre con la fiducia di essere esauditi.
2) Signore, illumina la nostra vita con la luce del tuo Spirito perché sempre siamo pronti a rispondere con gioia a chi ci domandi ragione della fede che è in noi.
3) Ti preghiamo, Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa perché anche in mezzo alle tempeste della storia, prosegua il suo cammino salda nella fede.
4) Signore, noi ti preghiamo perché la tua parola efficace tocchi i cuori, fermi i disegni dei violenti e vinca il male che continua a spezzare vite innocenti. Veglia sul Centrafrica perché possa intraprendere un percorso di reale pacificazione e di sviluppo. Libera i prigionieri e proteggi chi è ancora in pericolo in Siria.
5) Signore, noi ti chiediamo di guarire chi è malato e di donare a tutti la medicina della tua consolazione.
|